L'Italia e il Mondo

di Carlo Bellinzona e Lucio Martino

Dal 24 febbraio, inizio della cosiddetta “operazione militare speciale” lanciata dalla Federazione Russa, abbiamo cercato di leggere nella sarabanda delle opposte propagande, le intenzioni e gli obiettivi dei combattenti, l’esito degli scontri e la possibile evoluzione del conflitto, confrontandoci sempre con una grande difficoltà di verifica degli eventi.

L’avvio dell’operazione militare speciale ha ricalcato il copione tipico degli interventi del dopo Guerra Fredda, caratterizzandosi per massiccio impiego iniziale di aerei da bombardamento in aggiunta ai missili tattici balistici e da crociera, il tutto volto all’annientamento delle infrastrutture di comando e controllo, delle basi aeree, degli aeroporti, delle fabbriche di armamenti e dei depositi di munizioni.

Con il passare delle ore non si è però delineata un’azione “lampo”, ma una progressione sistematica per controllare l’esteso territorio ucraino e impedire nel contempo ogni eventuale contrattacco. In altri termini, la Federazione Russa si è impegnata nell’invasione dell’intera Ucraina. 

Le forze russe si sono mosse lungo quattro direttrici: due provenienti dalla Bielorussia, dove sembrano riunite le forze più robuste e meglio addestrate, in direzione Sud e Sud-Est. La prima ha avanzato direttamente verso Kiev. La seconda, con il precipuo compito di tagliare trasversalmente l’Ucraina, ha rinforzato la gravitazione contro la capitale, puntando poi alle aree meridionali circostanti Poltava e Dnipopretrowk.

09-03-2022
Autore: Carlo Bellinzona
Autore: Lucio Martino

di Damorpal

In questi giorni drammatici, molti hanno riscoperto la storia, e le analogie tra il 1939 e il 2022, tra Danzica e Donetz; ma mentre una maggioranza schiacciante dei media sostiene la causa ucraina, in molti settori della sinistra europea si accusano i paesi dell’Occidente: poiché abbiamo voluto ad ogni costo l’estensione della NATO e della UE all’Est, e perché non si sono ascoltate le richieste di Putin, in un certo senso saremmo noi, di questa guerra, i veri colpevoli. Quando Hitler invase la Polonia e scatenò la Seconda Guerra Mondiale, pochi erano interessati a studiare le cause remote della sua ascesa; fu questo, poi, un compito degli storici, e oggi sono chiare le colpe della Francia e dell’Inghilterra (e del trattato di Versailles) nel sorgere del fascismo e del revanscismo in Germania e in Italia; studi recenti sottolineano anche l’ossessione dei due dittatori per le colonie, che all’uno erano state negate, e all’altro sottratte, in favore di Londra e di Parigi. La brutalità dei sistemi nazisti non lasciava comunque, nel 1939, altra scelta se non di difendersi.

Oggi in teoria questa scelta c’è, ed è apparentemente in favore degli Ucraini, anche se alcuni argomenti che ricorrono sui media vanno respinti: tra cui quello che, se non intervenissimo,  commetteremmo lo stesso errore di Monaco; e che quindi le sanzioni contro Mosca devono essere estreme, comprese le più sofisticate forniture di armi. La differenza è che l’annessione dalla Crimea e del Donbass, e la richiesta di neutralizzare l’Ucraina hanno poco a che vedere con i piani di Hitler, che  nel 1938 aveva già in mente di conquistare il resto d’Europa; e anche che la Russia è una potenza nucleare, e una guerra contro di lei – almeno finché Putin è vivo – potrebbe causare, oltre a conseguenze economiche disastrose – e centinaia di migliaia di morti - addirittura il rischio della distruzione del mondo.

08-03-2022
Autore: Damorpal
Ex diplomatico e incaricato di corsi all’Università statale di Milano

di Paolo Balduzzi

Nel 1919, un giovane economista inglese, delegato del governo britannico alla Conferenza di Versailles, si faceva conoscere e notare nel mondo con un libro dal titolo molto evocativo: “Le conseguenze economiche della pace”. Lo scrittore si chiamava John Maynard Keynes e in quell’opera aveva previsto, con drammatica precisione, che le umiliazioni economiche imposte alla Germania dopo la Prima guerra mondiale (oggi le chiameremmo “sanzioni”) avrebbero portato a un nuovo conflitto nel giro di un ventennio.

Sono passati esattamente cento anni e in Europa soffiano ancora venti di guerra. A differenza del 1919, tuttavia, ora il conflitto non è alla fine e, anzi, è appena iniziato. Finora la diplomazia sembra aver fallito: le nazioni europee stanno dunque introducendo sanzioni sempre più importanti con cui proveranno a indebolire il fronte russo.

04-03-2022
Autore: Paolo Balduzzi
Docente di Economia pubblica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

di Franco Danieli

Noi, popoli delle Nazioni Unite decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità,

a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole,

a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti,

a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà,  e per tali fini  a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l'uno con l'altro in rapporti di buon vicinato,  ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale,  ad assicurare, mediante l'accettazione di principi e l'istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell'interesse comune,

ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo deciso di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini.

In conseguenza, i nostri rispettivi Governi, per mezzo dei loro rappresentanti riuniti nella città di San Francisco e muniti di pieni poteri riconosciuti in buona e debita forma, hanno concordato il presente Statuto delle Nazioni Unite ed istituiscono con ciò un'organizzazione internazionale che sarà denominata le Nazioni Unite.”

03-03-2022
Autore: Franco Danieli
già Vice Ministro agli Affari Esteri

La rischiosa contesa con la Russia sull’Ucraina (e non solo)

di DAMORPAL

Mentre scriviamo, il mondo continua la sua marcia, sia lottando contro l’inflazione, sia festeggiando l’ennesima annunciata fine del COVID: e sembra quasi indifferente al rischio di una guerra, che di fatto metterebbe l’una contro l’altra la Russia e l’Europa. Anche se nessuno sa esattamente quello che potrà accadere domani, la stampa e le cancellerie occidentali evocano la necessità di resistere alle minacce di Mosca, e citano due celebri episodi di tempi lontani, come la crisi dei missili di Cuba e l’infame accordo di Monaco, che aprì la strada alla Seconda Guerra Mondiale.

Ma in questa unanimità, di per sé un po’ sospetta, si scoprono due omissioni: la prima, che i negoziati per evitare la guerra sono condotti – con ben poche consultazioni – soltanto da quattro uomini, Biden, Putin, Scholz e Macron; e la seconda, che, diversamente dai tedeschi nel 1938, la Russia questa volta non manca di buone ragioni, che varrebbe la pena ascoltare. 

14-02-2022
Autore: DAMORPAL
Ex diplomatico e incaricato di corsi all’Università statale di Milano