di Loredana Cornero

Qualche anno fa, insieme alla Comunità radiotelevisiva italofona di cui ero Segretaria generale, organizzammo un grande evento dal titolo Noi e gli altri. Lingua italiana e minoranze per discutere dell'uso della lingua italiana veicolata dai media nei paesi con media italofoni come la Svizzera, la Germania, San Marino e lo Stato Vaticano.

articolo corneroLa località prescelta era Villa Erba a Como, splendida città che si specchia sul Lario. Gli interventi vari ed interessanti toccarono i punti principali del tema, ma uno in particolare lo ricordo molto bene, nonostante gli anni trascorsi. Si trattava del racconto di un regista della sede RAI di Milano, che spiegava perché non si riconosceva nel linguaggio filmico degli sceneggiati prodotti da RAI. Il tema centrale era la luce. La televisione diceva trasmette la luce del sud. La luce del nord non appare mai. Lì per lì ci fu un momento di perplessità.  La luce degli esterni nelle riprese degli sceneggiati cosa comunicava? La luce che permeava la televisione italiana, sosteneva, era quella del sole pieno, del mezzogiorno, della spiaggia e del mare che riflette e inonda lo spazio circostante. La luce del nord è diversa, è più tenue, si intravede, non illumina, casomai fa intravedere, lascia spazio al non detto, all'intuito, all'immaginazione, fa sognare quello che c'è, non c'è o che ci potrebbe essere. La luce del nord è soffusa, più abatjour che led, più sussurro che richiamo nei vicoli. Di ritorno dal cammino di quattro giorni che ci ha portato da Dascio a Como, costeggiando le rive dello splendido lago, abbiamo potuto cogliere perfettamente ed amare la luce del nord, le sue sfumature, i suoi indefiniti e spesso solo intuiti contorni.

Come ogni anno, ed ormai è diventata una piacevole abitudine, la squadra dei pellegrini di Viandando è infatti ripartita per raccontare un nuovo cammino italiano. Dopo la Puglia e la Sardegna ci è sembrato necessario spostarci al nord e visitare la Lombardia. Dal 20 al 24 ottobre il nostro gruppo di comunicatori, giornalisti e blogger ha percorso a piedi lo splendido tracciato dell'antica via Regina/Cammini della Regina, un tratto della più ampia Via Francigena Renana.  L'iniziativa, ha visto come media partner Radio Capodistria e il settimanale NoiDonne, ed è stata organizzata insieme alle Associazioni Iubilantes ODV, Rete dei Cammini ETS, in collaborazione con la Camera di Commercio di Como e Lecco e con il supporto di una rete locale composta da Comuni, Associazioni, ProLoco. 

La Via Francigena renana va da Rotterdam a Roma lungo la valle del Reno, percorso francigeno e romeo, un tempo realmente percorso daiarticolo cornero2 pellegrini diretti a Roma. E' uno dei più antichi percorsi di scambio storico, commerciale e culturale tra l'Italia e l'area transalpina, ma anche un viaggio di storia e natura, spiritualità e meditazione, e di riscoperta sostenibile del territorio lombardo. Con un valore aggiunto: ritrovare, a piedi, il fascino del cuore delle Alpi e del lago di Como, il cuore segreto di Milano, un tempo capitale imperiale, le antiche vie della pianura e la rete delle grandi abbazie del sud Milano, fino ad arrivare al Po. Le tre vie quindi si incontrano proprio sul Po a Corte Sant'Andrea, dove la via Renana si incrocia con la Via Francigena "ufficiale", secondo l'itinerario compiuto nel secolo X da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, di ritorno da Roma che proprio a Corte Sant'Andrea aveva guadato il Po.  In una bella guida scritta da Ambra Garancini, edita da Ediciclo, La Via Francigena Renana a piedi, si descrive il tratto da Coira in Svizzera, sul Cammino di Santiago, all’antico guado sul Po a Corte Sant’Andrea, tappa della Via Francigena “classica”: un percorso di circa 300 km che, lungo sentieri, sterrate, vie urbane e secondarie, sponde di laghi e di fiumi, unisce due delle peregrinationes maiores.   Un continuum viario che, attraverso l'antichissimo valico dello Spluga, si snoda, a nord delle Alpi, lungo la valle del Reno Posteriore (Hinterrhein), e a sud lungo le confluenze sul Lario e sul Po (Mera, Adda, Seveso, Vettabbia, Lambro) attraverso Chiavenna, Como e Milano. Via imperiale di Roma e del Sacro Romano Impero; via di pensatori e riformatori come Lutero ed Erasmo da Rotterdam, scrittori (Huygens, Goethe, Andersen, Browning, Conan Doyle), pittori del "sublime" romantico come Turner. Un cammino che per la prima volta connette in un unico grande asse viario nord-sud alcune delle più importanti vie storiche della Lombardia: Cammini della Regina (Vie dello Spluga, Via Francisca, Via Regina), Cammino di San Pietro, Cammino dei Monaci.
Noi non abbiamo percorso tutti i 300 chilometri del cammino, il tempo non lo permetteva, ma siamo andati a piedi da Dascio a Como macinando circa una ottantina di chilometri sull'Antica Via Regina. La prima tappa di circa 17 chilometri, da Dascio a Dongo, complice il tepore autunnale, ci ha permesso di godere di paesaggi dolci e soleggiati che ci hanno accompagnati fino alla chiesa di San Miro prima, e poi nell'ordine a Sorico, Gera, Domaso, Gravedona. La Chiesa di San Miro, ricca di affreschi del 1400, è di origine romanica e risale al XII secolo. Sorge sul poggio di San Michele, a cui in origine era stata intitolata, e in seguito dedicata a San Miro, il cui corpo fu ritrovato nella cappella. La chiesa sorge in posizione isolata al centro di un pianoro da cui si gode una splendida vista del lago. Ma non sarebbe stata così affascinante se non avessimo incontrato Arnaldo, custode e guida, che ci ha illustrato con passione e competenza le meraviglie che si possono ammirare all'interno.  Perché in realtà il nostro percorso, fatto di tanta storia, cultura e bellezza, è stato accompagnato, guidato e indirizzato da numerose persone che si sono messe a disposizione per illustrarci questo tratto di Via Regina. Ecco dove e in compagnia di chi abbiamo camminato nei nostri giorni sulle rive del lago Lario. Arnaldo, Alberto, Melissa, Alessandra, Giorgio ci hanno guidato lungo questo percorso, fatto anche di storie di emigrazione dal nord al sud e di pescatori che restano sul lago da quattro generazioni.  Questi luoghi ci hanno parlato attraverso le loro voci, voci di chi è innamorato profondamente della propria terra, di cui custodisce anche i più reconditi recessi, vivendoli ogni volta come se fosse la prima volta e rinnovando ogni giorno la scelta di restare.
Abbiamo trascorso anche una notte nel convento francescano di Dongo dove abbiamo potuto visitare la splendida biblioteca con 30.000 volumi di inestimabile valore, codici miniati, incunaboli, cinquecentine, seicentine e pregevoli volumi del setto-ottocento. Una raccolta di una quantità e una qualità tali che ci ha fatto rimanere senza fiato per le meraviglie che accoglie e che avrebbero sicuramente bisogno di una maggiore visibilità.
La partenza della seconda giornata è dal Museo della fine della guerra. Dongo è il luogo della cattura di Mussolini e dei gerarchi della Repubblica Sociale Italiana. Proprio qui, nella sede comunale a Palazzo Manzi, è nato un museo che offre un viaggio virtuale e interattivo attraverso reperti, documenti e testimonianze, filmati inediti e coinvolgenti ricostruzioni, in cui il pubblico diventa protagonista del racconto di quanto è avvenuto con la scrittura dell'ultima pagina del tragico racconto della guerra e di una tragica e terribile dittatura che ha privato l'Italia delle più sacrosante libertà.  La seconda tappa è stata accompagnata da una pioggia battente che non si è fermata per tutto il giorno, accompagnandoci fino a Menaggio. Un po' di ristoro l'abbiamo trovato al Museo della barca lariana di Pianello, dove abbiamo potuto osservare oltre 400 scafi storici fra barche a remi, gondole, barche da pesca, caccia e contrabbando, motoscafi da diporto e da competizione, barche a vela e antichi barconi da lavoro, compresa quella sulla quale Lucia Mondella fuggì dalle mire del perfido Don Rodrigo.  Da lì poi, passando per Cremia, il castello di Rezzonico, la chiesetta dei Re Magi, le rovine romane di San Siro, siamo arrivati a Menaggio dopo circa 18 chilometri di cammino. Completamente zuppi, ma contenti.
Anche nel terzo giorno di cammino partiamo con la pioggia, ma, inaspettatamente, nella tarda mattinata, scompare per lasciare il posto  a un sole caldo e a una luce magica sulla sponda occidentale del ramo del lago di Como. Un entusiasmo nuovo ha accompagnato questo tratto sul golfo di Venere che vince il premio come miglior tratto da Menaggio a Lenno. Percorsi tra i borghi, a mezza costa, sulle ripide salite di collegamento tra i vari livelli ci hanno regalato attimi di intensa meraviglia. Da Griante, attraversando tutto il comune della Tremezzina, da Rogaro a Mezzegra, abbiamo raggiunto il Battistero di Lenno e poi, proseguendo per il lungolago, la Villa del Barbianello. Costruita dal Cardinal Durini, letterato e mecenate a fine Settecento, è stata recuperata da Guido Monzino, imprenditore, collezionista e appassionato viaggiatore, che nel 1974 fece della Villa il rifugio dove conservare con ordine e gusto i ricordi di una vita avventurosa che lo condusse, primo italiano, in cima all’Everest. Mappe, strumenti di viaggio, libri, arredi e preziose collezioni di oggetti d’arte antica e primitiva, tutto allestito secondo il suo volere. Per sua volontà, nel 1988 il FAI ha preso in carico la gestione della Villa, preservandone anche lo stupefacente giardino. Uno spettacolo da non mancare!
La nostra ultima tappa ci ha portato da Carate a Como. Per alcuni lavori in corso che bloccano il percorso della Via Regina abbiamo raggiunto Carate in bus. Da lì abbiamo proseguito a piedi incontrando le meraviglie architettoniche, archeologiche e paesaggistiche che questo territorio sa donare.  Primissima sosta a Santa Marta, chiesa romanica con affreschi risalenti al 1600 che ha alle spalle lo splendido riflesso del lago e di fronte il vecchio cimitero di Carate. L'odore della terra bagnata e del fumo dei comignoli nei borghi ci ha guidato guida fino a Moltrasio e poi verso Cernobbio. Villa Este, che ospitò Greta Garbo e Grace Kelly, Villa Erba in cui trascorse gli ultimi anni della sua vita Luchino Visconti, Villa Bernasconi, appena restaurata e sede di un museo, e tante altre che si specchiano sul lago di Como rendono bene l'idea della magnificenza, dell'enorme ricchezza, del gran gusto e dello splendore che contraddistinguono la zona.
La giornata non poteva terminare senza una visita allo splendido Museo della seta di Como con i racconti della presidente Giovanna Baglio e del direttore Paolo Aquilini, che ci hanno offerto la possibilità di conoscere, nel modo più completo possibile, non solo il processo produttivo, ma anche le singole fasi lavorative che lo caratterizzano. l museo documenta la produzione serica comasca dalla fine del 1800 ai primi decenni del XX secolo mediante l'esposizione di macchine ed utensili ed illustra il ruolo del comparto tessile nello sviluppo dell'economia del territorio e della città di Como. Insomma abbiamo esattamente vissuto quei luoghi che hanno fatto la storia dello sviluppo economico, sociale e urbano della città.  Prima del ritorno, dopo una bella doccia calda, non poteva mancare, in compagnia degli amici dell'Associazione Iubilantes che ci hanno accompagnato per tutto il cammino, una passeggiata per le strade dell'elegante città di Como, con il magnifico Duomo e la Basilica romanica di Sant'Abbondio con il suo monastero medioevale ora sede universitaria.

Il nostro cammino sulla Via Regina è stato veramente molto particolare e affascinante. Innanzitutto abbiamo avuto un'attenta ed esperta guida come Giorgio Costanzo che ci ha accompagnato per tutto il tragitto trasmettendoci grande conoscenza e amore appassionato per i luoghi della sua terra. Visitato chiese maestose e piccole cappelle preziose, musei originali ed interessanti, ville di enorme bellezza e fascino, con guide di eccezione sempre attente e competenti, oltre che simpatiche e garbate. Testato un cammino con una grande storia e utilizzato la guida La Via Francigena renana a piedi di Ambra Garancini, molto puntuale e utilissima. Abbiamo camminato lungo il lago e a mezza costa godendo di panorami affascinanti nelle ore assolate (poche per la verità) e della famosa luce attenuata dalla foschia e dalla nebbia, sussurrata, intravista, ammaliante durante tutto il percorso. E abbiamo imparato che esistono le mezze stagioni e in autunno spesso piove, ma che anche così camminare è sempre un'esperienza rivoluzionaria!

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* L'Associazione Viandando, nata nel 2014, promuove la filosofia di un turismo leggero che si intrecci con un’idea di movimento volto ad abbattere le distanze, rimuovere i conflitti, superare i confini, narrare i territori avvicinando le persone, costruendo relazioni e promuovendo connessioni che il viaggio lento e il cammino favoriscono.

 

 

22-11-2022
Autore: Loredana Cornero
Saggista. Presidente Viandando
Già Segretaria generale Comunità radiotelevisiva italofona.
meridianoitalia.tv

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