La rischiosa contesa con la Russia sull’Ucraina (e non solo)
di DAMORPAL
Mentre scriviamo, il mondo continua la sua marcia, sia lottando contro l’inflazione, sia festeggiando l’ennesima annunciata fine del COVID: e sembra quasi indifferente al rischio di una guerra, che di fatto metterebbe l’una contro l’altra la Russia e l’Europa. Anche se nessuno sa esattamente quello che potrà accadere domani, la stampa e le cancellerie occidentali evocano la necessità di resistere alle minacce di Mosca, e citano due celebri episodi di tempi lontani, come la crisi dei missili di Cuba e l’infame accordo di Monaco, che aprì la strada alla Seconda Guerra Mondiale.
Ma in questa unanimità, di per sé un po’ sospetta, si scoprono due omissioni: la prima, che i negoziati per evitare la guerra sono condotti – con ben poche consultazioni – soltanto da quattro uomini, Biden, Putin, Scholz e Macron; e la seconda, che, diversamente dai tedeschi nel 1938, la Russia questa volta non manca di buone ragioni, che varrebbe la pena ascoltare.
Sul primo punto, pochi hanno notato che l’accusa (giusta) a Putin di essere un dittatore, e quindi di decidere lui solo in nome del popolo russo, potrebbe essere in parte ridiretta anche sui nostri amici e alleati. Biden, eletto su un programma che prevedeva il ritorno al multilateralismo, Scholz, che nessuno ha investito di un mandato a mediare, e soprattutto Macron, gollista di ferro, che parla a nome dell’Europa, profittando della sua presidenza di turno, ma dimenticando che nei trattati essa esclude proprio ogni competenza in materia di politica estera. Tra l’altro, i nostri tre negoziatori sono tra i meno indicati per rappresentare i nostri interessi, Scholz perché la Germania è coinvolta nella disputa sul North Stream 2, Biden e Macron perché – beati loro – tra produzione locale e nucleare sarebbero i meno colpiti da una eventuale e imprevedibile guerra del gas.
Sul secondo punto, c’è da chiedersi che motivi imperiosi aveva la NATO per volere estendere la sua presenza fino ai paesi ex comunisti, agli stati baltici, ed ora anche alla Georgia e alla Ucraina, repubbliche dell’ex Unione Sovietica: quella NATO che per quaranta anni aveva giustificato il suo esistere con una guerra fredda che ormai non c’è più; e quella stessa NATO che, violando il diritto internazionale, aveva combattuto in Jugoslavia e in Afghanistan senza l’autorizzazione dell’ONU. Certo, come ha rilevato lo stesso Macron, la NATO è ormai una sorta di fantasma, che da sempre nasconde dietro il suo nome la volontà di un paese solo, gli Stati Uniti di America. Ed è proprio per questo, e perché è questo (più ancora che l’Ucraina) il vero scoglio ad ogni intesa con Putin, che appare inaccettabile che tutti i paesi – e i popoli – d’Europa e dell’Alleanza non siano consultati mentre si decide il loro destino. Nell’estate del 1939, quando i nazisti stavano per invadere la Polonia, correva nelle strade di Londra e di Parigi la domanda: “E’ giusto morire per Danzica?”. La risposta, nonostante le apparenze, potrebbe però essere oggi molto diversa da quella di allora.