di Sonia Marino

Da mesi si parla tanto di scuola, ma trovo che le migliori parole fino ad oggi spese in merito siano le seguenti: “il Comitato tecnico scientifico, almeno due settimane prima dell'inizio dell'anno scolastico, aggiornerà, in considerazione del mutato quadro epidemiologico, le proprie indicazioni in merito all'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale per gli alunni e per gli insegnanti ...”.

Ineccepibile. Nessuno può essere certo di come la situazione evolverà, e di quali saranno davvero le condizioni al momento della riapertura delle scuole. Certo una soluzione è necessario trovarla, e bisogna pensarci adesso. O meglio ci si doveva pensare ieri.

Dico ieri, perché non sarà facile riprendere la didattica anche a causa delle pregresse pessime condizioni in cui versa buona parte del nostro patrimonio scolastico.

Per anni mi sono interessata di sicurezza sul lavoro in ambito scolastico, e più di quindici anni fa entrai nel mondo dell’ergonomia con un progetto di ricerca il cui obiettivo era verificare possibili influenze di ambienti scolastici non ergonomici sulla socializzazione tra i bambini.

La metodologia scelta era quella del disegno, in quanto il disegno permette di esprimere liberamente le proprie emozioni e desideri, senza condizionamento e reticenza.

I bambini, tramite i disegni, seppero spiegarci con chiarezza le loro idee progettuali e quali fossero le criticità.

aula sofiaIn molti disegni, espressero il loro bisogno di un ambiente più bello e colorato, confortevole, meglio illuminato, di edifici scolastici circondati da giardini più curati ed attrezzati (gli ambienti in oggetto erano quasi sempre l’opposto).

In uno di questi disegni, quello con ‘Sistema Solare’ scritto sulla lavagna, la piccola autrice esprimeva il suo desiderio di un’aula spaziosa, arredata con banchi ampi, e le sedie erano disposte in modo da mantenere un giusto distanziamento tra le “rime buccali”.

Lo so, la disposizione degli arredi non favoriva una corretta postura, ma sarebbe stato pretendere troppo.

Questo disegno non è profetico, ma adatto alle attuali criticità perché già presenti all’epoca, e oggi quella bambina credo stia finendo l’università.

E mentre Flaminia - la bimba del sistema solare - disegnava la sua idea di aula, Sofia, una sua piccola compagna, ci mostrava tutto il suo disagio per un’aula che nei periodi primaverili si trasformava in una vera e propria ‘Sauna’ in cui l’enorme finestra veniva da lei percepita come una finestrella sbarrata.

I dati forniti dal Ministro indicano che, rispetto alla superficie disponibile negli istituti, sarà necessario portare almeno il 15% degli alunni fuori dagli edifici, e questo per assicurare l’adeguato distanziamento di un metro.

Il Ministro consiglia giustamente di portarli fuori, che respirino, che respirino quella cultura di cui hanno bisogno. Portarli fuori, nei musei, nelle biblioteche, negli archivi, nei cinema, nei teatri. 

Alcuni di questi istituti hanno giardini di pertinenza, che potrebbero in alcune giornate offrire una valida alternativa alle aule, ma spesso sono interdetti alla frequentazione. Il motivo, il più delle volte, è la mancata manutenzione da parte dell’ente preposto: che non attua le verifiche di stabilità delle alberature, oppure non effettua l’ordinaria pulizia che trasforma questi luoghi in giungle urbane impraticabili e a rischio per la sicurezza dei fruitori.

Inoltre, se si portano sistematicamente le scolaresche fuori dall’istituto ci si dovrebbe assicurare che tra il personale vi siano anche più addetti al primo soccorso, e sarebbe buona regola dotare ogni gruppo di un pacchetto di medicazione.

Nella mia esperienza ho verificato che in alcuni istituti sono presenti aule in più, magari agibili ma adibite a deposito di materiale da dismettere – vecchi banchi, sedie rotte, armadi ed attrezzature varie non utilizzabili. Materiale di cui l’ente di riferimento non provvede, da anni, alla rimozione.

Tante le cose da dire ma concludo con le due linee di indirizzo che ci sembravano più urgenti all’epoca (e sembra che adesso siano in programmazione, vedremo poi come si realizzeranno):

  • ristrutturare gli edifici scolastici secondo principi ergonomici e di sostenibilità ambientale;
  • trasformare le scuole, affinché oltre ad essere luoghi atti allo sviluppo culturale e sociale delle future generazioni siano anche “i” centri di inclusione e aggregazione;
  • istituire dei gruppi di lavoro multidisciplinari di supporto agli insegnanti per trasmettere ai ragazzi informazioni sull’ergonomia - ossia salute, sicurezza, ma anche tanto altro - con un programma che miri all’inclusione e al benessere psicofisico.

Non sappiamo quale sarà il quadro epidemiologico nel prossimo settembre e di conseguenza per quali misure di prevenzione e protezione si opterà e se saranno adeguate; sulla scuola, però, abbiamo certezza di inadeguatezza da decenni.

Alcuni riferimenti:

  • Promozione e divulgazione della cultura della sicurezza. Importanza della comunicazione del rischio nelle strutture scolastiche, SIMLII, 2008, Marino et al.
  • Il banco scolastico come fattore di rischio: il ruolo dell’ergonomia nella prevenzione, SIMLII, 2008, Marino et al.
  • Integration in school and the correlation with ergonomics in the school environment, World Congress on Safety and Health at Work, 2008, Marino et al.
  • Subjective perception and ergonomic assessment of comfort/discomfort in school environments, AHFE, 2008, Marino et al.
  • The correlation between human health and the natural and constructed environment, AHFE, 2008, Marino S., Donisi M., Gurin R. e Testasecca M.
  • Sezione ricerca di Integronomia, ergonomia e sostenibilità http://www.integronomia.it/ricerca.html
30-06-2020
Autore: Sonia Marino
Architetto European Ergonomist
Presiede Integronomia, ricerca in ergonomia e sostenibilità
meridianoitalia.tv