di Giuseppe Morabito
Nell'ultimo anno, le forze armate della Turchia sono state pioniere nell'utilizzo di nuove tecnologie militari come i droni; o nelle metodologie di ricognizione, con sistemi di difesa aerea e con l’ampio ricorso di mercenari. Sia in Libia sia in Nagorno-Karabakh, queste innovazioni hanno permesso a chi era sostenuto dalla Turchia di invertire la situazione iniziale della guerra.
La questione più preoccupante per l’Occidente è stata e rimane, l’impiego di mercenari da parte di un paese alleato e membro della NATO.
Leggi tutto: La Libia, la Guerra, i mercenari. Il punto della situazione
di Maria Elena Viggiano
“Una nuova guerra fredda” è il rischio che intravede Xi Jinping se Biden procederà con politiche protezionistiche come il suo predecessore Trump. Nel suo discorso durante la conferenza online del World Economic Forum, il presidente cinese ha usato parole come “isolamento”, “arroganza” e “pregiudizio” e pronunciato frasi come “nessun problema globale può essere risolto da un paese da solo” e “non esistono al mondo due Paesi identici, ogni Paese è unico e nessuno è superiore”.Parole dure ed un discorso da leader per sollecitare, tra testo e sottotesto, il riconoscimento della Cina come potenza globale, la non ingerenza nelle politiche interne e l’ammonimento agli USA di non creare una divisione tra Occidente ed Oriente.
Leggi tutto: La crisi da pandemia e il futuro delle relazioni tra Occidente e Oriente
di Giuseppe Morabito
Una delle ultime attività di Mike Pompeo, come Segretario di Stato del Presidente Trump, ha coinciso con l’affermazione che la repressione cinese degli Uiguri nello Xinjiang è un "genocidio".
Antony Blinken, candidato a succedere a Pompeo, ha affermato di concordare su questa visione. Nel caos della litigiosa transizione presidenziale, Washington ha quindi adottato il linguaggio più deciso di qualsiasi altra capitale nella sua descrizione degli avvenimenti che stanno accadendo nell’ovest della Cina. Questo aumenterà le tensioni nell’area e potrebbe complicare le relazioni tra Pechino e la nuova amministrazione USA. L'uso del termine "genocidio" da parte di Pompeo non obbliga Biden a intraprendere ulteriori misure nei confronti di Pechino per la repressione degli uiguri, un gruppo etnico principalmente musulmano, ma le dichiarazioni concordanti di Pompeo e Blinken indicano un cambiamento radicale nell’approccio di Washington allo Xinjiang, dove più di un milione di uiguri sarebbero stati inviati nei campi per "de radicalizzazione" e dove le donne sarebbero state sottoposte a sterilizzazioni forzate e aborti per limitare la crescita demografica.
Leggi tutto: Uiguri e Taiwan, le prove preolimpiche cinesi del Presidente Biden
di Giuseppe Morabito
Il giorno dell’Epifania, Antony Blinken, Candidato a Segretario di Stato nell'amministrazione Biden ed ex Vice Segretario di Stato durante il mandato Obama, ha dichiarato: ”Gli arresti, effettuati in modo radicale, dei manifestanti a favore della democrazia sono un attacco a chi coraggiosamente difende i diritti universali. L'amministrazione Biden-Harris starà con il popolo di Hong Kong e contro il giro di vite di Pechino sulla democrazia”. La situazione a Hong Kong è strettamente legata a quella di Taiwan, l’isola con governo democratico e ventitré milioni di abitanti che Pechino considera parte integrante del suo territorio.
Il 9 gennaio Michael Pompeo, attuale Segretario di Stato del Presidente Trump ha voluto rimarcare, ancora una volta, che: ”Taiwan è una vivace democrazia e un partner affidabile degli Stati Uniti, anche se per diversi decenni il Dipartimento di Stato ha creato complesse restrizioni interne per regolare le interazioni dei nostri diplomatici, membri di servizio e altri funzionari con le loro controparti taiwanesi”. “Il governo degli Stati Uniti ha intrapreso queste azioni unilateralmente, nel tentativo di placare il regime comunista di Pechino”. Ha aggiunto che: ”Oggi revocherò tutte queste restrizioni autoimposte”.
Leggi tutto: I rapporti tra Occidente e Cina nel periodo di “Inizio della fine” della pandemia
di Giuseppe Morabito
Il cambiamento climatico e la scarsità di risorse influenzeranno sempre più gli equilibri di potere in diverse aree del mondo. La competizione per il possesso e il controllo di acqua e terre continua a generare tensioni “intra” e “inter“ nazionali. Le future scelte strategiche e logistiche di molte operazioni militari dovranno tenere conto di questi scenari. La NATO Defence College Foundation ha analizzato questi aspetti strategici nella conferenza organizzata a Roma lo scorso mese. A questi argomenti si aggiunge quello energetico. Il nostro paese e i suoi alleati della NATO, come tutti i principali paesi consumatori, - comprese le nazioni emergenti – dovranno, nel prossimo futuro, risolvere un problema energetico complesso.
Il comparto della Difesa non può essere avulso da questi problemi, perché potrebbe essere, di fatto, il mezzo, qualora fallisse la diplomazia, per affrontare le minacce future per l’approvvigionamento dell'energia agli italiani. La NATO come “Alleanza Difensiva” non può trascurare l'importanza per la sicurezza globale ed equilibri internazionali di energia e questioni ambientali, per due ragioni principali.
Leggi tutto: L’Occidente, la Nato, l’Italia e la sicurezza energetica