di Mario Nardicchia
“Morire a Natale”
“Io...,voglio morire il giorno di Natale...quando la neve scende...lentamente”.
Così aveva recitato Marcello Mastroianni sull'ultimo suo palcoscenico, interpretando una pièce di Furio Bordon: “Le ultime Lune”. Così è stato: ci ha lasciato il 19 dicembre del 1996.
Marcello è stato il più reale nel virtuale dei set: lui, alter ego di Federico Fellini con il quale aveva combinato quegli eccezionali “pastrocchi” in celluloide, eteronimo di noi Italiani tutti, oltre i confini nazionali.
Il suo stile di vita è stato quello sognato da ognuno di noi, ci ha rappresentato mirabilmente tramite il suo realismo esasperato e pur naturale, nella vita e sul palcoscenico.
Grazie, Marcello. Lo ricordo a Piazza del Gesù Nuovo, Napoli, inizi degli anni '60, dinanzi ad un fantomatico Bar Soriano, sul set di “Matrimonio all'italiana”, insieme con la splendida puteolana Sofia nazionale, diretti dal grande Vittorio partenopeo impomatato.
Leggi tutto: Ricordo di Marcello Mastroianni (1924-1996)
di Sara Hejazi
Dinanzi ai grandi cambiamenti e alle sfide globali sembriamo tutti uguali, noi umani. Chini sui nostri smartphone, alla costante ricerca di una rete a cui agganciarci, attraversiamo deserti e montagne da Sud a Nord del mondo, da Est a Ovest, con corpi, credenze, tradizioni e generi diversi, ma accomunati da un bagaglio culturale ormai divenuto planetario: la mela morsicata della Apple, la M rovesciata del MCDonald’s, la “V” della Nike… Simboli che riusciamo a riconoscere ovunque, che ci si trovi nelle steppe dell’Asia centrale o sul Tropico del Cancro. Accomunati anche da alcune grandi certezze che animano il nostro tempo: tra queste, quella che per ogni cosa -salute, dignità, diritti, felicità- ci voglia il denaro. E che per il denaro bisogna essere disposti ad attraversare, appunto, deserti e montagne.
Leggi tutto: Quali confini per il mondo di oggi?
Un’occasione per fare il punto sulle politiche di sostegno e tutela.
di Caterina Boca
Sono stati pubblicati di recente i dati relativi ai reati commessi nel nostro Paese durante il lock down dei mesi scorsi, in questo difficile momento che non solo l’Italia ma il mondo intero sta attraversando. Dati che hanno suscitato molto interesse e clamore perché se da un lato abbiamo registrato una riduzione significativa di varie fattispecie di reati, e gli omicidi sono diminuiti del 19%, l’unico reato per cui si è registrato un aumento del 5% è proprio il femminicidio. Con stupore e tanta amarezza, ci siamo resi conto di come quelle che per molti di noi, per tanti di noi, sono state misure necessarie per prevenire il contagio epidemiologico, per tante, troppe donne, si sono trasformate in un incubo, una ulteriore tortura che le ha costrette a rimanere in casa chiuse con genitori, mariti e compagni violenti ed aggressivi. Il reato di femminicidio si consuma prevalentemente tra le mura domestiche, eppure solo il 7% delle donne lo denuncia. Talvolta per paura, talvolta per vergogna, le donne si ritrovano sole ed impotenti, prive di difesa e di sostegno.
Leggi tutto: La Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne
di Pierlisa Di Felice
Fra i simboli più caratteristici delle festività natalizie c’è sicuramente l’albero di Natale: addobbato con ghirlande, luci festoni palline, dolciumi e ghirlande, l’albero di Natale viene solitamente preparato in occasione della festa dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre.
È proprio intorno all’albero che ci si riunisce la mattina di Natale per scartare i regali che sono stati disposti ai piedi dell’albero. La radici storiche dell’albero di Natale sono molto antiche. Le origini dell’ albero di natale si trovano nella tradizione nordica, nello specifico tra Germania e paesi scandinavi, sviluppandosi intorno al simbolismo dell’Albero Cosmico dei Celti e dei popoli germanici.
Leggi tutto: L’albero di Natale: Storia e tradizione del simbolo di una festa
Ispiró Romeo and Juliet di Shakespeare
di Mario Nardicchia
Il ritratto di Luigi Groto -qui riprodotto- attribuito a Jacopo Tintoretto (1518-1594) che lo dipinse nel 1582, conservato nel Municipio di Adria (Rovigo): olio su tela -cm. 91x101- la dice lunga sulla notorietà e sull'importanza di detto letterato nel Rinascimento italiano ed europeo. Luigi Groto -o Grotto- detto “Il cieco di Adria”, nacque nella cittadina del Polesine il 7 settembre del 1541, da famiglia non abbiente. Dopo una settimana dalla venuta al mondo, il piccolo Luigi perdette la vista. Questa condizione di non vedente non gli impedì, da giovinetto, di farsi una consolidata cultura in vari campi: giurisprudenza, oratoria, letteratura; fu rimatore, commediografo,drammaturgo, attore...Ovviamente, per l'apprendimento confidava molto nel suo 'udito', nella propria memoria e nell'aiuto indispensabile di un precettore.
Leggi tutto: Luigi Groto (1541-1585): “Il cieco di Adria”