di Sergio Bellucci
Spesso in questi anni si è parlato dell’origine del ritardo italiano. Perché la nostra economia non cresce al ritmo degli altri paesi? Perché, pur avendo una saturazione altissima dell’intensità del lavoro umano (con linguaggio antico avremmo detto il livello del suo “sfruttamento”), la nostra produttività non è al passo con quella degli altri paesi europei e mondiali? Dove abbiamo accumulato il nostro grande ritardo? Quali sono stati i deficit accumulati e quando c’è stata la definitiva inversione di tendenza?
Leggi tutto: L’Italia che avrebbe potuto essere
di Fabio Pisa
Ci interroghiamo spesso su come la pandemia mondiale da cui siamo, almeno per il momento, usciti dalla fase più acuta, sarà in grado di incidere sulla comune visione della società nel suo complesso, dai rapporti di forza che regolano il mercato del lavoro e dei consumi, fino alla dimensione più intima dell’individuo e al suo ruolo all’interno delle comunità. Difficile dare delle risposte. Temo che quella spinta emozionale verso un ideale miglioramento della società che pure tanti hanno avvertito nel momento dello scoramento collettivo da lockdown stia già esaurendo la sua forza propulsiva, ricacciato indietro da un sistema economico sociale fondato su una dottrina liberale talmente consolidata e pervasiva in ogni aspetto dell’agire umano difficilmente scalfibile da un evento circoscritto e tutto sommato ciclico nella storia dell’uomo. Insomma, un cigno nero troppo piccolo per invertire una rotta centenaria.
Leggi tutto: Smart-working. Una questione innanzitutto semantica
di Salvatore Cuomo
Recentemente, il Vice Ministro dell’Economia, Laura Castelli, ha affermato che bisogna aiutare “gli imprenditori che intendono farlo a muoversi verso nuovi modelli di attività. Ce lo impone il quadro economico provocato dal Covid, che ha inciso su bisogni e abitudini degli italiani. Negarlo, o fare finta di non capirlo, significa voler prendere in giro tutti gli imprenditori.” In particolare la Castelli avevo citato i ristoratori sottolineando “che se una persona decide di non andare più al ristorante bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività e non perdere l’occupazione...”.
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di Raffaella Pergamo
L’azione di governo in Italia si sta concretizzando in una serie di provvedimenti legislativi e documenti strategici in cui si va dalla modernizzazione del Paese e semplificazione delle regole, allo snellimento dei centri di coordinamento pubblici, alla transizione energetica e digitale. Il rinnovato impegno sull’Industria 4.0 si collega al capitolo digitalizzazione, alla realizzazione di una rete unica nazionale in fibra ottica, ad investimenti mirati all’intelligenza artificiale e alla robotica.
Leggi tutto: Strategia per l’intelligenza artificiale e sostenibilità dello sviluppo
di Gregorio Teti
Gli strumenti tecnologici di qualche decennio fa avevano creato un grosso divario culturale tra le nuove e le vecchie generazioni rendendo chi non avvezzo al digitale, il nuovo emarginato del XX secolo. Divario che fortunatamente negli ultimi anni, è andato via via sempre più assottigliandosi, grazie principalmente all’avvento dei dispositivi mobili e dell’informatica a portata di tutti. Oggi chiunque possieda uno smartphone o un tablet e non ha molta esperienza, è in grado di interagire con il mondo che lo circonda.