di Amer Al Sabaileh
Recentemente si sono verificati vari episodi di scontro indiretto tra Iran e Israele. Questi semi-scontri mostrano il desiderio di entrambi di non avere uno scontro aperto, tuttavia il numero di incidenti e attacchi sta aumentando prendendo una nuova dimensione con l'incidente nella centrale nucleare iraniana di Natanz.
È interessante il tempismo di questo attacco che è avvenuto in primis contemporaneamente ai colloqui in corso a Vienna; i colloqui avevano l’obiettivo di ripristinare l'accordo nucleare del 2015, e in secundis subito dopo la visita del segretario alla Difesa degli Stati Uniti, incontro in cui il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che Israele e gli Stati Uniti sono d'accordo sul proibire all'Iran di ottenere armi nucleari.
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di Giuseppe Morabito
Nel corso della riunione ministeriale della difesa della NATO della scorsa fine di febbraio, in forma virtuale, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd J ha dichiarato: "Ho sottolineato il nostro impegno ferreo per la garanzia di sicurezza ai sensi dell'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico” aggiungendo che “La nostra responsabilità condivisa come Alleati è proteggere le nostre popolazioni e il nostro territorio e per adempiere a tale compito abbiamo bisogno di ciò che il segretario generale definisce deterrenza e difesa credibili".
Lo scopo dell'incontro era in parte quello di discutere il futuro dell'Alleanza con la nuova amministrazione Biden a seguito della pubblicazione di un rapporto del NATO Reflection Group che indica la futura visione strategica della NATO fino al 2030. Il tema del dibattito era quello del ringiovanimento e della riorganizzazione dell’Alleanza
di Giuseppe Morabito
Nell'ultimo anno, le forze armate della Turchia sono state pioniere nell'utilizzo di nuove tecnologie militari come i droni; o nelle metodologie di ricognizione, con sistemi di difesa aerea e con l’ampio ricorso di mercenari. Sia in Libia sia in Nagorno-Karabakh, queste innovazioni hanno permesso a chi era sostenuto dalla Turchia di invertire la situazione iniziale della guerra.
La questione più preoccupante per l’Occidente è stata e rimane, l’impiego di mercenari da parte di un paese alleato e membro della NATO.
Leggi tutto: La Libia, la Guerra, i mercenari. Il punto della situazione
di Maria Elena Viggiano
“Una nuova guerra fredda” è il rischio che intravede Xi Jinping se Biden procederà con politiche protezionistiche come il suo predecessore Trump. Nel suo discorso durante la conferenza online del World Economic Forum, il presidente cinese ha usato parole come “isolamento”, “arroganza” e “pregiudizio” e pronunciato frasi come “nessun problema globale può essere risolto da un paese da solo” e “non esistono al mondo due Paesi identici, ogni Paese è unico e nessuno è superiore”.Parole dure ed un discorso da leader per sollecitare, tra testo e sottotesto, il riconoscimento della Cina come potenza globale, la non ingerenza nelle politiche interne e l’ammonimento agli USA di non creare una divisione tra Occidente ed Oriente.
Leggi tutto: La crisi da pandemia e il futuro delle relazioni tra Occidente e Oriente
di Giuseppe Morabito
Una delle ultime attività di Mike Pompeo, come Segretario di Stato del Presidente Trump, ha coinciso con l’affermazione che la repressione cinese degli Uiguri nello Xinjiang è un "genocidio".
Antony Blinken, candidato a succedere a Pompeo, ha affermato di concordare su questa visione. Nel caos della litigiosa transizione presidenziale, Washington ha quindi adottato il linguaggio più deciso di qualsiasi altra capitale nella sua descrizione degli avvenimenti che stanno accadendo nell’ovest della Cina. Questo aumenterà le tensioni nell’area e potrebbe complicare le relazioni tra Pechino e la nuova amministrazione USA. L'uso del termine "genocidio" da parte di Pompeo non obbliga Biden a intraprendere ulteriori misure nei confronti di Pechino per la repressione degli uiguri, un gruppo etnico principalmente musulmano, ma le dichiarazioni concordanti di Pompeo e Blinken indicano un cambiamento radicale nell’approccio di Washington allo Xinjiang, dove più di un milione di uiguri sarebbero stati inviati nei campi per "de radicalizzazione" e dove le donne sarebbero state sottoposte a sterilizzazioni forzate e aborti per limitare la crescita demografica.
Leggi tutto: Uiguri e Taiwan, le prove preolimpiche cinesi del Presidente Biden