Dai rapporti tra Stato e Chiesa alle nuove sfide per la democrazia
Maurizio Gentilini
La recente controversia
Rispetto a quell’evento, Alcide De Gasperi condivise le proprie valutazioni e preoccupazioni per via epistolare con alcuni amici trentini (tutti molto vicini al vescovo Celestino Endrici). Nella sua condizione di emarginato dalla vita pubblica a causa della sua opposizione al fascismo, il futuro statista espresse un articolato giudizio sugli accordi, manifestando una profonda preoccupazione circa la cosiddetta “politica concordataria” e i pericoli di compromissione del principio di laicità della politica e dello Stato.
La recente controversia - confrontata con la realtà nazionale e globale causata e messa a nudo dall’emergenza Covid - ha usato modi e toni sproporzionati e si è dimostrata una battaglia di retroguardia, ancorata a logiche politiche e schemi di pensiero appartenenti al passato. Ad esempio richiamando la lesione del diritto costituzionale alla libertà religiosa e dunque alla celebrazione del culto. Un diritto giudicato implicitamente superiore a quello alla salute, senza pensare che nella attuale contingenza in pericolo non è la fede, ma i fedeli, non è Cristo, ma i cristiani (assieme al resto dell’umanità). Senza considerare che nella attuale condizione – come accaduto per tutti i rapporti sociali - la vita delle comunità cristiane ha dovuto ripensarsi, tanto nelle forme che nei contenuti.
Esempi “settoriali”, ma che ci rammentano la necessità – d’ora in poi - di valutare ed affrontare le situazioni, i problemi e le scelte politiche stabilendo delle priorità, usando approcci, modelli e linguaggi meno astratti e ideologici, più ancorati alla realtà e ai bisogni dell’uomo, con un metodo induttivo che muova da quello che Romano Guardini chiamava il “concreto vivente”. Per parlare del vivere civile si imporranno nuovi alfabeti, ad esempio considerando che il “distanziamento sociale” sarà sempre più interpretato come la distanza intercorrente tra ricchi e poveri, tra chi ha tutele e chi no, tra chi “sta bene” ed è molto ben rappresentato e difeso, e chi “sta male” e viene abbandonato a sé stesso.
La pandemia
La pandemia ci imporrà la necessità e ci offrirà l’occasione di una “ricostruzione” (altro temine legato alla figura di De Gasperi), che ci intimerà di stare in effettivo contatto con la realtà, di fare i conti con la storia.
La necessità ci obbligherà a riconsiderare parole chiave come “persona” e “comunità”, declinandole in progetti che dovranno confrontarsi con la nuova condizione del mondo, molto più imprevedibile, più libera e al contempo più sottoposta a mille condizionamenti che noi non siamo in grado di dominare e neppure di prevedere.
Altro termine e principio costituzionale da ripensare e ridefinire sarà quello del “lavoro”, pensando che in sole sei settimane negli USA, dentro quella che è considerata la prima economia del pianeta, sono rimasti senza lavoro ben 30 milioni (!) di persone.
Mai come in questo momento serve una riflessione e una ridefinizione teoretica dei concetti alla base della convivenza umana e del suo futuro (diritti, democrazia, pace, economia, ambiente …). Come ha scritto Mauro Magatti, per uscire dalla crisi generale in cui sembra sprofondato il mondo contemporaneo serve un “cambio di paradigma”, cambiando prospettive nell’interpretare la realtà e regole nel governarla. Una nuova normalità sarà possibile dopo aver identificato una direzione da percorrere e dopo aver scritto nuove regole. Attingendo all’esempio degasperiano (e ai protagonisti della stagione della ricostruzione), si potrebbe partire dalla rinuncia alla cieca economia del consumo (con tutte le sue implicazioni) dei modelli neoliberisti, per giungere a nuovi sistemi di scambio sostenibile e a proporre una nuova stagione della democrazia.