Mattarella come De Gasperi: “uomo solo”, per essere al servizio “solo” degli interessi generali del Paese.
Lucio D’Ubaldo
Che giudizio si può dare del settennato di Mattarella? La pubblica opinione, in genere poco incline a fare sconti quando giunge a conclusione l’esperienza di una figura politica di primo piano, ne dà uno largamente positivo. Del resto, è forte la corrente di pensiero che ancora in queste ore ne propone la conferma al Quirinale. Per una parte dipende dallo stile, sempre misurato e gentile, del personaggio; in un altra invece, dall’aura di rispettabilità che ne accompagna il profilo di specchiato democratico, fedele alle istituzioni, espressione di una storia politica, anche familiare, di pacata e limpida intransigenza sui valori fondamentali dell’ordinamento repubblicano.
Eletto nel 2015 da una maggioranza ristretta, ha saputo guadagnare progressivamente il favore degli italiani e il rispetto di settori diversi, pure lontani tra loro, del nostro panorama politico. In alcuni passaggi decisivi la sua funzione di garante della Costituzione, con tutto quel che ne consegue, è apparsa nella forma certamente più robusta e convincente.
Dopo le elezioni del 2018 ha dovuto affrontare la fase più complicata degli ultimi anni, con due forze politiche - Lega e M5S - intenzionate a gestire un esperimento di governo a impianto sovranista e populista. Non ha contrastato l’intenzione dei partiti, ma si è posto con autorevolezza a tutela della credibilità dell’Italia in Europa. Quando si è passati dal Conte I al Conte II ha preteso che il cambio di alleanze - fuori la Lega, dentro il Pd - fosse circondato da premesse e indirizzi non effimeri, e cioè non tanto e non solo per evitare le elezioni. In ultimo, entrata in crisi la formula giallo-rossa, dopo la rottura provocata da Italia Viva, ha dosato pazienza e fermezza, fino al punto di “imporre” la soluzione di Draghi. Nemico di qualsiasi evasione demagogica, con l’uso assennato dei poteri attribuiti dalla Carta al Capo dello Stato ha esercitato in massimo grado l’opera di “moral suasion” che l’interesse del Paese richiedeva (e sempre richiede).
Mattarella lascia di sé l’immagine di un uomo che nei momenti cruciali è stato se stesso, con ciò volendo dire, a riguardo appunto dello stile, che nel prendere una decisione non ha mai ceduto alle pressioni, né si è aggrappato a consigli o suggerimenti esterni, quale ne fosse la matrice. Vale per lui la definizione di “uomo solo” che la figlia di De Gasperi, Maria Romana, ebbe il gusto di coniare per il padre. Una definizione, per altro, che contempla due versioni: la prima, allusiva di quanto fosse solitaria, per forza di cose nell’Italia della Guerra fredda, l’azione dello statista trentino; la seconda, attinente a Mattarella, evocativa di un vincolo di responsabilità per il quale il Presidente della Repubblica non può non essere “solo” nel compiere gli atti - pochi ma spesso rilevanti - che indicano e proteggono le grandi scelte della nazione.
Nel congedarsi dal suo Ufficio, Mattarella merita sinceramente il plauso degli italiani.