di Rosa Musto
Il rapporto di Eurydice del 2020 presenta una panoramica delle riforme e dei principali sviluppi politici nei vari paesi dal 2015 ad oggi sulla base dei risultati pubblicati dall’Education and Training Monitor 2020[1],il rapporto di monitoraggio dell’istruzione e della formazione presentato dalla Commissione europea a novembre 2020, il quale analizza i risultati dell’UE e degli Stati membri in relazione agli obiettivi fissati dal quadro strategico per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione (ET 2020).
In tale quadro l’Italia viene menzionata per aver introdotto riforme sostanziali volte a migliorare la qualità e la governance in tutto il paese, per una importante ristrutturazione del sistema ECEC, il sistema e cura della prima infanzia da 0 a 6 anni e per aver introdotto riforme sulla qualificazione del personale o sullo sviluppo professionale continuo.
Per quanto concerne invece l’obiettivo fissato per l’Istruzione superiore, l’Italia non riporta risultati lodevoli. L’Europa richiedeva che, entro il 2020, la percentuale di diplomati di questo livello educativo fosse stato almeno del 40%. Alcuni paesi, come Grecia, Austria e Croazia, che nel 2015 presentavano un tasso di laureati molto basso, nel 2020 hanno superato l’obiettivo. Altri paesi, Irlanda, Lussemburgo, Cipro e Lituania hanno anche essi superato l’obiettivo europeo con percentuali comprese fra il 55% e il 58%. L’Italia, invece, ha presentato un livello di istruzione superiore il più basso d’Europa, con una percentuale del 27,6%, insieme ai paesi Bulgaria, Romania e Ungheria. Anche per quanto riguarda l’ambito della mobilità per l’apprendimento nell’istruzione superiore in Europa, il percorso verso la libera circolazione degli studenti, risulta in Italia ancora ostacolato da diversi fattori, come la disponibilità di borse di studio e /o di prestiti, il riconoscimento delle qualifiche e dei crediti, l’accessibilità e l’attinenza delle informazioni per dell’orientamento e le competenze linguistiche. L’Europa esorta quindi ad attuare riforme strutturali a sostegno della mobilità per l’apprendimento e dell’Istruzione superiore.
Questa chiamata va onorata, in quanto fa riferimento alla situazione presentata dal nostro paese Italia con i suoi bassi livelli di istruzione, i più alti tassi di dispersione scolastica e il più alto numero di NEET e dove il livello di laureati che trovano lavoro è ben lontano dalla media Ue. L’Italia è anche il paese meno cresciuto negli ultimi venti anni e già presentava una situazione critica all’insorgenza della pandemia con un tasso di crescita annuale dello 0,3% su base nazionale, condizione che con il fenomeno pandemia si è aggravata.
Per il futuro sembra esserci comunque una speranza grazie a quanto dichiarato dall’attuale Ministro Bianchi dell’Istruzione ([2]) in una sua interessante pubblicazione, in cui tratta con chiarezza le diverse questioni urgenti da dover affrontare in termini di riforme nel mondo della scuola, partendo dal superamento dell'emergenza covid-19 e poi proseguire con il rilancio dell'autonomia scolastica, la rimodulazione delle materie e la riforma dei curricoli, l'adozione di un modello tedesco / scandinavo con un percorso liceale quadriennale e un percorso professionalizzante, sin dalla qualifica a 16 anni e fino a comprendere il sistema post-secondario/terziario degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), da troppo tempo arrestato e isolato dal sistema generale di istruzione e formazione. Infatti, gli ITS hanno sinora realizzato numerose esperienze valide ed eccellenti, che però non sono diventate patrimonio comune, parte integrante del sistema formativo per lo sviluppo del nostro paese. Gli ITS si presentano come esperienze eccellenti di cooperazione fra fondazioni di diritto privato con partecipanti pubblici e privati e nel presente necessitano di interventi riformativi adeguati per uscire dalla dimensione di “nicchia esperienziale” e rendere la loro offerta formativa più strutturata e disponibile per tutti i giovani del nostro paese.I corsi ITS si basano sulla collaborazione fra imprese, università, centri di ricerca ed enti locali, finalizzata a sviluppare e diffondere nuove competenze strategiche e necessarie per lo sviluppo continuo economico e per la competitività del nostro paese Italia in Europa e nel mondo. Occorre quindi agire in tempi brevi per giungere a una riforma strutturale, ancor più innovativa, che possa incidere positivamente sul piano della sostenibilità in termini di occupazione nel mercato del lavoro per le giovani generazioni, vero motore per la crescita futura del nostro paese.
[1] https://eurydice.indire.it/wp-content/uploads/2020/11/255_EN_Structural_indicators_2020.pdfm
[2] Patrizio Bianchi “Nello specchio della scuola” ed. Mulino 2020 e intervista pubblicata sulla rivista "educationduepuntozero" diretta da Luigi Berlinguer http://www.educationduepuntozero.it/politiche-educative/nello-specchio-della-scuola-intervista-a-patrizio-bianchi.shtml