In occasione della prima votazione per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, in un quadro non ancora chiaro sulle scelte dei partiti, abbiamo rivolto alcune domande all' On. Stefano Ceccanti, costituzionalista e uno dei Grandi elettori.
di Gianni Lattanzio
On. Ceccanti, con quale spirito va a votare? Che tempi prevede?
Vado con lo spirito di chi attende pazientemente che venga dipanata una matassa molto complessa in cui, per la prima volta, un'elezione presidenziale potrebbe avere effti sul governo e in cui vi e' la necessità di una chiusura ordinata della legislatura. Tempi non brevi per questa complessità.
Può farci un quadro dello scenario che abbiamo di fronte oggi con particolare riferimento alle questioni costituzionali?
Dal punto di vista costituzionale si pongono soprattutto due interrogativi. Il primo è cosa succede nell'improbabile caso in cui non chiudiamo prima del 3 febbraio, quando scade il mandato di Mattarella. A mio avviso e' preferibile la tesi della prorogatio di Mattarella e non della supplenza Casellati anche perché il Presidente uscente è stato legittimato.
La seconda è l'intrigo dei problemi che si pongono nell'ipotesi dell'elezione di Draghi. Nel caso, sarebbe opportuno che si dimettesse da subito, che gli subentrasse il ministro più anziano, Brunetta, e che poi la crisi vera e propria fosse gestita da lui dopo il giuramento.
Si e' parlato poco della vecchia logica dell' alternanza laici-cattolici. Che ne pensa?
Ho pensato che fosse sempre improprio parlare di laici e cattolici anche nel primo sistema dei partiti, dove si trattava di un'alternanza tra esponenti del partito della Dc e degli altri partiti. Nel secondo sistema dei partiti anche questo retaggio è per fortuna scomparso. Si è affermata in modo più fisologico una sana distinzione di piani.