di Sonia Marino
Nell’anno della nascita di Maria Montessori, il 1870, la popolazione italiana si attestava sui 27 milioni di persone. Nei primi anni del ‘900, quando la scienziata formulava il suo metodo educativo, circa 32 milioni.
L’età media era di circa 27 anni, e la percentuale degli ultrasettantenni ridottissima.
Oggi, a oltre un secolo di distanza, il contesto demografico è radicalmente mutato, l’età media della popolazione italiana ha superato i 45 anni. Secondo le previsioni salirà ancora, da noi come in tanti altri paesi.
Una popolazione in rapido invecchiamento comporta anche un numero crescente di anziani con disturbi cognitivi, come quelli che derivano dal morbo di Alzheimer.
Montessori non prese mai in considerazione l'utilizzo del suo metodo per gli anziani, al tempo l’emergenza era l’educazione e la cura dell’infanzia. Nei nostri anni l’emergenza sono gli anziani affetti da demenza e gli studiosi contemporanei hanno pensato di adattare l’approccio montessoriano nelle attività quotidiane di questi pazienti.
Può sembrare poco appropriato usarlo con gli anziani, per giunta con problematiche cognitive.
In realtà il metodo affonda le sue radici proprio nell’ambito della disabilità.
Montessori era un medico con uno spiccato interesse per la psicologia infantile e la pedagogia. Nel 1900, venne nominata direttrice di una scuola per bambini con disabilità intellettive a Roma. In tale contesto comprese che essi necessitavano di una pedagogia appropriata, con la quale ottenne ottimi risultati migliorando notevolmente il loro apprendimento. Iniziò, quindi, a chiedersi se tale approccio non potesse essere utilizzato nel sistema educativo tradizionale per aiutare tutti quei bambini normodotati ma che non riuscivano ad esprimere il loro potenziale.
Quando, nel 1907, le venne affidato l’allestimento della "Casa dei Bambini" nel quartiere popolare di San Lorenzo a Roma, colse l'opportunità di iniziare questa sperimentazione.
In questo contesto formalizzò e definì scientificamente il suo metodo.
Nell’educazione montessoriana sono essenziali i materiali di apprendimento e la progettazione dell'ambiente che deve promuovere il coinvolgimento e il benessere dei bambini.
I materiali sono finalizzati a sviluppare le capacità pratiche e le abilità motorie.
Importante precisare che Maria Montessori considerava il bambino come una persona, cosa non scontata soprattutto all’epoca. Infatti, parte del metodo è la libertà di scelta dell’attività da svolgere. L’educatore ha un ruolo dimostrativo di grande importanza, deve realmente mostrare le fasi dell’attività e assicurarsi che la persona abbia la capacità di svolgere quel compito, e, se necessario, modificarlo e adattarlo rispetto alle specifiche abilità fisiche o cognitive.
È, quindi, essenziale conoscere e capire le persone, per adattare i compiti e creare un ambiente a loro congeniale; che sia coinvolgente, significativo, che li faccia sentire parte di una comunità. Questo è determinante per il benessere di un bambino, ma è altrettanto importante per migliorare la qualità della vita di un anziano.
L’ambiente deve essere realizzato in modo da favorire lo sviluppo e l’autonomia dei bambini. L’autonomia, o quanto meno il suo miglioramento, è obiettivo fondamentale quando si organizza un ambiente finalizzato ad ospitare degli anziani con problematiche.
Gli arredi rivestono una grande importanza, devono essere sicuri e leggeri, resistenti e piacevoli, a misura dell’utente. Ogni ostacolo deve essere rimosso.
I principi a cui attenersi possiamo sono i seguenti:
- ordine, che per i bambini piccoli, ma anche per gli anziani affetti da demenza, è una condizione necessaria per cogliere le relazioni tra gli oggetti, o quanto meno per non aggravare il senso di spaesamento;
- libertà, l’ambiente deve essere sicuro e controllato ma non generare l’idea di costrizione;
- bellezza e natura, è acclarato dagli studi degli ultimi anni di quanto questi due fattori siano importanti per migliorare il benessere di tutti gli esseri umani.
Gli spazi, gli arredi devono essere sapientemente integrati e permettere una fruizione che favorisca l’autonomia residua delle persone affette da demenza.
Questo apporterà benessere ai pazienti e anche a coloro che se ne prendono cura.
Gli studi ad oggi hanno evidenziato dei risultati positivi nell’uso di questi aspetti del metodo con gli anziani affetti da demenza. Benefici sono stati riportati anche nell’applicazione di programmi intergenerazionali, nei quali sono coinvolti anziani affetti da demenza e bambini in età prescolare.
Non è stato valutato, però, se anche i bambini beneficino di queste attività intergenerazionali.
Questi, dunque, i motivi che hanno portato i ricercatori a testare le potenzialità del metodo, in questa epoca il cui scenario demografico e le esigenze della popolazione sono completamente mutate rispetto agli anni in cui la nostra scienziata è vissuta.
Da ergonomo ciò che da sempre mi affascina di Maria Montessori sono proprio le sue intuizioni sulla realizzazione di ambienti e compiti “ergonomici” in quanto centrati sulle esigenze e le abilità psico-fisiche degli utenti; sicuri e amichevoli nell'interazione. Erano per lei essenziali:
la centralità e l’unicità della persona.
Il metodo montessoriano, o almeno alcuni suoi aspetti, è di grande modernità, frutto della capacità di analisi di una scienziata che ha anticipato di decenni quanto dimostrato solo successivamente, ossia l’importanza dell’ambiente e delle modalità di svolgimento delle attività centrati sull’essere umano per il miglioramento del benessere e della qualità della vita.
Alcuni riferimenti:
Sheppard, C. L., McArthur, C. & Hitzig, S. L. A systematic review of Montessori-based activities for persons with dementia. J. Am. Med. Dir. Assoc. 17, 117–122 (2016).
Camp, C. J. et al. An intergenerational program for persons with dementia using Montessori methods. Gerontologist 37, 688–692 (1997).
Integronomia: http://www.integronomia.it/ergonomia.html