Paolo Tucci

Attualmente non esistono farmaci antivirali di provata efficacia e selettivi contro il virus COVID-19. Si effettua una terapia di supporto e si trattano i sintomi. Sulla base di alcune prove fatte in vitro viene sperimentato (anche in Italia) l’uso su pazienti di farmaci antivirali già utilizzati per altre malattie virali I farmaci specifici contro il COVID-19 sono ancora allo stato di ideazione. I vaccini in sperimentazione sono diversi ma è necessario capire come funzionano nell’uomo. In passato vaccini sperimentali contro i coronavirus hanno prodotto risultati deludenti.


L’epidemia di coronavirus, COVID-19, che stiamo vivendo, ha acceso i riflettori sul mondo della ricerca farmacologica nella speranza che partorisca in tempi brevi il farmaco salvavita o il vaccino in grado di proteggerci. 

Attualmente quali sono i farmaci a disposizione dei medici?
Non esistono farmaci antivirali di provata efficacia e selettivi contro il virus COVID-19. Si effettua una terapia di supporto e si trattano i sintomi.
Ci sono farmaci in sperimentazione?
Sulla base di alcune prove fatte in provetta (in vitro), soprattutto in Cina, viene sperimentato l’uso su pazienti di farmaci antivirali già utilizzati per altre malattie virali, come Ebola, AIDS e anche di alcuni farmaci non antivirali. Il numero di studi in corso sono più di cento, la maggior parte condotti in Cina.
Perché si sperimentano questi farmaci?
Bloccano alcuni processi importanti che il virus utilizza per diventare un parassita delle cellule. I virus infatti sono essenzialmente costituiti da DNA o RNA (come il COVID-19) e per vivere hanno bisogno di una cellula e di impadronirsi di alcuni componenti della stessa che gli permettono di replicarsi. La cellula muore ma il virus si replica. I farmaci utilizzati, non essendo specifici, hanno una efficacia ancora da determinare. Sono quindi partite delle sperimentazioni per vedere se riducono effettivamente gli effetti del virus oppure se i casi in cui il loro uso ha avuto successo, erano dovuti ad altri fattori. Dobbiamo considerare che possono produrre anche effetti avversi gravi e potrebbero dimostrare una tossicità non prevista in soggetti infettati da COVID-19. Questo non è un fatto strano ma può succedere con tutti i farmaci utilizzati in condizioni diverse da quelle previste.
In Italia è stato autorizzato l’uso di clorochina, idrossiclorochina (due antimalarici con dati preliminari di potenziale attività antivirale), dell’associazione lopinavir/ritonavir, darunavir in combinazione con cobicistat o ritonavir (farmaci utilizzati per il trattamento dell’infezione da HIV).
In Italia è inoltre autorizzata la sperimentazione di remdesvir, un antivirale, in soggetti con malattia COVID-19 moderata o severa e per uso compassionevole in soggetti gravi, ricoverati in terapia intensiva.
Viene sperimentato anche l’uso di tocilizumab, un anticorpo monoclonale attualmente autorizzato per il trattamento di differenti forme di artrite reumatoide e per il trattamento della sindrome da rilascio di citochine. La sperimentazione di questo farmaco è stata autorizzata anche in Italia.
Al di fuori di quelli citati e di quelli riportati nella tabella riportata, non sono da considerare farmaci di altro tipo che vengono pubblicizzati o di cui si parla su social media e siti di pseudo-informazione. Assolutamente inutile e pericoloso considerare teorie alternative e terapie alternative a quelle citate in precedenza (i personaggi in cerca di pubblicità sono tanti).
Quali farmaci nuovi in sperimentazione?
I farmaci specifici contro il COVID-19 sono ancora allo stato di ideazione. Si sono ottenute già delle “fotografie” molto accurate del virus e su queste “fotografie” dovranno essere disegnati i nuovi farmaci. Si conoscono (già da anni) anche alcuni bersagli chiave per la penetrazione dei coronavirus nel tessuto polmonare (’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) e la transmembrana proteasi serina 2 (TMPRSS2). Il processo di sviluppo del farmaco però è lungo. Riflettiamo sul fatto che per un altro coronavirus (molto simile al COVID-19), che provoca la SARS, a distanza di 20 anni ancora non abbiamo nessun farmaco.
E i vaccini?
Lo sviluppo dei vaccini è relativamente più facile rispetto a quello di un farmaco antivirale ma non bisogna farsi illusioni. Aspettiamo un vaccino anti-HIV da circa 30 anni. Spesso quando i vaccini candidati vengono testati in vitro, cioè in provetta, i risultati sono buoni (questo spiega gli annunci entusiastici che sentiamo in questi giorni) ma quando vengono somministrati agli animali e poi agli uomini le cose cambiano. Nell’uomo, in passato, vaccini contro virus che attaccano il sistema respiratorio hanno provocato reazioni di potenziamento immunitario. Quest’effetto non è buono come sembra in quanto un sistema immunitario iperattivo produce danni molto gravi. Lo stesso effetto si è visto con vaccini anti-SARS (che infatti non sono stati mai commercializzati).
Perchè ci vuole molto tempo?
Nel caso si riuscissero a risolvere in breve tempo tutti i problemi tecnici (sono tanti e complessi), la disponibilità di un vaccino per i pazienti non avverrà a breve e probabilmente a pandemia terminata e per un farmaco ci vorrà molto di più. I tempi indicati sono molto brevi rispetto al normale (lo sviluppo di un farmaco richiede un minimo di 12 anni) perché, in caso di emergenza, le Agenzie Regolatorie mondiali (cioè quelle che autorizzano l’uso di un farmaco) si accontentano di un numero limitato di dati sperimentali. E’ necessario riflettere su un punto: tempi di sperimentazione molto brevi comportano una minore caratterizzazione dei farmaci e dei vaccini e quindi stime sbagliate sugli effetti terapeutici reali e gli effetti avversi. Consideriamo un foglietto illustrativo di un qualsiasi farmaco o di un vaccino: riporta gli effetti avversi rilevati durante la sperimentazione (decennale) e durante l’utilizzo dopo la commercializzazione. Spesso, nonostante la lunga sperimentazione, durante l’uso scopriamo nuovi effetti e in alcuni casi anche gravi effetti avversi. E’ stato dimostrato da alcuni studi che minore è la sperimentazione, maggiori sono i rischi legati a effetti avversi e scarsa efficacia.
Siamo stati colti di sorpresa o i farmaci e vaccini anti coronavirus potevano essere già disponibili?
La pandemia attuale non è una catastrofe inaspettata e insolita. Non serve pensare a guerre biologiche, a laboratori che si lasciano sfuggire virus fabbricati per scopi bellici, a complotti internazionali. Gli scienziati di varie discipline sanno da anni che esistono nel mondo serbatoi di virus. Uno dei più conosciuti è il pipistrello. I virus che provocano Ebola, AIDS, SARS, MERS per esempio sono tutti derivati dal pipistrello. Le grotte dove vivono i pipistrelli più pericolosi per la trasmissione di coronavirus, si trovano proprio in Cina. Sono anni che i ricercatori hanno dimostrato che i virus dai pipistrelli passano all’uomo, in alcuni casi direttamente (tramite morsi, graffi, deiezioni) molto spesso attraverso un altro mammifero che si infetta per poi infettare l’uomo. Non è necessario mangiare pipistrelli vivi (una falsa notizia che viene ripresa come vera); i problemi nascono quando l’uomo maneggia i pipistrelli (ad esempio macellandoli senza alcuna precauzione) tenendoli vicini ad altri animali (come ad esempio è successo nel mercato di Wuhan). Un effetto collaterale dovuto anche alla persistenza di alcune pratiche tipiche delle medicine tradizionali prive di alcuna base scientifica e a cui l’OMS strizza ancora l’occhio per motivi politici più che scientifici (vedi per esempio http://lameladinewton-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/01/13/asini-cinesi-se-l%E2%80%99oms-promuove-pratiche-mediche-non-scientifiche/). Sono anni che conosciamo i coronavirus e la domanda che da anni i ricercatori si pongono è: quale sarà il prossimo pericoloso per l’uomo? Oggi ne abbiamo conosciuto uno ma non sarà l’ultimo e in circolazione ce ne sono altri potenzialmente pericolosi. Era stato approntato un vasto progetto per rispondere alla domanda e i risultati cominciavano a vedersi. Il progetto si chiamava PREDICT (https://www.usaid.gov/sites/default/files/documents/1864/predict-global-flyer-508.pdf) iniziato nel 2008 cancellato nel 2019. Il progetto era costato 207 milioni di dollari agli USA. I giornali e i siti di informazione oggi riportano investimenti di 1000 miliardi di dollari degli USA, di 330 miliardi di sterline della Gran Bretagna, di 750 miliardi di euro della UE per combattere gli effetti diretti e indiretti dell’attuale pandemia. L’avvenimento che stiamo vivendo dovrebbe insegnarci che ignorare i risultati di ricerche serie e addirittura ostacolare la ricerca di base, solo perché non procura un vantaggio immediato o impone un cambiamento delle politiche di sviluppo, è pericoloso per tutti, ricchi e poveri. Impareremo la lezione per il futuro? Per esempio i governi si decideranno ad agire sulla base di allarmi scientifici consolidati da prove anche su altri fronti come ad esempio la resistenza agli antibiotici o l’inquinamento ambientale? A proposito di inquinamento ambientale, un’altra cosa che dicevano gli scienziati che andavano a caccia di virus, era che la devastazione di alcuni territori portava ad un maggior contatto tra pipistrelli e uomini. Per gli scettici, riguardo a questi collegamenti riporto un caso che ha fatto scuola perché ha dimostrato per la prima volta in modo univoco che un danno ecologico può produrre un effetto grave sulla salute umana. In India e Pakistan alcuni animali venivano trattati con un antinfiammatorio molto conosciuto e a basso costo, il diclofenac. Quando gli animali morivano, le loro carcasse rimanevano a disposizione degli avvoltoi che in poco tempo le divoravano (spazzini). Il diclofenac contenuto nei tessuti delle carcasse era sufficiente per creare una reazione tossica negli avvoltoi che quindi morivano. In breve tempo gli avvoltoi si sono decimati. Le carcasse, in assenza di avvoltoi, rimanevano disperse intatte nell’ambiente. Intervenivano quindi altri “spazzini”: cani e ratti. Questi, in presenza di cibo aumentarono di numero, e i contatti con l’uomo aumentarono. I contatti aumentati portarono ad un aumento di casi di rabbia e leptospirosi. Occorre sempre più ragionare in termini di One Health: la salute degli esseri umani è legata alla salute degli animali e dell'ambiente.

 

FARMACI ATTUALMENTE SPERIMENTATI NELL’ UOMO PER IL TRATTAMENTO DI COVID-19 E GIA’ UTILIZZATI IN ALTRE PATOLOGIE:

  • ASC09/ritonavir, lopinavir/ritonavir, umifenovir
  • ASC09/oseltamivir, ritonavir/oseltamivir, oseltamivir
  • Azvudina
  • Baloxavir marboxil/favipiravir e lopinavir/ritonavir
  • Darunavir/cobicistat,lopinavir/ritonavir and thymosin α1
  • Remdesivir
  • Camrelizumab and thymosin
  • Tocilizumab
  • Clorochina e idrossiclorochina
  • Metilprednisolone
  • Interferon alfa-2b

 

 

 

23-03-2020
Autore: PAOLO TUCCI
Farmacologo, Facoltà di Medicina, Università di Foggia.
meridianoitalia.tv