di Franco Danieli
“Noi, popoli delle Nazioni Unite decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità,
a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole,
a creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti,
a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà, e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l'uno con l'altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare, mediante l'accettazione di principi e l'istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell'interesse comune,
ad impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli, abbiamo deciso di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini.
In conseguenza, i nostri rispettivi Governi, per mezzo dei loro rappresentanti riuniti nella città di San Francisco e muniti di pieni poteri riconosciuti in buona e debita forma, hanno concordato il presente Statuto delle Nazioni Unite ed istituiscono con ciò un'organizzazione internazionale che sarà denominata le Nazioni Unite.”
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La rischiosa contesa con la Russia sull’Ucraina (e non solo)
di DAMORPAL
Mentre scriviamo, il mondo continua la sua marcia, sia lottando contro l’inflazione, sia festeggiando l’ennesima annunciata fine del COVID: e sembra quasi indifferente al rischio di una guerra, che di fatto metterebbe l’una contro l’altra la Russia e l’Europa. Anche se nessuno sa esattamente quello che potrà accadere domani, la stampa e le cancellerie occidentali evocano la necessità di resistere alle minacce di Mosca, e citano due celebri episodi di tempi lontani, come la crisi dei missili di Cuba e l’infame accordo di Monaco, che aprì la strada alla Seconda Guerra Mondiale.
Ma in questa unanimità, di per sé un po’ sospetta, si scoprono due omissioni: la prima, che i negoziati per evitare la guerra sono condotti – con ben poche consultazioni – soltanto da quattro uomini, Biden, Putin, Scholz e Macron; e la seconda, che, diversamente dai tedeschi nel 1938, la Russia questa volta non manca di buone ragioni, che varrebbe la pena ascoltare.
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Alcune famiglie hanno lasciato l’Italia che li ha salvati dai talebani. Perché?
di Elisabetta Trenta
L’accoglienza in Italia degli ex collaboratori Afghani sta rivelando tutti i limiti del sistema di italiano. Eppure una buona accoglienza è indispensabile per consentire l'integrazione. Per gli Afghani sarebbe stato preferibile varare un programma speciale.
Li abbiamo salvati dalla rabbia dei talebani, abbiamo avviato una missione militare, Aquila Omnia, per andare a prenderli in quei giorni tremendi di agosto. Dice il sito del Ministero: “La Difesa ha impiegato tutte le risorse disponibili per mettere in sicurezza più persone possibili. Sono state evacuate 5.011 persone di cui 4.890 cittadini afghani grazie ad Aquila Omnia, tra di loro 1.301 donne e 1.453 bambini.”
Abbiamo visto gli uomini delle nostre forze speciali che portavano in salvo bambini e intere famiglie facendoli salire su un aereo militare per portarli via da morte quasi sicura.
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di Franco Danieli
Il ruolo del Presidente della Repubblica ha avuto nel corso della storia nazionale una evidente evoluzione nel suo esercizio: dal dopoguerra fino alla crisi della cosiddetta “prima Repubblica” - con partiti di massa, forti e radicati - è stato, di fatto, un potere notarile garante degli equilibri decisi dalla politica. Dal 1992 in poi con la dissoluzione del blocco sovietico e con “tangentopoli” si è verificata la destrutturazione ideologica e materiale delle tradizionali forze politiche e l’affermazione di nuove e frammentate forme di aggregazione partitica e movimentistica, in questa situazione il Presidente della Repubblica ha assunto un nuovo protagonismo; non poteva più essere la figura super partes che osservava il frenetico cambio di governi pur nella stabilità della collocazione geopolitica filo-atlantica ed europeista, ma diventa un player attivo per orientare la soluzione di complesse crisi sistemiche.
Nei momenti di maggiore criticità, nel corso degli ultimi decenni, i Presidenti hanno fatto ricorso a figure estranee al mondo dei partiti e in grado di rassicurare prioritariamente partner internazionali e mercati finanziari.
Infatti alla debolezza della politica, in cerca di nuove identità e collocazioni, si sommavano le crisi economiche e la montagna del debito pubblico; lo spettro del default si è più volte manifestato, anche se, sotto l’effetto “Dunning-Kruger”, l’arroganza dell’ignoranza dei tanti leader incompetenti spargeva tranquillità sulla solvibilità dell’Italia sul presupposto “too big to fail”.
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di Giuseppe Morabito
Scrivere in queste ore e fare un’ipotesi su quello che potrebbe accadere al confine russo -ucraino è complesso ma escluderei da subito un conflitto armato.Nell'incontro di oggi, a Ginevra, tra il Segretario di Stato americano Blinken ed il suo omologo russo Lavrov, gli Usa e gli altri alleati occidentali hanno chiesto a Mosca di ritirare le truppe schierate sul confine, mentre la Russia chiede alcune garanzie di sicurezza e sia di fermare l’espansione ad est dell'Alleanza, compresa un’ulteriore assistenza militare americana all’Ucraina, sia il ritiro delle truppe NATO dalla Bulgaria e dalla Romania.
A partire da lunedì prossimo è attesa una comunicazione scritta da Washington nella quale si darà risposta alle richieste avanzate da Mosca per arrivare a una de-escalation. Oggi Lavrov ha dichiarato: “Vorrei ripetere ancora una volta alla fine dell’incontro che abbiamo concordato che la settimana prossima gli Stati Uniti presenteranno risposte scritte a tutte le nostre proposte” aggiungendo di essere “d’accordo sul fatto che un dialogo ragionevole sia necessario” affinché si “calmi la tensione” attorno all’Ucraina e che quelli di Ginevra “non sono la fine del nostro dialogo”.
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