di Rosa Musto

Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costruirci in un NOI che abita la Casa comune"

Come la storia insegni a capire i fatti del presente è un sistema interpretativo della realtà tramandato all’uomo sin dall’antichità e riconosciuto nell’opera magistrale del “De Oratore” di Cicerone, con la sua famosa massima : “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis. Occorre anche oggi affermare la validità di questa massima perché noi siamo quel che siamo, come risultato di determinate esperienze del tempo nostro di vita e dei nostri predecessori.

Esperienze dalle quali ogni generazione ne può uscire più forte e temperata, oppure più debole e vulnerabile, dipende dai fatti storici ad esse correlate. La memoria storica dunque, ispira le decisioni da prendere nel presente, a livello non solo personale, ma anche collettivo, politico, economico. La storia come maestra di vita, con il suo ricordo di grandi eventi contribuisce a far sì che determinate tragedie non si ripetano più in futuro o che si possano risolvere con maggiore facilità. Oggi, agire in tal senso consente di concorrere a educare le nuove generazioni verso una dimensione di  cittadinanza rivolta a realizzare un futuro sostenibile. Infatti, l’importanza del valore assegnato alla memoria storica, consente di oltrepassare la dimensione del ricordo e di trarre da esso l’insegnamento utile per affrontare le sfide del presente e per il futuro, con idee nuove, innovative riconoscendo i punti in comune con il passato.

Quanto ad esempio la memoria storica ci abbia tramandato sui rischi del degrado ambientale prodotto dalla nostra società, lo ritroviamo nel primo messaggio di allerta, nel 1972, prodotto dalla pubblicazione del  Rapporto sui limiti dello sviluppo di Meadows. Questo documento presentò già allora gli effetti negativi che avrebbero procurato sull'intero ecosistema terrestre la continua crescita della popolazione, l’industrializzazione, l’inquinamento e lo sfruttamento delle risorse. Questo testo di scienza ambientale diede origine allora alla coscienza ecologistica, tesa a preservare l’ambiente naturale e la vita dell’uomo, ma non sortì importanti reazioni significative nel mondo dell’industria e della politica negli Stati e fra le Nazioni. Nei decenni a seguire, diversi altri sono stati i campanelli d’allarme innescati per la emergenza ambientale a seguito anche della diffusione di numerose e strane malattie virali ( Hiv, Sars, Mars, Ebola); anche per questi fatti ben poco è stato intrapreso per prevenire tali fenomeni letali per la vita umana e animale. Ma oggi, la presente pandemia del virus Covid19, per la sua inaspettata violenza e diffusione, sta apportando nel mondo maggiore  consapevolezza che i cambiamenti climatici in corso sono assodati e, correlato ad essi, c’è sempre il rischio possa scatenarsi anche qualche altro virus pandemico. A questo punto occorre intervenire e il presente dibattito internazionale di scienziati, esperti e politici illuminati invita a riconoscere l’urgenza di dover cambiare strada partendo dalla considerazione che ormai “Il mito occidentale dell’uomo il cui destino è diventare padrone e possessore della Natura è crollato di fronte a un virus”. Operare in tal senso consente di poter evidenziare a priori la valutazione dei rischi possibili dipendenti dalle scelte che si intendono attuare, visto che appunto, le scelte politiche non possono essere prese considerando solo i processi economici e finanziari legati al Pil in quanto: “… il Pil pro capite non costituisce una rilevazione adeguata del grado di sviluppo. Per cominciare, trascura la distribuzione; e infatti può assegnare valori elevati a nazioni che, al loro interno, presentano diseguaglianze allarmanti. In secondo luogo, non è un buon misuratore di molti dei fattori differenti che fanno avanzare il processo di sviluppo. Sanità e educazione non sono ben correlate al Pil..”Un futuro sostenibile quindi, non potrà più essere governato dal solo predominio tecno-economico che valuta la qualità della vita umana attraverso tassi di crescita, Pil, sondaggi e ignorando aspetti qualitativi della esistenza umana e che incidono fortemente su di essa.  Occorre quindi far rientrate nello studio di valutazione dello stato di ricchezza della popolazione il concetto di benessere globale, che deve tener conto di tassi diversi e riferiti agli aspetti legati allo sviluppo integrale della persona (salute, povertà, indigenza, iniquità, libertà civili, conflittualità sociale) Questo benessere globale, riconosciuto importante per la vita sulla terra, lo sarà anche per la pace sociale fra gli uomini e sulla base di esso occorrerà definire l’indirizzo delle politiche democratiche degli Stati.

Alla luce di questo, l’educazione alla cittadinanza per un futuro sostenibile oggi non può tralasciare questo nuovo paradigma che consente di poter garantire la qualità della vita e di riconoscere l’apporto positivo offerto all’esistenza umana, da scienza e ricerca. In tal modo si sta giungendo alla definizione di un nuovo umanesimo, che riconosce per l’umanità una unica comunità, con il suo legame stretto e vincolante che ha con il destino bioecologico del pianeta terra, di cui è parte integrante. Incertezza e fragilità da sempre rappresentano per l’umanità una costante compagna di vita, ma che se si credeva scongiurata con lo sviluppo ipertecnologico della società post-industriale. Il fenomeno pandemico attuale ci ha dimostrato con i fatti che questo non è vero e il grande dibattito internazionale in atto invita a renderci tutti consapevoli di dover cambiare rotta, se si desidera realmente migliorare la situazione. Si tratta di un invito a un cambio di mentalità, prevedendo una rielaborazione culturale che va a incidere sullo sviluppo integrale della persona per riuscire a concorrere alla formazione di uomini e cittadini nuovi, informati e consapevoli, che non devono essere più solo consumatori che non sanno. Questa nuova mentalità sottintende il riconoscimento della validità di tutte le azioni messe in campo e guidate dal mondo della ricerca e dalla scienza, con una idea di progresso, diversa da quella del secolo’900, ma che trova nel riconoscimento del valore della scienza e della tecnica il fattore comune che lega il passato al presente. Per questo, l’educazione per un futuro sostenibile deve innanzitutto offrire alle giovani generazioni validi strumenti interpretativi della realtà, partendo da ciò che offre la memoria storica, come utile eredità guida nell’affrontare le nuove sfide.

Si va così ad attivare un processo formativo che va a liberare fortemente l’uomo dall’ignoranza, per formare persone capaci di cambiare il mondo e di pensare a progettare il futuro seguendo questo nuovo pensiero guida attento alla politica ecologica, economica e sociale, che offre risposte concrete “… al bisogno di umanizzare la società e al bisogno di un umanesimo rigenerato”

Con questo non si intende d’altro canto, voler ignorare quanto sinora si stia realizzando nell’educazione allo sviluppo sostenibile da parte di tutte le agenzie formative e in primis dalla scuola, ma si ritiene doveroso integrare i percorsi formativi già adottati, ponendo come base prioritaria il pensiero nuovo come guida e che li sottintende. Si tratta di andare ad arricchire l’attuale programma operativo delle azioni previste dall’Agenda 2030.

La scuola più che mai rappresenta per oggi e per il futuro la realtà più adeguata, la migliore “officina” per alimentare lo sviluppo di questo pensiero nuovo nell’educazione alla cittadinanza per uno sviluppo sostenibile, con un approccio che riconosca come le questioni legate ai rischi ambientali e climatici siano correlate ai fattori etici, sociali e politici. Tutto questo è frutto della complessità generata dalla crisi mondiale del coronavirus e da quella climatica insieme e che per questo, necessitano entrambi di essere affrontate su scala mondiale, con una politica che ammetta essere unica la comunità umana e operi le sue scelte rapportandosi al mondo multidisciplinare della scienza e alla conoscenza, in modo non più ambiguo e distaccato. Tutto questo consentirà di non ripercorrere gli errori umani che ben conosciamo e che risultano letali per la vita sulla terra non solo per l’uomo.

[1] Papa Francesco- Lettera Enciclica “Fratelli Tutti” 2020

[2]“La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità (Cicerone, De Oratore, II, 9, 36)

[3] Nel 1972 fu pubblicato da uno studio del MIT il rapporto su I limiti dello sviluppo, traduzione del volume The limits to growth, un rapporto commissionato dal Club di Roma, un'associazione di industriali, scienziati e giornalisti agli autori (i coniugi Meadows,

Jørgen Randers e William W. Behrens III). 

[4] Edgar Morin “Le 15 lezioni sul coronavirus” - R.Cortina Editori-2020

[5]Martha Nussbaum “ Creare capacità. Liberarsi dalla dittatura del Pil” – Ed. Il Mulino-2012

[6] E. Morin Le 15 lezioni sul coronavirus (R.Cortina Editori-2020

16-12-2020
Autore: Rosa Musto
Sociologa
Docente Università Guglielmo Marconi- Roma
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