di Paolo Balduzzi

Il 2024 promette di essere un anno elettoralmente interessante. Innanzitutto, perché ricchissimo di appuntamenti: sette elezioni regionali (Abruzzo, Basilicata, Campania, Piemonte, Sardegna, Umbria e Veneto), circa 3700 elezioni comunali, tra cui 29 capoluoghi di provincia; e infine le elezioni europee); inoltre, perché il primo di questi test, le elezioni regionali in Sardegna, si è concluso con un risultato piuttosto sorprendente: la vittoria della coalizione Partito democratico-Movimento 5 Stelle, la sconfitta del centrodestra e la sostanziale irrilevanza del centro. Al di là del risultato elettorale, tuttavia, a chi fa davvero più male il voto sardo?   

I numeri delle elezioni in Sardegna

Quando si analizzano i risultati elettorali, è sempre utile porli in una prospettiva storica di breve-medio periodo. Poco utile ragionare senza sapere quali fossero le forze elettorali alle ultime elezioni; troppo diverso il mondo per confrontarli con i risultati di oltre cinque anni prima. In questo senso, tornano quindi utili i risultati su territorio insulare delle ultime elezioni politiche (2022) nonché quelle passate elezioni regionali (2019). Vale anche la pena di ricordare che, nel 2019, Azione non esisteva e che Partito democratico (PD) e Movimento 5 Stelle (M5S) non erano coalizzati. Si nota subito che, rispetto al voto delle politiche e alle scorse regionali, la Lega ha perso enormi consensi. Poco indicative le percentuali di Fratelli d’Italia (FdI) e del M5S: in entrambi i casi, si tratta di partiti che hanno espresso il candidato presidente; il quale, a sua volta, si è organizzato con liste civiche a proprio sostegno, che hanno verosimilmente pescato voti dalla stessa base elettorale del partito di origine. Guardando ai voti ottenuti nel 2019, per questa ragione più indicativi di quelli del 2022, il M5S sembra avere mantenuto gran parte dei propri consensi mentre FdI li ha moltiplicati. Tengono Forza Italia (FI) e PD mentre scompare il centro.

Risultati elettorali (%)

 

Regionali 2024

Politiche 2022

Regionali 2019

Movimento 5 Stelle

7,8

21,80

9,74

Partito democratico

13,8

18,74

13,48

Fratelli d’Italia

13,6

23,60

4,72

Lega

3,7

6,25

11,40

Forza Italia

6,3

8,58

8,04

Azione

1,5*

4,61**

--

Affluenza

52,40

53,17

53,75

* Con + Europa

** con Italia viva

Fonte: https://elezioni.interno.gov.it/ per 2019 e 2022; https://elezioniregionali2024.regione.sardegna.it/risultati-riassuntivi per 2024 (consultato alle ore 00.00 del 28/02)

In molti hanno palesato il sospetto che qualche partito (la Lega) abbia chiesto ai propri elettori di effettuare il voto disgiunto, confermando il sostegno alla propria lista ma premiando un diverso candidato presidente. Effettivamente, i dati confermano una differenza tra voti al candidato presidente (45%) e coalizione di centrodestra (48,8%) a favore di quest’ultima; al contrario, la candidata del centrosinistra ha raccolto più consensi (45,4%) della propria coalizione (42,6%). Sufficiente per giustificare la sconfitta? I numeri dicono di sì. Tuttavia, vale la pena notare che il gap a favore della coalizione di centrodestra era già presente cinque anni fa (4,1%) e non aveva impedito all’allora candidato e attuale presidente uscente di vincere le elezioni. Analogamente, il premio a favore del candidato presidente del centrosinistra (2,9%) non gli aveva comunque permesso di vincere. A determinare il ribaltone elettorale, oltre all’eventuale strategia fratricida dei partiti nella coalizione di centrodestra, è stata quindi anche la scelta di coalizione del centrosinistra. In termini assoluti, il candidato presidente del centrodestra aveva raccolto 364mila voti nel 2019 e ne ha raccolti 328mila nel 2024; il candidato di centrosinistra (senza M5S) ne aveva raccolti 250mila nel 2019 e ne ha invece raccolti 331mila nel 2024. Nemmeno a farlo apposta, i voti guadagnati dal candidato presidente di centrosinistra (81mila) valgono poco meno di quelli persi dal candidato presidente del centrodestra (36mila) sommati a quelli portati dal nuovo partner di coalizione, il M5S (53mila). Resta da chiedersi cosa sarebbe successo se il PD avesse sostenuto un candidato differente (Renato Soru?) insieme ai partiti di centro e senza il M5S. Ma sono domande che troverebbero risposta solo nel multiverso dei film di fantascienza.

 

In prospettiva

Chi esce vincente e chi esce sconfitto da questa tornata elettorale? Escono con le ossa rotte le liste di centro (Azione e Italia viva), che hanno scelto di sostenere l’ex presidente di Regione, Renato Soru. A differenza della dubbia operazione avvenuta un anno fa in Lombardia, quando Calenda e Renzi decisero di sostenere la candidatura di Letizia Moratti, questa volta la collocazione politica dei protagonisti non ha certo suscitato perplessità. La scommessa, evidentemente, era quella di togliere sufficienti voti alla coalizione PD-M5S per costringere proprio il PD a rivedere le proprie strategie di alleanza elettorale. Anche se di poco, l’operazione sembra essere fallita, tanto è vero che a poche ore dalla manifestazione dell’esito finale, perfino Carlo Calenda ha dischiarato che in futuro nemmeno lui potrà più ignorare il partito di Giuseppe Conte. Da verificare se ciò importi o meno al leader cinquestelle. Il Centrodestra perde, male, elezioni che sembravano già vinte in partenza. Paradossalmente, l’unica buona notizia arriva dalla (possibile e probabile) strategia leghista che ha mirato a indebolire il candidato presidente sconfitto. In altre parole, se il centrodestra marciasse di nuovo compatto, potrebbe facilmente tornare a imporre la propria forza elettorale. Il partito di Giorgia Meloni subisce un brutto contraccolpo rispetto alle elezioni politiche ma è ancora presto per considerare esplosa la bolla di consensi della Presidente del Consiglio. Nonostante tutto, la sconfitta risulta essere di misura: troppo bassa la differenza tra le coalizioni per affermare che il vento è davvero cambiato.  Non fa certo il pieno di voti, ma molto bene va valutata la performance del M5S, che conquista per la prima volta la leadership in una regione italiana. E mette in seria difficoltà il PD, anche in vista delle prossime scadenze elettorali. Benché il cosiddetto “campo largo” sia una strategia esplicita del segretario Elly Schlein, realizzare di poter tornare a vincere solo insieme al M5S pone una pesante ipoteca sulla strategia di sviluppo del partito, che dovrà aspettarsi in futuro una competizione sempre più serrata dai partner elettorali. Con i quali, vale la pena di ricordare, non corre certo sempre buon sangue. E intanto per il PD si riduce anche la possibilità di espandere ulteriormente la coalizione. Se ad oggi nel centrosinistra il M5S potrebbe essere ancora considerato un necessario salvagente, il rischio è che domani, da quelle parti, ci si sarà dimenticati di come si fa a nuotare da soli. 

29-02-2024
Autore: Paolo Balduzzi
Docente di Economia pubblica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
meridianoitalia.tv