Fausta Speranza
Difesa della salute pubblica e solidarietà come priorità: si gioca su questi termini la scommessa dell'Ue di fronte alla pandemia da coronavirus. Da più parti si sente parlare di un'Europa “debole” e “egoista”. Si parla di una barca alla deriva e si moltiplicano le voci di chi vorrebbe scendere da quella imbarcazione. A ben guardare, difficilmente si trovano altrove le stesse basi giuridiche chiaramente espresse proprio a favore dei cittadini, che costituiscono le fondamenta della costruzione europea.
C'era profonda idealità e grande concretezza su vari piani, ma anche una consapevolezza fondamentale: "L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto." Non poteva che essere un working in progress di anni e anni. Dunque, invece di ipotizzare di buttare a mare la barca, bisogna avere più chiara la rotta e incalzare i capitani di bordo perché si vada avanti e non indietro, perché si superino gli egoismi nazionali piuttosto che lasciare loro campo libero senza freni. Certamente nessuna avventura di questo tipo si fa andando a rimorchio, senza progettualità o decisionalità. Resta valida, infatti, anche un'altra convinzione di Schuman: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano". Mandare la costruzione europea alla deriva, con tutti i suoi principi, non è un'idea creativa. Piuttosto apre a un naufragio assistito.