di Loredana Cornero
La Via Appia è la più famosa strada romana che collegava l’antica Roma a Brundisium (Brindisi), il principale porto per la Grecia e l’Oriente. La sua importanza viene confermata dal soprannome che i Romani le avevano dato: Regina Viarum.
I lavori per la sua costruzione iniziarono nel 312 a.C., ad opera di Appio Claudio con la ristrutturazione e l'ampliamento di una strada preesistente che collegava Roma alle colline di Albano e si protrassero fino al 190 a.C., data in cui la via completò il suo percorso fino al porto di Brindisi.
Ampie parti della strada originale si sono preservate fino ad oggi, e in particolare lungo la parte di strada più vicina a Roma, purtroppo ancora percorribile in auto, si possono ammirare tombe, terme, ampi tracciati di basolato romano perfettamente conservato, resti di templi e altre costruzioni romane del periodo fra il 300 a.C. e il 400 d.C. spesso trasformate per utilizzi successivi, nonché catacombe delle prime comunità cristiane.
E' considerata un vero e proprio museo a cielo aperto, restaurato in occasione del Giubileo del 2000, per riportare alla luce quanto più possibile dell’antico tracciato stradale, asportando la copertura in asfalto che era stata posata sul basolato antico per permettere il passaggio dei carri armati americani nel ’44.
Nel 2016 nasce il Parco archeologico dell’Appia Antica con lo scopo di promuovere l’ambito territoriale attraversato dall'antica via Appia riconoscendone la specificità tra i luoghi della cultura e l’unitarietà dei diversi complessi archeologici, monumentali e paesaggistici.
Quale sia la storia del Parco archeologico dell'Appia antica lo chiediamo a Simone Quilici direttore del parco.
Il Parco Archeologico dell’Appia Antica è nato a seguito delle lunghe battaglie per la tutela del patrimonio culturale italiano condotte da importanti intellettuali e studiosi nell’arco del secolo scorso con il compito di salvaguardare un vasto territorio altamente complesso e denso di valori. Il pensiero va ovviamente ad Antonio Cederna, Italo
Il Parco inoltre è costituito da una significativa porzione del paesaggio residuo della Campagna Romana, immaginata dagli anni Venti del Novecento dagli architetti Marcello Piacentini e Gustavo Giovannoni, come un grande cuneo verde che penetra fino al centro della città. Insolera e Vittoria Calzolari, pionieri e paladini della tutela del grande museo a cielo aperto della Regina Viarum. Il territorio del Parco è caratterizzato dalla presenza di aree di scavo, restauri e allestimenti di luoghi di inestimabile valore come il mausoleo di Cecilia Metella, il complesso di Capo di Bove, la Villa dei Quintili e i tanti monumenti disseminati lungo l’antica strada, che l’architetto Luigi Canina a metà dell’Ottocento restaurò e sistemò come museo a cielo aperto.
Il Parco Archeologico dell’Appia Antica è stato istituito nell’ambito della riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nel 2016 come istituto di livello nazionale dotato di speciale autonomia. Quali sono le sue competenze?
Il Parco ha un ruolo mirato allo stesso tempo alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio della Via Appia, unendo insieme le competenze di una soprintendenza unica con quelle di un museo. Il che richiede un grande sforzo di coordinamento tra le istanze della tutela archeologica, architettonica, paesaggistica ed artistica, ma allo stesso tempo garantisce o per lo meno tende a raggiungere un equilibrio interno tra esigenze di tutela e valorizzazione.
Il 4 marzo scorso, dopo una bella camminata lungo la Via Appia, si è inaugurata una splendida mostra fotografica ed iconografica sulla Via Appia: l'Appia ritrovata. Come entra Paolo Rumiz nella storia del Parco e dell'Appia?
La mostra ospitata nel Casale di Santa Maria Nova, accanto alla Villa dei Quintili, è stata purtroppo chiusa quattro giorni dopo la sua inaugurazione a causa dell’emergenza sanitaria. Il progetto del Cammino dell’Appia da Roma a Brindisi su cui stiamo lavorando insieme al MiBACT sulla scia del bel libro di Polo Rumiz è di fondamentale importanza. Sicuramente i cammini possono porre le basi per una nuova ecologia della cultura e del turismo ma aggiungerei anche del vivere in generale.
Pochi giorni dopo l'inaugurazione della mostra tutta l'Italia si è chiusa per il Coronavirus. Com'è andata durante i mesi del confinamento?
L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha portato all’improvvisa chiusura a partire dall’8 marzo di tutti i musei. Da allora abbiamo iniziato a potenziare l’offerta digitale immettendo nuovi contenuti sul sito istituzionale e sui nostri canali social: facebook, instagram, youtube, twitter. Sono state avviate nuove rubriche coinvolgendo tutto il personale, funzionari e assistenti, per mantenere vivo il contatto con i nostri pubblici e proseguire nell’attività di promozione del nostro ricco patrimonio culturale. Io stesso ho prodotto qualche video ‘casalingo’ che è stato lanciato in occasione di alcune date significative come Pasqua o il 25 aprile. È stato un modo per essere vicini ai nostri visitatori in un momento così critico.
Quale proposte per il futuro del Parco?
Il Parco, oltre ad essere quell’immenso museo a cielo aperto cui ho accennato, rappresenta una grande risorsa per lo svago, il tempo libero e lo sport grazie al suo aspetto fortemente suburbano costituito da numerose ville con giardino ma anche da ampie superfici agricole e naturali. Per incoraggiare a vivere ed esplorare il nostro Parco è stata realizzata “ItinerAppia”, una app che propone agli utenti e ai cittadini un’ampia selezione di itinerari orientati alla scoperta dei tanti siti di interesse archeologico, culturale, ambientale o storico.
Il Parco archeologico dell’Appia Antica ha già riaperto le visite dalle Tombe Latine alle Terme di Capo di Bove, fino all’antiquario di Lucrezia Romana, verso la Tuscolana con la sua incredibile serie di statue. Dal 25 giugno inoltre riaprono due gioielli del Parco archeologico dell’Appia Antica, il Mausoleo di Cecilia Metella e la Villa dei Quintili a Santa Maria Nova. La Direzione del Parco ha agito seguendo un criterio di gradualità e di massima prudenza attuando ogni possibile misura di prevenzione. A compensazione di tutte queste necessarie limitazioni per favorire la fruizione e il rilancio dei siti lungo l’Appia antica la Direzione del Parco ha disposto di offrire l’ingresso gratuito a tutti i visitatori e in tutti i siti del Parco sino al 13 settembre 2020 compreso. Sarà un modo di risarcire la cittadinanza delle privazioni che ha vissuto nel corso del confinamento, di ampliare e diffondere la conoscenza di spazi culturali di grandissima valenza storico-identitaria, spesso ancora sconosciuti agli stessi abitanti della città di Roma. A settembre ospiteremo un festival jazz e in autunno riapriremo con una mostra prevista per la primavera: un omaggio a Raffaello come conservatore delle antichità e personaggio di riferimento per la tutela del patrimonio archeologico. S'intitola “La lezione di Raffaello. Le antichità romane” ed è organizzata insieme a Electa. Sarà ospitata nella villa di Capo di Bove, un posto ingiustamente poco noto a Roma, che vogliamo rilanciare, con un’ampia area esterna attrezzata.