di Pietro Fiocchi

Intervista con il Cavalier Mario Boselli,  Presidente dell’Italy China Council Foundation

“…i colossi del lusso, italiani o francesi, esportano in Cina delle quote che arrivano a superare anche il 50 per cento del settore in questione a fronte di un’esportazione globale che è intorno al 70-80 per cento

La partnership strategica Italia-Cina è in ottime mani: i rappresentanti governativi dei due paesi sono determinati ad ottenere il massimo da questa cooperazione

Accanto al mondo istituzionale, anche quello dell’impresa svolge un ruolo fondamentale. In particolare, in Italia il Cavalier Mario Boselli, Presidente dell’Italy China Council Foundation, è tra i più efficaci promotori delle relazioni industriali tra Roma e Pechino.

Presidente onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana e di altri enti nazionali ed internazionali, il Cavalier Boselli è tra i maggiori industriali del settore serico e dal 1978 frequenta professionalmente la Cina.

Una conoscenza profonda del paese che fa del Nostro interlocutore un punto di riferimento per meglio comprendere il potenziale di un rapporto di per sé privilegiato, in un momento complesso del dialogo internazionale.

cina1Cavalier Mario BoselliLa Cina, in quanto grande paese consumatore, ha un forte interesse per i beni di lusso italiani. Tuttavia, negli ultimi anni, i marchi di lusso francesi hanno fatto concorrenza a quelli italiani in Cina e la quota di mercato dell'Italia è gradualmente diminuita: un  dato sfavorevole allo sviluppo dei marchi di lusso italiani. Come pensa che le associazioni del settore del lusso in Italia vedano la situazione attuale? Quali sono le proposte per invertire la rotta?

La vera moda è o italiana o francese. Se andiamo a vedere bene cosa c’è dietro queste due grandi realtà, scopriamo che la produzione della moda prêt-à-porter di alta gamma o di lusso, ha luogo in gran parte in Italia, le percentuali variano, secondo le statistiche, dal 70 all’80 per cento.

L’Italia produce per i brand italiani del lusso, come Prada, Dolce & Gabbana, Armani, Versace e produce anche per i brand, generalmente percepiti come italiani, ma di controllo francese, come Gucci, Fendi, Loro Piana, Bottega Veneta.

Una quantità notevole, considerato anche che i due grandi gruppi francesi Kering e LVMH hanno delle presenze produttive dirette in Italia, quindi poi nelle statistiche risultano giustamente come delle esportazioni dall’Italia.

L’Italia inoltre è buona fornitrice diretta di brand francesi, da Chanel ad altri. Noi siamo interessati che i cinesi continuino a comprare moda, meglio se italiana, ma anche se francese andrebbe bene comunque, perché la produzione è nostra.

I francesi guadagnano per quanto riguarda la distribuzione del brand. Tutta la filiera produttiva è italiana, quindi ci guadagnano le aziende che in Italia producono nella filiera e nella subfornitura.

 

E questo è importante, perché si tratta delle PMI italiane, che sono esportatrici indirette: i colossi del lusso, italiani o francesi, esportano in Cina delle quote che arrivano a superare anche il 50 per cento del settore in questione e l’esportazione globale è intorno al 70-80 per cento.

Quando un’azienda è subfornitrice di realtà del genere fruisce della catena del valore che dal vertice discende lungo tutta la filiera.

Per quanto riguarda il prodotto finito purtroppo invece le PMI non hanno la forza per andare in Cina e operare direttamente sul mercato distribuendo i loro prodotti, non potendo permettersi negozi monomarca.

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Si potrebbe ovviare a questo problema sviluppando il potenziale delle boutique multimarca, che però sono ancora poco diffuse in Cina a differenza di quanto succede in Italia o in Europa.

Con l’uscita dalla Via della Seta, si è parlato di sviluppare una partnership strategica con la Cina. Su quali progetti e strategie l’attuale governo italiano dovrebbe subito concentrarsi per supportare e promuovere efficacemente le nostre piccole e medie imprese in un mercato importante ma anche molto complesso, come quello cinese?

 

Possiamo contare sull’eccellente lavoro svolto dagli enti istituzionalmente preposti a questa missione, a cominciare dall’ICE (Istituto per il Commercio Estero), oggi guidato dall’ottimo Presidente Matteo Zoppas, un vero imprenditore, secondo me una garanzia per raggiungere traguardi importanti. Ci sono poi i nostri Consolati, gli uffici commerciali delle Ambasciate.

Probabilmente, considerata l’entità della sfida e l’importanza del paese, potremmo fare di più.

Posso dire però che il nostro Ambasciatore a Pechino, Massimo Ambrosetti, è persona molto attenta a tutto ciò e svolge un compito fondamentale in questa direzione.

In precedenza ho avuto modo di collaborare con l’Ambasciatore Alberto Bradanini, che è stato un grande promotore delle PMI italiane in Cina ed io ne sono stato un buon testimone per la moda avendo avuto l’onore di organizzare con lui delle sfilate in Ambasciata.

Ugualmente vorrei ricordare l’Ambasciatore Luca Ferrari e, benché si sia trovato in Cina nel mezzo della crisi pandemica, quando il paese era chiuso, credo che abbia fatto un ottimo lavoro.

 

Sulla base della Sua lunga e importante esperienza di dirigente industriale, quanto è importante una cooperazione strutturata e lungimirante con la Cina, per una concreta ripartenza dell’Italia?

 

Io, come Presidente della Italy China Council Foundation, ho fatto la mia parte dando il via lo scorso maggio a quella iniziativa che si chiama Italy China Economic and Cooperation Council, che abbiamo lanciato quando ci siamo resi conto che l’accordo sulla Nuova Via della Seta sarebbe stato non confermato.

E’ un’iniziativa a livello associativo, non governativo, ma serve a mantenere alto il livello di interlocuzione tra le aziende dei due paesi. Abbiamo 400 soci - per un fatturato di oltre 70 miliardi - di cui l’80 per cento sono italiani e il 20 per cento sono cinesi.

 

L’Italy China Economic and Cooperation Council è un organismo nostro, che abbiamo comunicato agli Ambasciatori dei due paesi, Sua Eccellenza Massimo Ambrosetti e Sua Eccellenza Jia Guide, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani, i quali hanno mostrato interesse per questa nostra iniziativa.

In un mio recente viaggio in Cina, abbiamo incontrato i vertici del China Council for the Promotion of International Trade, che abbiamo identificato come nostro partner e con cui abbiamo sottoscritto un accordo di cooperazione: un interlocutore molto importante per poter supportare concretamente le nostre imprese.

 

 

 

 

16-01-2024
Autore: Pietro Fiocchi
professionista della comunicazione, osservatore della cooperazione internazionale
meridianoitalia.tv