di Elisabetta Trenta
La Democrazia Cristiana scenderà in piazza per ribadire che l’Europa non può più permettersi di essere una spettatrice della storia, ma deve diventare un attore forte e coeso. La manifestazione “Una Piazza per l’Europa” sarà l’occasione per riaffermare la necessità di un’Unione Europea politicamente unita, con una vera politica estera e una difesa comune.
Oggi, l’Unione appare più che mai un colosso burocratico privo di un’identità strategica, capace di decidere su regolamenti per lo più amministrativi, ma incapace di incidere sulle grandi questioni globali. Questo è esattamente il rischio che Alcide De Gasperi aveva previsto nel 1951:
“Se noi costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore vivificata da un organismo centrale, noi rischiamo che questa attività europea appaia senza calore, senza vita ideale”.
L’Europa deve decidere se vuole essere protagonista o restare un’istituzione paralizzata da veti incrociati. Dall’Ucraina al Medio Oriente, dalle crisi migratorie alla sicurezza energetica, il tempo dell’attendismo è finito.
Pace in Ucraina: sì alla diplomazia, no al mercanteggiamento
Tra i tanti mutamenti repentini e altalenanti a cui Donald Trump ci sta abituando, ce n’è uno che, almeno negli obiettivi, condividiamo: arrivare alla pace tra Russia e Ucraina. Crediamo sia essenziale fermare i missili, interrompere la carneficina e trovare la pace possibile, perché la pace giusta non nasce solo da vittorie militari ma neanche da un ultimatum, ma si costruisce nel tempo con la diplomazia.
Non ci piace, però, la diplomazia predatoria di Trump. Se gli Stati Uniti si muovono in cerca di un accordo che serva solo ai propri interessi, senza una visione di stabilità duratura per l’Europa, allora sarà un accordo fragile e rischioso. Non sarà mai la diplomazia dell’Unione Europea.
L’Europa non può accettare di essere solo un’osservatrice delle trattative, perché la sicurezza e il futuro del nostro continente sono in gioco. Non vogliamo che la pace sia il risultato di un compromesso imposto, ma che sia il frutto di un impegno diplomatico europeo forte e credibile.
Una difesa europea per garantire stabilità, non per inseguire la guerra
Il problema dell’Europa non è la spesa per la difesa, ma l’assenza di una visione strategica comune. La corsa al riarmo, senza un coordinamento tra i Paesi membri, rischia solo di frammentare ancora di più la sicurezza europea. Infatti la questione non è quanto si spenda per gli armamenti, ma come si spenda e con quale visione.
“Un esercito europeo non può esistere senza una governance politica comune”, ricordava De Gasperi nel 1952.
L’Europa ha bisogno di una difesa autonoma, non per sostituire la NATO, ma per essere capace di proteggere i propri interessi senza dipendere dalle scelte di altri Paesi. La prospettiva di un’America meno coinvolta nella sicurezza europea ci impone di accelerare la costruzione di un’Europa che eserciti una deterrenza credibile, sia in grado di difendersi da sola e parlare con una sola voce nelle crisi globali.
E questo significa anche evitare un riarmo indiscriminato. Paesi come l’Italia devono investire per colmare le proprie carenze operative, ma in altre nazioni le risorse disponibili sono già elevate. Non possiamo permetterci una militarizzazione senza criterio, che rischia di destabilizzare il continente invece di proteggerlo.
L’Europa ha bisogno di leadership, non di burocrazia
L’Unione Europea ha il potenziale per essere una potenza diplomatica e strategica, ma deve abbandonare le esitazioni e assumere un ruolo di attore globale.
Per questo, la Democrazia Cristiana sarà in Piazza per l’Europa.
Per chiedere un’Europa capace di agire, non solo di reagire.
Perché la pace e la sicurezza non si costruiscono con slogan, ma con decisioni coraggiose e una visione strategica chiara.
L’appuntamento è per venerdì a Roma. Non possiamo più aspettare.