di Loredana Cornero

Ed eccoci come promesso a raccontare le tappe del  nostro Cammino minerario di Santa Barbara. La partenza da Roma è stata movimentata dal cambio di guardia tra Alitalia e ITA avvenuto il 15 ottobre. Fino all'ultimo non si sapeva chi avrebbe preso il posto di Alitalia per i voli per la Sardegna. La logica avrebbe voluto che ITA  volasse sull'isola, come su tutte le altre regioni italiane, ma la logica, si sa, spesso non ha un gran seguito. E così siamo rimasti in attesa cercando percorsi alternativi, da Milano, Pisa o Bologna, visto che l'unico volo da Roma per Cagliari fornito da Ryanair era arrivato a costare, in mancanza di concorrenza, quasi 400 euro. Alla fine sciolte le riserve, il 14 sera è stato comunicato che la compagnia ITA non avrebbe servito la Sardegna, unica regione in tutta Italia, ma la gara era stata aggiudicata ad una compagnia lowcost spagnola: Volotea.
Non è qui il caso, ma forse questo tema andrebbe approfondito per chiarire perché la Sardegna, unica regione italiana, sia stata abbandonata ad una compagnia spagnola. Sarebbe passata sotto silenzio se la stessa cosa fosse accaduta alla Lombardia o al Lazio?

In ogni caso siamo partiti da Fiumicino ed arrivati a Cagliari il 19 ottobre e con un comodo treno regionale siamo giunti ad Iglesias in una calda mattinata. 

cartina sradegna FOTO1Nella sede della Fondazione del Cammino Minerario di Santa Barbara siamo stati ricevuti dalla bravissima Ponziana Ledda – ho dovuto chiedere per capire quale fosse il nome – che ci ha accompagnato per buona parte del nostro percorso. Come primo approccio al cammino abbiamo avuto due incontri particolari: due coppie di pellegrini,  Andreas e Vanessa Maria  e Michela e Claudia che hanno compiuto l’intero percorso: 500 km! Per loro, oltre alla pergamena, l’omaggio della Torre di ceramica che è il simbolo del Cammino. 

 

 

Noi invece - pellegrini appassionati, ma ancora vergini - dall’Iglesiente ci siamo trasferiti in macchina al Sulcis, per l'esattezza a Rosas, dove le strutture dell’antica miniera sono diventate attrazione per un turismo attento e partecipe e le antiche abitazioni dei minatori oggi sono trasformate in albergo diffuso per pellegrini e  villeggianti. Il silenzio assoluto della valle e un'ottima cena nel ristorante locale, realizzato nella struttura del vecchio ufficio postale, hanno favorito un buon sonno ristoratore in attesa dell'inizio dell'avventura.

Il villaggio minerario di Rosas è un luogo magico immerso nel silenzio e nei boschi. La sua maggiore attrazione è la laveria, salvata dallamuraleFOTO2 distruzione che si può visitare con una guida particolare, Maria Rita Garau, figlia e nipote di minatori e guida turistica del Museo della miniera. Come si sa le donne non potevano lavorare in miniera; a loro era destinata la pulizia delle rocce trovate e la divisione dei vari minerali. Nelle laverie, in grandi vasche piene di acqua, oli e acidi, le cernitrici svolgevano il loro terribile lavoro senza alcuna protezione. 

Da Rosas, raggiunti e accompagnati dal sindaco e da Giampiero Pinna, presidente della Fondazione del Cammino minerario di Santa Barbara, ci siamo incamminati alla volta di Nuxis, una prima tappa di 12 chilometri.

grotta AcquacaddaFOTO3Non poteva però mancare una sosta in località Sa Marchesa, sede di un'altra miniera dismessa e di un piccolo, ma ricchissimo museo curato dai volontari dello Speleo Club di Nuxis. Lì la meravigliosa Grotta dell’Acquacadda, scelta dal Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali dell’Università di Cagliari con l’obiettivo di ricostruire le fasi cronologiche e culturali relative all’utilizzo della cavità come sepolcreto in un periodo compreso tra il III e il II millennio, a cavallo tra Eneolitico ed Età del Bronzo. Lo scavo archeologico è  finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna, dal Parco Geominerario della Sardegna e il Comune di Nuxis, con la collaborazione dell’Università di Cagliari, i vertici della Comunità terapeutica “Sa Nuxi”, lo Speleo Club Nuxis. 
Per chi non lo sapesse si scrive Nuxis, ma si legge Nusgis, con una pronuncia che ricorda un po' la parodia del cantautore brasiliano che faceva anni fa Davide Riondino. 

 

Da Nuxis a Santadi ci sono 15 km che percorriamo immersi nel verde incontrando il Pozzo sacro di Tattino, di epoca nuragica, e la  chiesacredenziali FOTO4 bizantina di Sant’Elia. A Santadi oltre alla visita al delizioso Museo Civico Archeologico ci ricordiamo di timbrare le nostre credenziali, un depliant che segnala tutte le tappe del cammino e che va timbrato a conclusione di ogni tappa a ricordo del tratto percorso, motivo di orgoglio di ogni pellegrino che può dire: io c'ero! 

Con un percorso pianeggiante e gradevole si attraversa il borgo medioevale di Tratalias, dove il tempo si è fermato. I suoi abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni e la loro vita quotidiana a causa della costruzione di una diga nella seconda metà degli anni '50 nelle vicinanze che ha provocato terribili infiltrazioni negli edifici rendendoli pericolanti e non più salubri. Una splendida cattedrale dedicata a S.Maria di Monserrato e un piccolo museo ricordano il passato di questa comunità.

A circa metà strada della tappa Tratalias-Sant’Antioco troviamo le saline: ettari ed ettari di vasche di sale coltivate industrialmente dagli anni '70, una sorprendente distesa che ci regala innumerevoli sfumature bianche e rosate. I fenicotteri si bagnano alteri ed incuranti, mentre camminiamo lungo la lingua di terra che separa mare e laguna fino ad arrivare a Sant’Antioco e al suo splendido lungomare. 

santAntiocoFOTO6L'albergo che ci accoglie è davvero speciale a cominciare dal nome: MuMa, le iniziali di Museo del Mare. Il nome della struttura che si affaccia sul lungomare di Sant’Antioco contiene un’idea precisa di turismo che si coniuga con l’ambiente, traendo la sua forza dalle tradizioni locali di cui il territorio è giustamente fiero.

8.000 sono i complessi nuragici conosciuti della Sardegna, ma quello che si trova nel sito archeologico di Seruci, nel comune di Gonnesa, è uno dei più grandi ‘quartieri’ nuragici con oltre cento capanne circolari suddivise in sei isolati. Risale all’età del bronzo medio (3400 AC) ed è un nuraghe complesso, composto da cinque torri, l’unico edificio per ora riportato alla luce, nell’ambito di un complesso di 15 insediamenti. Troviamo la capanna delle riunioni,  il tempio, dove sono stati rinvenuti resti di sacrifici rituali, il focolare sacro e la ‘capanna delle terme’ con il bacile centrale pieno d’acqua, nel quale venivano immerse le pietre roventi per sprigionare il vapore. Aperto al pubblico da 3 anni, il nuraghe di Seruci comincia ad essere conosciuto e apprezzato come testimoniano, solo nei primi mesi del 2021, gli oltre 1600 visitatori.

Nel pomeriggio visitiamo la grande miniera di Serbarìu con un grande, documentato e commovente Museo del Carbone. Allestito in quelli che erano gli impianti della miniera, il museo testimonia il ciclo produttivo minerario e la storia dell’impianto, attivato nel 1937 e chiuso nelminieraMonteponiIglesias foto7 1964. Le condizioni di lavoro erano terribili e senza nessuna tutela o sicurezza, le malattie e le morti dei minatori all’ordine del giorno. Sia la visita al Museo che alla galleria sotterranea sono di grande impatto emotivo. Sono rimaste visitabili le docce dei minatori con le iscrizioni lasciate, le lampade che portavano con loro dentro le gabbie di discesa, gli attrezzi e i cartellini da timbrare all'ingresso e all'uscita. Le gallerie risuonano dei rumori degli attrezzi e commozione della visita è ancor più sentita grazie ad una bravissima guida/attrice che ci accompagna. 

Le miniere sono ovviamente la parte centrale del nostro cammino ed una che non potevamo assolutamente mancare di visitare è quella che sorge alle porte di Iglesias. Il complesso minerario di Monteponi che ospitò fino a 1000 operai, è oggi una preziosa testimonianza di archeologia industriale risalente alla metà del 1800, nata con l’intervento di una concessione del Regno Sabaudo. Nel villaggio ci sono anche le abitazioni dei dirigenti e gli alloggi dei minatori, gli spacci, alcune laverie per la cernita dei minerali. Da lì si dipartono le gallerie di Pozzo Sella e Pozzo Vittorio Emanuele messi in comunicazione dalla Galleria Villamarina.

La partenza da Nebida ci fa arrivare immediatamente, dopo una discesa impegnativa, che mira dritta verso il mare, alla Laveria Lamarmora. Il suo ciclo di archi allineati e degradanti lungo gli scogli è una struttura imponente che testimonia il duro lavoro delle cernitrici. Si risale poi a Nebida e si riparte immersi nei profumi e nel verde della macchia mediterranea per arrivare ad affacciarci sul mare tra rocce rossastre che Pan di ZuccheroFOTO8risplendono sotto il sole di ottobre, non troppo caldo, assolutamente piacevole ed adatto al cammino. Porto Flavia è una galleria di carreggio realizzata tra il 1922 e il 1924  e funzionante fino al 1963, realizzata per diminuire i tempi di trasporto dei minerali che venivano raccolti in nove silos e poi scaricati direttamente nei piroscafi che potevano attraccare davanti alla falesia grazie alla protezione dai venti garantita da sua maestà il Pan di Zucchero. Infatti alla fine della galleria la vista si apre su una grande baia su cui troneggia, con i suoi 133 metri di altezza, il faraglione più alto del Mediterraneo: il Pan di Zucchero, così chiamato per la somiglianza con il suo omonimo brasiliano.

La tappa Masua Buggerru di quasi 19 km è la più impegnativa di tutto il cammino per i grandi dislivelli, quasi 900 metri, ma, forse perché tutti hanno tentato di spaventarci, non ci sembra poi così difficile. A metà percorso poi, dopo una discesa lunga e immersa nella macchia mediterranea, incontriamo la baia indimenticabile di Cala Domestica. L'acqua verde cristallina si infrange sugli scogli rossastri che nascondono la spiaggia riparata dal vento. Rifocillati nel chiosco antistante la spiaggia riprendiamo il cammino salendo sul pianoro di Planu Sartu, affacciato sul mare. Buggerru, nostra meta di arrivo, è un piccolo paese di 1400 anime disteso sul porticciolo e con splendidechiesa di Santa BarbaraFOTO9 spiagge, ed è ricordata anche per l’eccidio del 1904, quando i gendarmi spararono sui minatori che si ribellavano alle condizioni di lavoro disumane. Tre morirono nel primo sciopero organizzato in Italia che fu seguito dalle altre miniere in tutta Europa.  Anche lì la miniera ha segnato la storia del paese che al tempo dello sviluppo minerario contava 50mila abitanti. Oggi della miniera rimane solo la Galleria Henry, struttura di collegamento con la miniera di Planu Sardu, che si può visitare con una bravissima guida e a bordo di un trenino d'epoca. 

L'ultima tappa la percorriamo verso Monti Mannu, oltre 12 km di strade secondarie e sentieri nel bosco. In lontananza il panorama è dominato dal complesso montuoso di Linas e Marganai; nella valle il lago Leni, in una bella conca, mantiene un suo fascino nonostante gli argini secchi siano testimoni delle poche piogge di quest’anno. Il complesso naturalistico, ambientale e forestale di Monti Mannu è un incanto: camminare nel bosco costeggiando il rio Leni è rigenerante. Dopo la vecchia miniera di stagno ‘Canale Serci’  arriviamo alla Posada, una volta case dei minatori ed ora gestita dalla Fondazione del Cammino minerario di Santa Barbara per ospitare pellegrini, viandanti e turisti.

Ad attenderci Giampiero Pinna, presidente della Fondazione del Cammino Minerario di Santa Barbara, insieme a Ponziana Ledda, perfetta guida e ormai amica, che ha condiviso con noi gran parte del cammino, Massimo Melis, esperto di accoglienza e soprattutto grande cuoco, che hanno organizzato e seguito il nostro cammino tra coste e miniere, mare e scogliere, sempre immersi in paesaggi entusiasmanti.  La consegnatestimoniumdi gruppoFOTO10consegna del Testimonium è stato un momento toccante, come per tutti i pellegrini, emozionati ed orgogliosi di aver percorso circa 120 km del Cammino, di aver ricevuto i timbri nelle credenziali, di aver avuto la possibilità ed il piacere di raccontare il nostro percorso e le meraviglie  incontrate, ma soprattutto con la promessa di tornare al più presto per completare il resto del Cammino nella straordinaria regione del Sulcis Iglesiente. 

Se siete amanti dei cammini, viandanti, pellegrini non potete non approfittare di questo splendido percorso, se non lo siete è il momento di cominciare e sicuramente farlo sul Cammino minerario di Santa Barbara sarà un'esperienza indimenticabile.

08-11-2021
Autore: Loredana Cornero
Saggista. Presidente Viandando
Già Segretaria generale Comunità radiotelevisiva italofona.
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