Moniti dalla incerta democrazia statunitense
di Franco Danieli
I barbari
“Sono quelli che osano, gli ostinati, i barbari, che porteranno avanti il mondo. E noi siamo barbari! E i veri imbecilli, populisti e demagoghi sono i giornalisti e gli intellettuali di regime, completamente asserviti ai grandi poteri. Trump ha mandato a fanc... tutti: massoni, grandi gruppi bancari, cinesi. Magari diventerà un
moderato. Lo vedo già che dirà: sì, l’ho detto, ma eravamo in campagna elettorale ecc.”
Beppe Grillo 2016
Il barbaro Trump, osannato da Grillo nel 2016, non è diventato un moderato e non sembra che abbia “portato avanti il mondo”, al contrario ha creato tensioni, rotture, divisioni, in primis nella società americana, anteponendo, soprattutto in questa ultima fase del suo quadriennio, gli interessi personali e di
clan al bene collettivo.
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di Gianni Lattanzio
A 60 anni, il “villaggio globale” è in crisi. La magia della tecnologia in grado di annullare le distanze di spazio e di tempo non può più essere vista soltanto come tale, considerando la disinformazione e l’odio sui social. Papa Francesco avverte: “La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità”.
Lo studioso De Kerckhove, erede del massmediologo McLuhan che per primo parlò di global village, definisce quella che stiamo attraversando “una fase di transizione cupa come il Medioevo”. Emerge l’urgenza di un nuovo Umanesimo per non soccombere al determinismo tecnologico. E’ possibile a patto di non rinnegare il concetto di valori condivisi e il binomio complementare di diritti e di doveri. Sembrano concetti scontati in Occidente e, invece, sono proprio questi i baluardi che stanno venendo meno.
Leggi tutto: Ripensare il “villaggio globale” perché l’etica non sia gestita da algoritmi
di Claudia Cichetti
La comunicazione pubblica, specie nelle situazioni emergenziali, è fondamentale. E’ importante raggiungere tutti i cittadini e informarli nel modo corretto per avere comportamenti pronti e collettivi. Un primo punto su cui dobbiamo riflettere è che esiste un legame di causalità diretta tra la scarsa ‘leggibilità’ della comunicazione istituzionale e la proliferazione di fake news, un fenomeno normale se, come dicono i dati europei del sondaggio annuale sui temi dell’e-government - solo il 19% di italiani cerca informazioni sui siti ufficiali. Allora, prima di puntare il dito contro le fake news pensiamo se abbiamo fatto qualcosa per offrire il fianco alla loro proliferazione.
Leggi tutto: Per una ecologia del linguaggio in tempo di crisi
“Il giornalismo italiano perde uno dei suoi maestri”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa di Sergio Zavoli, grande giornalista e scrittore. Il capo dello Stato ha sottolineato: “Il congedo di Zavoli – come lui stesso lo definiva – sarà occasione per ripensare la sua eredità, per ricordare l’originalità e la qualità dei suoi lavori più importanti, per trarre spunti e ispirazione dal suo stile, dalla sua etica professionale, dalla sua grande forza narrativa capace di andare in profondità e di cogliere l’umanità che sta dietro gli eventi e i protagonisti”.
Leggi tutto: Sergio Zavoli testimone di una comunicazione etica
Fausta Speranza
“I governi stanno affrontando sfide senza precedenti, ma questa situazione non deve essere utilizzata per mettere a tacere o ostacolare i giornalisti”. L’appello viene dal Consiglio d’Europa, l’organismo a 47 Paesi deputato alla difesa dei diritti umani. Quest’anno leva la sua voce ancora più alta - in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa il 3 maggio - per mettere in guardia sui rischi per la libera informazione legati alla pandemia, o, meglio, legati alle misure fuori dall’ordinario messe in campo.
Il rischio è che diversi livelli della crisi segnino il futuro del giornalismo. Innanzitutto, si deve fare i conti con la crisi democratica e geopolitica, in considerazione dell’affermarsi di politiche repressive e della maggiore aggressività dei regimi autoritari. Poi c’è il piano tecnologico dove si rischia di avere sempre minori garanzie. Senza dimenticare la crisi economica, che peggiora la qualità del giornalismo. Basti pensare ad un fenomeno in crescita sotto la definizione di chilling effect, cioè la piaga delle azioni di diffamazione senza alcun fondamento: hanno il solo effetto di minacciare la stampa e impedire l’esercizio della libertà di espressione, provando a ridurre al silenzio i giornalisti visto il costo oneroso del solo avvio di una causa di difesa.
Leggi tutto: Lo stato di salute della libertà di stampa