di Edith Pichler

Diversamente dalla Germania Occidentale, che aveva approfittato del  “Piano Marshall”, la Repubblica Democratica Tedesca aveva dovuto adempiere a delle riparazioni di guerra nei confronti dell´Unione Sovietica che voleva dire smantellamento  dell´industria e di diverse  infrastrutture come binari ferroviari, etc.  

Inoltre, nelle regioni industrialmente sviluppate come la  Sassonia, la  Turingia e la Sassonia-Analtina  aziende importanti  come  la Zeiss, la  Jenaoptik,  o le fabbriche di automobili di  Zwickau e  Eisenach (Audi), trasferirono la loro produzione nella Germania Occidentale. Ciò nonostante, per via della tradizione industriale delle sue regioni e della presenza di manodopera qualificata, la Repubblica Democratica Tedesca   divenne, nell´ambito dei Paesi del COMECON, uno dei Paesi economicamente piú sviluppati, anche se fino alla caduta del Muro ci fu sempre il problema dell´approvvigionamento della popolazione con beni di consumo quotidiani.

La Germania Orientale era un paese orientato verso gli ideali dei lavoratori. Dominava una mentalità della piccola gente,  del cosiddetto “popolo minuto” ed anche oggi la società della ex Germania Orientale lo è ancora, nella sua maggioranza. Questo lo si può notare anche nel profilo lavorativo dominante, dalla mancanza di una cultura borghese  e da una debole formazione di una elite. Questa situazione è in parte da ricondurre al fatto che dopo la caduta del muro (1989)  la “nomenclatura” della DDR fu  “allontanata” dai posti di rilievo e sostituita  da tecnici, giuristi, giudici, ministeriali e anche professori universitari  provenienti dalla Germania Occidentale. Ogni Regione Occidentale si prese “cura di occidentalizzare” l´amministrazione pubblica e l´apparato governativo: cosí, per esempio, la Regione Nordreno-Westfalia, che era allora governata dalla SPD, aiutò  a riformare l´apparato amministrativo della Regione del Brandenburgo  pure governata dalla SPD, la Sassonia governata dalla CDU fu aiutata dalla Baviera e dal Baden-Würtemberg. Per l´ex  Presidente della Germania, il Pastore Protestante  Gauck, originario dell´Est, non si poteva ristrutturare il sistema con i vecchi dirigenti della Germania Orientale  e come disse in una intervista: “dei nostri giudici e procuratori se ne aveva le  tasche piene, li abbiamo odiati. Persone che giudicavano come voleva il Regime, di queste persone non ne avevamo bisogno per costruire una democrazia”.

Ma attraverso questa forzata “circolazione delle elites”  è sorto  un vacuum riguardo la formazione di una  “elite orientale”,  che poteva, poi, nel  prossimo futuro “occupare le stanze dei bottoni”.  Dopo trent´anni dalla caduta del muro con il passar del tempo vengono a galla queste problematiche che erano state rimosse durante il processo di riunificazione: per gli ex abitanti della Repubblica Democratica Tedesca la riunificazione ha voluto anche dire una specie di perdita culturale, una declassificazione socio-economica  ed una emarginazione politica. La popolazione della ex Germania Orientale ritiene,  per esempio, che l´importazione delle elites rappresenti, sempre più, una forma di “colonizzazione”.

D´altra parte, come descrive Steffen Mau, professore di Sociologia originario di Rostock, gli ambienti  liberali e cosmopoliti della Germania Occidentale spesso guardano  con preoccupazione ed anche con una certa riserva  “un certo folclore populista” che pensano sia dominante nelle Regioni Orientali. Il rafforzamento del partito di destra AfD , come anche la minore fiducia nelle istituzioni, il risentimento verso l'immigrazione e le forme di etno-nazionalismo vengono considerati come dei segnali che dall'Oriente - o parti di esso - non è ancora "arrivato all´Occidente”.  I tedeschi dell'Est appaiono come un eterno "popolo di insoddisfatti" nonostante tutte le politiche fatte a loro favore. Dopo tre decenni di unità tedesca dovrebbe essere all´ordine del giorno e stare nell´agenda politica il superamento di una ottica esclusivamente nazionale in direzione di una prospettiva europea, perché né le crisi attuali, né le varie trasformazioni in corso si insinuano tra di noi, citando Mau,  “in pantofole nazionali” ma sono europee e globali. Una Germania “europea” ,- la Germania unita che voleva Helmuth Kohl,- con una classe politica e responsabili di governo europei e “antipopulisti”, come si dimostra, diventa sempre piú importante in un’Europa dove purtroppo si stanno affacciando in alcuni Paesi gli spettri dei “nazionalismi” e dei “sovranismi”.

08-10-2020
Autore: Edith Pichler
Centre for Citizenship
Social Pluralism and Religious Diversity
University of Potsdam
meridianoitalia.tv

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