di Riccardo Tsan-Nan LIN
Alla vigilia della 92esima sessione dell’Assemblea Generale dell'INTERPOL, che si terrà dal 4 al 7 novembre 2024, è fondamentale riflettere su un tema cruciale per la sicurezza globale. Taiwan è ancora esclusa dall’INTERPOL, nonostante il suo ruolo chiave nella lotta contro la criminalità transnazionale, è un attore di primo piano nel contrastare le frodi informatiche, il traffico di droga e la tratta di esseri umani.
L’articolo 2 della Costituzione dell’INTERPOL sottolinea l’importanza di garantire la più ampia possibile cooperazione tra tutte le autorità di polizia criminale a livello globale. In un’epoca in cui la criminalità è diventata sempre più transfrontaliera, organizzata e sofisticata grazie ai progressi tecnologici, la necessità di una cooperazione globale tempestiva e approfondita non è mai stata così urgente. Con l'Italia alla presidenza del G7 nel 2024, c'è un'opportunità unica per promuovere un'azione concreta e inclusiva per rafforzare la sicurezza globale. Includere Taiwan nelle organizzazioni internazionali, come l'INTERPOL, rappresenterebbe un passo significativo per rafforzare la cooperazione contro le minacce transnazionali.
di Riccardo tsan-nan LIN
La 79ª Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite inizierà il 10 settembre 2024 presso la sua sede a New York, con i dibattiti generali previsti dal 24 al 28 settembre e il 30 settembre. Il tema del dibattito generale di quest'anno è "Non lasciare indietro nessuno: promuovere insieme la pace, lo sviluppo sostenibile e la dignità umana per le generazioni presenti e future". Incredibilmente, Taiwan, che fa di questi principi il fondamento della vita democratica dello Stato, non può partecipare all’Assemblea, a causa dell'ostacolo politico rappresentato dalla Repubblica Popolare Cinese.
di Giuseppe Morabito
Sono passate più di due settimane dal vertice NATO di Washington (anche dal duplice significato di 75° anniversario dell’Alleanza) e ora si può iniziare e valutarne i contenuti dopo una riflessione e aver seguito i più qualificati esperti. Il Summit che si è concentrato maggiormente sulla fondazione della NATO e sul suo passato come “l’Alleanza militare di maggior successo al mondo” piuttosto che impegnarsi pienamente sulle sfide future, sia immediate sia a lungo termine.
Inoltre, previsto a luglio, si trattava di un summit pensato per sostenere la candidatura alla rielezione del presidente Joe Biden, massimizzando i festeggiamenti ed evitando polemiche.
Il tentato omicidio dell’ex presidente Trump prima e la rinuncia alla candidatura di Binen poi, hanno oggi “rimescolato” le carte portando la bilancia dell’opinione pubblica indubbiamente a favore dell’ex Presidente repubblicano e quanto precede è centrale, atteso che vertice è stato dominato dai commenti sulle elezioni presidenziali americane di novembre che avranno sicuramente enormi conseguenze per la NATO, l’Ucraina e la sicurezza europea.
Leggi tutto: Dove andra’ la Nato dopo L’era Biden?
di Ranieri de Ferrante
Il mondo si chiede se Biden sia troppo vecchio per continuare nel ruolo di guida degli Stati Uniti, faro di democrazia per l’Occidente.
La domanda sull’età di Biden è certamente giustificata, ma l’affermazione nella quale è contenuta no: sono infatti convinto che non si possa più considerare gli Sati Uniti un faro di democrazia per l’Occidente.
Si tratta di un’affermazione falsa, che confonde potere economico e militare con capacità di essere leader politica e morale. Gli USA, in piena asfissia politica, non hanno più le caratteristiche per essere d’esempio ad altri.
Leggi tutto: L’età di Biden non è la vecchiaia di cui gli USA dovrebbero preoccuparsi
di Paolo Balduzzi
È arrivato giugno, il mese per eccezione dedicato agli esami e alle pagelle. I più nostalgici ripenseranno di certo alla propria giovinezza; tuttavia, nei palazzi di governo, questi termini evocano ricorrenze ben meno piacevoli. È arrivata infatti proprio ieri la pagella della Commissione europea sui conti italiani e, come ci si aspettava, il tabellone con i voti non sorride completamente al nostro Paese. Non c’è due senza tre: l’Unione ha certificato l’apertura di una “procedura per deficit eccessivo” (Pde), la terza, dopo quelle del 2005 e del 2009. Certo, a essere pignoli, in questi quasi trent’anni i richiami europei sono stati molti di più: nove in totale fino all’altro ieri.