di Fausta Speranza
L'ipotesi di una Brexit no deal era davvero spettrale. Ora che l'accordo sulle relazioni commerciali future tra Unione europea e Regno Unito è stato raggiunto, alla vigilia di Natale, è lecito dirlo. La sicurezza ostentata dal premier britannico Johnson era di facciata e il piano B che si diceva pronto a Bruxelles non era sufficiente a scongiurare il caos assoluto.
Di fatto, si è andati oltre i termini ragionevoli di metà dicembre, che avrebbero permesso le ratifiche dei vari parlamenti in tempi adeguati all'entrata in vigore il primo gennaio 2021, proprio perché, come in tutti i negoziati che si rispettino, c'è chi ha bluffato. Praticamente fuori tempo massimo, nasce un'intesa basata su un patto originale: "a zero dazi e zero quote". Per il momento significa scongiurare il dramma alle frontiere e una guerra commerciale, ma poi arriverà il momento di capire se non sarà nel prossimo futuro anche a “zero vincitori”.
Leggi tutto: Brexit: scongiurare il no deal non può bastare
di Francesco Tufarelli
Il 2020 e con lui il COVID hanno portato via uno degli ultimi grandi protagonisti della storia europea del ‘900.
Il Presidente Valery Giscard D’Estaing è stato sicuramente l’artefice di una grande rivoluzione liberale nella sua Francia e durante la presidenza ha avuto modo di sperimentare soluzioni innovative, che molto hanno contribuito allo sviluppo del Paese.
Immagino che tanti, in queste ore, ripercorreranno la sua storia e le sue opere facendo riferimento principalmente alla politica nazionale.
Da parte mia preferisco dedicare un ricordo all’ultima parte della vita di Valery Giscard D’Estaing e nello specifico ai suoi ultimi vent’anni, in cui è stato chiamato a realizzare la migliore sintesi fra la “Grandeur” francese di cui era massimo assertore e il sogno europeo che rischiava di naufragare dopo i disastrosi risultati dei Consigli europei del 2000 e del 2001 (Nizza e Laeken).
L’ancora di salvezza per la nuova Europa fu individuata nella Convenzione Europea e proprio all’anziano Presidente fu affidato l’onore e l’onere di presiedere questo peculiare consesso, coadiuvato da due importanti e autorevoli leader europei Giuliano Amato e Jean-Luc Dehaene.
Leggi tutto: L’ EUROCONVENZIONE: l’ultima sfida di Valery
di Gianpiero Ruggiero
Dal 1° dicembre l’Italia ha assunto la presidenza di turno del G20, ereditandola dall’Arabia Saudita. Gli sforzi maggiori giunti finora da Riad sono stati profusi nel dare una risposta unita e globale alla pandemia da Covid-19. Finora i Paesi del G20 sono riusciti a mettere in campo 21 miliardi di dollari per lo sviluppo di vaccini e la distribuzione di strumenti diagnostici e terapie efficaci. Sono state adottare, inoltre, misure straordinarie per sostenere l’economia globale, con iniezioni di liquidità e aderendo all’Iniziativa di Sospensione del Servizio del Debito in favore dei Paesi più vulnerabili.
Ma il sostegno a tali Paesi non potrà limitarsi a sostegni di natura esclusivamente economica. La sfida che attende il nostro Governo sarà quella di impegnarsi per una immunizzazione di massa, che va considerata come un bene pubblico, con l’obiettivo di farsi trovare pronti a una distribuzione vaccinale in tutto il mondo.
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di Edith Pichler
Diversamente dalla Germania Occidentale, che aveva approfittato del “Piano Marshall”, la Repubblica Democratica Tedesca aveva dovuto adempiere a delle riparazioni di guerra nei confronti dell´Unione Sovietica che voleva dire smantellamento dell´industria e di diverse infrastrutture come binari ferroviari, etc.
Inoltre, nelle regioni industrialmente sviluppate come la Sassonia, la Turingia e la Sassonia-Analtina aziende importanti come la Zeiss, la Jenaoptik, o le fabbriche di automobili di Zwickau e Eisenach (Audi), trasferirono la loro produzione nella Germania Occidentale. Ciò nonostante, per via della tradizione industriale delle sue regioni e della presenza di manodopera qualificata, la Repubblica Democratica Tedesca divenne, nell´ambito dei Paesi del COMECON, uno dei Paesi economicamente piú sviluppati, anche se fino alla caduta del Muro ci fu sempre il problema dell´approvvigionamento della popolazione con beni di consumo quotidiani.
Leggi tutto: I trent'anni della "nuova Germania"
di Francesco Tufarelli
L’estate del 2020 e la fase post pandemia stanno regalando una incredibile notorietà ad un organo che, fino a pochissimi giorni fa, era conosciuto solo ai super tecnici delle “euro questioni”.
Il CIAE, questo sconosciuto, è divenuto improvvisamente il luogo centrale di elaborazione dei progetti per il “next generation plan”.
Infatti, esaurita la campagna di Bruxelles, trionfalmente condotta dal Presidente Conte e acquisiti i 209 mld di euro, fra prestiti e contributi, la questione su chi si dovesse occupare di tutto ciò è divenuta centrale.
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