di Daniela Marrani
Il Vertice del Gruppo dei Venti, G20, a presidenza italiana del prossimo 30 e 31 ottobre si svolge in un momento decisivo per la governance mondiale della pandemia da COVID-19 e in un contesto delicato per mutati equilibri geo-strategici che si sono palesati a seguito del ritiro dei contingenti militari alleati dall’Afghanistan. L’Unione europea, in questo scenario, si prepara a svolgere un ruolo che si ritiene determinate nelle decisioni a livello globale.
L’Unione europea partecipa ab origine al G20 sin dal 1999 ed esprime nell’ambito delle riunioni ministeriali la sua posizione unitaria, definita dalle Istituzioni, in armonia con i valori che orientano la sua azione esterna delineati dal Trattato di Lisbona (art. 2 TUE). Le competenze attribuite dai Trattati nell’ambito di salute, mercato interno e cooperazione internazionale con i Paesi terzi, da un lato, e politica estera e di sicurezza comune (PESC), dall’altro, devono esercitarsi secondo un criterio di coerenza (artt. 13 e 21 TUE; art. 7 TFUE), e in linea con i valori propri dell’UE declinati sia all’interno dell’Unione sia nelle azioni perseguite sul piano internazionale. Lungo questa direttrice si sviluppano gli orientamenti espressi dall’UE in sede multilaterale e nell’ambito dei vertici informali G7 e G20.
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di Giuseppe Morabito
“Il nostro unico interesse vitale nazionale in Afghanistan rimane oggi quello che è sempre stato: prevenire un attacco terroristico alla patria americana”.
Presidente Joe Biden, 16 agosto 2021
Il riferimento del presidente Biden agli interessi degli Stati Uniti è storicamente poco consono a un presidente democratico. Questo ha creato molta confusione, soprattutto in Italia, sia ai politologi pro-Biden a ogni costo sia agli auto dichiarati esperti di Afghanistan e terrorismo che però, entrambe le categorie, non sono mai sati in Afghanistan, non hanno mai preso parte ad una operazione antiterroristimo a livello NATO in quel paese e, forse , non sono neanche mai entrati nell’Ambasciata di Kabul a Roma.
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di Franco Danieli
Tutti (cancellerie, servizi, stati maggiori…) sono rimasti sorpresi dalla travolgente avanzata dei talebani e dalla fine ingloriosa e repentina del cosiddetto “governo legittimo”; lo scenario ha evidenziato effettivamente una gravissima incapacità di analisi e di previsione da parte delle agenzie di intelligence di mezzo mondo e conseguentemente da parte dei governi di riferimento.
Si è adottata nel corso di questi lunghi anni, perlomeno negli ultimi quindici, una prassi astratta, codificata nelle direttive impartite alle forze sul campo che prescindeva da ogni tentativo di conoscenza della reale situazione del paese, delle condizioni sociali, culturali, economiche della popolazione, con la lodevole eccezione della presenza italiana e di qualche altro attore europeo.
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di Amer Al Sabaileh
Recentemente si sono verificati vari episodi di scontro indiretto tra Iran e Israele. Questi semi-scontri mostrano il desiderio di entrambi di non avere uno scontro aperto, tuttavia il numero di incidenti e attacchi sta aumentando prendendo una nuova dimensione con l'incidente nella centrale nucleare iraniana di Natanz.
È interessante il tempismo di questo attacco che è avvenuto in primis contemporaneamente ai colloqui in corso a Vienna; i colloqui avevano l’obiettivo di ripristinare l'accordo nucleare del 2015, e in secundis subito dopo la visita del segretario alla Difesa degli Stati Uniti, incontro in cui il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che Israele e gli Stati Uniti sono d'accordo sul proibire all'Iran di ottenere armi nucleari.
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di Giuseppe Morabito
Nel corso della riunione ministeriale della difesa della NATO della scorsa fine di febbraio, in forma virtuale, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd J ha dichiarato: "Ho sottolineato il nostro impegno ferreo per la garanzia di sicurezza ai sensi dell'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico” aggiungendo che “La nostra responsabilità condivisa come Alleati è proteggere le nostre popolazioni e il nostro territorio e per adempiere a tale compito abbiamo bisogno di ciò che il segretario generale definisce deterrenza e difesa credibili".
Lo scopo dell'incontro era in parte quello di discutere il futuro dell'Alleanza con la nuova amministrazione Biden a seguito della pubblicazione di un rapporto del NATO Reflection Group che indica la futura visione strategica della NATO fino al 2030. Il tema del dibattito era quello del ringiovanimento e della riorganizzazione dell’Alleanza