di Annalisa Libbi

Si sente spesso parlare, in merito al dibattito politico italiano, come di una narrazione polarizzata, che tende allo scontro ma non a conclusioni ragionevoli dalle quali ripartire per condividere una cornice di senso.

Se è vero che le ragioni di tale situazione vanno ricercate nella difficoltà molto italiana di fare pace con la propria storia ammettendo colpe ed errori, è pur vero che, spesso, la politica trova in queste situazioni una sorta di comfort zone che rende, forse, più semplice il proprio agire.

Una politica emotiva o delle emozioni che ha ragione d’essere nel richiamare all’immaginario quelle istanze portatrici di entusiasmo, capaci di smuovere gli animi di un elettorato a volte anche un po’ avanti con gli anni che spesso è disorientato di fronte alla velocità dei cambiamenti ai quali si è continuamente sottoposti.

I “grandi temi” che, quasi come su un palco Shakesperiano, riempiono le piazze del consenso e del dissenso, piazze di destra e di sinistra che, paradossalmente, può capitare che si ritrovino a “calpestare” gli stessi suoli in un afflato che diventa un capolinea di difficile gestione.

Se, però, la politica rimane al livello delle emozioni come potrà “fare cose” che realizzino il bene comune?

Poiché, banalmente, governare dovrebbe significare mettere in pratica quello per cui si è stati votati e fare opposizione non dovrebbe ridursi alla mera critica di chi governa.

A volte l’impressione è che ci si preoccupi più di marcare posizioni che siano peculiari della propria storia politica che non di produrre azioni concrete che le diano senso di esistere.

E’ indubbio che abbiamo vissuto e viviamo tempi complessi, in un continuo e troppo veloce divenire, che è altrettanto necessario mantenere dei punti fermi ma, il fine non può coincidere con il mezzo.

Superare gli slogan ed avere il coraggio di andare oltre la fase dell’entusiasmo, l’onestà intellettuale delle istanze concrete di chi comprende che il bene comune si fa occupandosi della vita dei cittadini, che le scelte politiche sono anche scelte di politica economica.

Essere in grado di indicare quali capitoli di spesa coprono le proposte politiche, se questi esistono o se sono da generare e, nel caso, indicandone il come, nella certezza che, tale concretezza, da sola, basterebbe a marcare le differenze politiche.

08-10-2024
Autore: Annalisa Libbi
Insegnante, già Vicepresidente di Azione Cattolica dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pescara-Penne
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