di Giuseppe Morabito

Le crisi dei primi venti anni di questo millennio hanno chiarito, oltre ogni scetticismo, che la NATO, per proiettarsi nel prossimo decennio, necessiti di una nuova "architettura" di difesa per essere un’Alleanza Atlantica che modifica il suo piano di difesa europea rendendolo idoneo ad affrontare simultaneamente più minacce di alto livello. Ciò è necessario considerando il complesso panorama di pericoli esistenti , soprattutto dopo la “lezione appresa del virus pandemico”.

Per trovare l'equilibrio tra strategia, convenienza, capacità, rischi e costi condivisi sarà probabilmente necessaria una nuova “forza europea”.

La NATO European Future Force dovrebbe avere la capacita’ di agire come un “primo soccorritore europeo” in qualsiasi scenario di crisi. Il suo intervento sarebbe opportuno se e quando  le forze militari americane fossero impegnate in “attività principali per la propria sicurezza” in altre aree strategiche del mondo. Dovrebbe inoltre essere una forza efficace nel dissuadere l'aggressione dall'est della NATO sia di sostenere le nazioni alleate in “prima linea” nel sud della NATO, con l’Italia “primo paese” sul confine del Mediterraneo.

Di conseguenza, questa super-coalizione tra europei della NATO dovrebbe operare in modalità  deterrente e avere buone capacità nelle dimensioni terrestre, marina, aerea, cyber, spaziale e intelligence. Per raggiungere questo obiettivo è necessario tenere conto della Brexit perché in buona misura senza la Gran Bretagna impegnata nella difesa dell'Europa, qualsiasi forza del genere sarebbe difficilmente realizzabile e, conseguentemente in progetto della NATO 2030.

Tornando alla pandemia il nesso tra sicurezza e salute è stato, da più di un anno, chiaramente dimostrato dai danni provocati dal virus. Tuttavia, le sue implicazioni più ampie sulle relazioni transatlantiche devono essere ancora valutate al di là dei dibattiti sui media. Occorre definire un'azione e una reazione coordinate nei confronti delle incursioni diplomatiche di potenze concorrenti dell’Alleanza (la diplomazia delle mascherine di Pechino o le missioni mediche mirate di Mosca) e si devono rafforzare i meccanismi politici e operativi all'interno della NATO e, soprattutto, dei paesi europei. È chiaro che la reazione attuata dal mondo occidentale è stata si soddisfacente, ma purtroppo, tutt'altro che perfetta.

In quest’ottica oggi è essenziale per l’Alleanza ideare e soprattutto attuare una vigorosa politica coordinata in termini di controllo dei bio-laboratori ad alta sicurezza nell’ambito del Convenzione sulle armi biologiche.

Sarebbero inoltre da evitare approcci molto divergenti nella gestione della pandemia a livello nazionale. Essi  sono stati giustificati con l'argomento della sovranità ma si sono dimostrati inutili contro una malattia transcontinentale che ha un impatto su tutte le economie. Ad esempio l’odierna reazione, per ora scomposta, all’annunciata mutazione del virus osservata in Gran Bretagna.

In questo quadro si deve tenere presente che il nuovo presidente americano pone le “Alleanze” al centro di qualsiasi iniziativa di politica estera in quanto le considera come mezzo essenziale per proteggere l'ordine internazionale, salvaguardare la democrazia americana e promuovere la pace e la prosperità in tutto il mondo. Biden quando era vice presidente ha sostenuto a lungo la NATO e altre organizzazioni multinazionali e seguendo questa linea politica ha guidato la politica in Afghanistan, Iraq e Ucraina. Che si tratti di affrontare il cambiamento climatico, la Cina o il Covid, le strategie di Biden incorporano i suoi “Alleati”.

La NATO si trova in una posizione unica tra le molte alleanze bilaterali e multilaterali poste in essere dagli Stati Uniti e deve essere in prima linea in questa strategia. Tuttavia, per ribaltare la visione negativa della NATO di molti americani, sarà fondamentale la questione della condivisione degli oneri.           L’ex presidente Trump ha perseverato per avere una solidarietà transatlantica oltre il critico 2% del fabbisogno di spesa del PIL, per le questioni della difesa, per ogni singolo paese NATO. Un impegno, ricordiamolo, che fu inizialmente chiesto e negoziato dall'amministrazione Obama.  L'impegno divide gli alleati, soprattutto quando le risorse per combattere la pandemia stanno consumando una quota sempre maggiore dei bilanci nazionali.

Per unire il paese e la comunità transatlantica, Biden vede la NATO come il veicolo adeguato a garantire la sicurezza collettiva rafforzando nello stesso tempo identità e interessi condivisi. Inoltre sta cercando di placare i timori degli europei che forse sarebbero stati abbandonati da una ”America First”, affermando: "Potete contare su di noi per guidare ... perché è il nodo preponderante nel nostro interesse personale e in quello di altri paesi ".              La prossima sfida per l'amministrazione Biden sarebbe quella di affrontare le questioni transnazionali più urgenti con una NATO rivitalizzata, con 30 membri pronti alla competizione tra le grandi potenze quali Russia e Cina.

Lavorare insieme con 30 Stati membri per allineare gli sforzi contro altre penetrazioni informatiche e campagne di disinformazione sarà fondamentale per garantire una robusta resilienza anche alle popolazioni civili. Ciò che Biden sa, è che Mosca teme una NATO forte. Una NATO unita consente agli Stati Uniti di proteggere i suoi amici più stretti (e di far sì che anche loro vengano in suo aiuto) e limita forse i costi per farlo. È nell'interesse degli Stati Uniti mantenere una NATO che possa garantire la sicurezza transatlantica con gli Stati Uniti come una nazione tra le tante, e non nel suo ruolo di poliziotto internazionale. Questo non solo produce una partecipazione più equa nel sostenere l'ordine liberale, ma nega anche a Mosca la capacità di imporre la possibile narrativa di un altro travagliato intervento americano.

Anche quando si parla di Cina, ancora una volta la politica di Biden s’indirizza verso le alleanze come strumento sia per progettare sia per rafforzare il potere americano. Biden traccia la sua strategia per contrastare l'ascesa della Cina come un compromesso tra la cooperazione, ad esempio, su questioni come il cambiamento climatico, la non proliferazione nucleare e la sicurezza sanitaria globale, mentre contrasta, come nel caso di Taiwan e Hong Kong, il mancato rispetto diritti umani e la proprietà intellettuale da parte di Pechino. 

Pertanto, qualunque cosa accada nelle prossime settimane, questo è il momento di continuare nella direzione seguita fino ad ora. Per il bene della NATO e della futura difesa dell'Europa, è tempo che alleati e partner ricordino esattamente che coesi, la NATO e gli Stati Uniti possono costruire un nuovo percorso di cooperazione e contrastare le attuali sfide alla sicurezza. La nuova strategia 2030 della NATO afferma che la NATO è il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. 

Per quanto riguarda l’Italia, vale questo principio, perché Piero Fassino, attuale presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati, nelle conclusioni della conferenza organizzata dalla NATO Defence College Foundation ha dichiarato che “per essere più uniti e meno vulnerabili bisogna agire con la NATO per affrontare le sfide del nuovo secolo”. ("To be more united to be less vulnerable. With NATO for the challenges of the new century").

22-12-2020
Autore: Giuseppe Morabito
Generale dell’Esercito Italiano
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation
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