Claudio Pacifico nel 1974 inizia la carriera diplomatica operando nelle ambasciate di Teheran, Washington e Mogadiscio. Nel 1991 viene nominato ambasciatore all'epoca il più giovane della rete diplomatica italiana in Bangladesh.Successivamente ricopre l’incarico in Sudan, per poi passare in Libia.Nel 2004 ricopre la carica di direttore generale per il Medio ed Estremo Oriente,Oceania ed Antartide presso la Farnesina.

Nel 2007 torna a ricoprire il ruolo di ambasciatore in Egitto,diventando anche rappresentante presso la Lega Araba per l’Italia e i paesi UE.Successivamente il Ministro degli Esteri gli assegna l’incarico di suo Consigliere e le funzioni di Inviato Speciale per il Mediterraneo e il Medio Oriente.

-Nel corso della sua carriera diplomatica ,lei ha prestato servizio anche nelle sedi di Washington,Teheran e Mogadiscio . E stato altresì testimone della rivoluzione islamica in Iran,che trasformò la monarchia del paese in una repubblica islamica.Cosa l'ha colpita di più di quel periodo?Ritiene che il regime degli Ayatollah sia in dirittura d’arrivo o possa rimanere ancora a lungo in sella?

claudiacavalieriClaudia Cavalieri-Non è facile fare questo tipo di previsioni. Era similmente ad oggi una rivoluzione fatta da giovani, quella che fece cadere il regime dello scia’, il quale stava portando il paese verso la modernità nonostante avesse dei lati oscuri ,tra cui la polizia segreta onnipresente.In questo modo la rivoluzione ha finito per fare il gioco del clero sciita impersonato dall Ayatollah Khomeini; rimane il fatto che l'Iran,paese di straordinaria cultura tradizione e’ composto da vaste aree rurali che potrebbero dare sostegno ai mullah, l'unica differenza con il contesto attuale, è che all'epoca della rivoluzione islamica l'intellighenzia occidentale era tutta a favore di Khomeini. Come Ambasciatore in Iran ,subito dopo l'esilio dello scià, ho avuto modo di conoscere l'Ayatollah Khomeini.

Ebbi l'impressione di un uomo che sebbene sostenuto dall'occidente ,era molto lontano dall’apprezzarne il suo pensiero culturale, e non sarebbe sceso a patti con nessuno. Potrei confrontarlo con un leader sunnita che ho conosciuto molto bene:il sudanese Hasan al-Turabi ,che la stampa americana aveva ribatezzato il Khomeini nero,in quanto svolse un ruolo determinante nella reintroduzione della shari’a islamica oggi vigente nel suo paese dopo il colpo di stato militare che porto’ alla deposizione dI Sadiq al-Mahdi.

- Nel corso della missione in Somalia lei ha vissuto gli anni del regime di Siad Barre,le guerre dell Ogaden, i tentativi di evacuazione dei connazionali. Vuol parlarne?

Ho conosciuto molto bene Siad Barre quando ero il numero 2 dell'ambasciata a Mogadiscio; leader prestigioso e militare di carriera educato tra l'altro dai carabinieri,il quale ha cercato di dare stabilità al paese e di promuovere faticosamente lo sviluppo . È stato abbandonato dall'Occidente ,secondo un modus operandi purtroppo consueto, e la Somalia non è più riuscita a ricomporsi e progredire.

i somali sono un popolo pacifico e con grande sense of humour , ma il tribalismo e la guerra hanno tirato fuori la loro indole di antichi guerrieri ,sprofondando la Somalia nella instabilita’.

-Le primavere arabe sono parse inizialmente un processo verso la democrazia destinato a crescere ,tuttavia si è sostenuto da qualche parte che esse sono state una sorta di baratto tra USA e islam politico,per consegnare a quest’ultimo paesi laici come la Siria,Egitto,Tunisia ecc.

Parafrasando un suo libro: primavere arabe,utopia o gelida realtà?

L’ambasciata italiana era a 500 mt dall iconica piazza Tahrir,durante il mio incarico in Egitto dal 2007 al 2013, vedendo la violenza ho sempre avuto difficoltà a credere che le primavere arabe fossero traghettatore verso la democrazia.
l Egitto come altri paesi sono stati portati verso una destabilizzazione totale, non credo però che da parte americana ci sia stato un tentativo di fomentare queste rivolte nei grandi paesi laici del medio oriente quanto forse quanto avvenuto e’ riconducibile alle tradizionali divergenze religiose tra gli arabi:i non solo sciiti contro sunniti ,ma anche tra le monarchie tradizionaliste del golfo contro le repubbliche più laiche e socialiste, vedi il Qatar.Sembra quasi che presidenti americani come Carter , Hillary Clinton e Barack Obama,abbiano abbandonato quei leader che in Medio Oriente hanno svolto il ruolo di portare stabilità ,laicismo e socialismo nei loro paesi.

Nel 2007 è stato nominato Ambasciatore al Cairo e Delegato presso la Lega degli Stati Arabi. In tale veste ha incontrato piu volte l’ex presidente islamista Mohamed Morsi,esponente dei Fratelli Musulmani, movimento in seguito messo fuori legge in Egitto e molti stati arabi.Quali sono stati i rapporti tra il governo italiano e Morsi?

Ho conosciuto molto bene Mohamed Morsi sin da prima che assumesse l’incarico di Presidente della Repubblica araba d’Egitto. Era professore universitario formatosi in California e aveva sempre mantenuto i contatti con gli americani tanto da insinuare il sospetto che fosse legato ai servizi segreti americani.

Era un ingegnere metallurgico che teneva molto al suo incarico alla Zagazig University, situata in una zona cotoniera sul Delta del Nilo.
Era stato eletto come parlamentare tra i fratelli Musulmani e si era distinto per la sua battaglia moralistica contro l'eccessivo comparire di nudi sulla stampa egiziana.Si erano riposte le vane speranze che il nuovo governo potesse traghettare l’ Egitto fuori dalla destabilizzazione delle primavere arabe.

In realta’ cio che ha decretato la fine dei Fratelli musulmani e’ stato il fatto di non essere un partito omogeneo ma un coacervo di fazioni che ha finito per abbracciare l’ islam politico,includendo al suo interno gruppi terroristici.

Mohamed Morsi e’ stato indebolito dai movimenti all’interno dei Fratelli Musulmani , non avendo le capacità per dominarli ,mentre l'Egitto sprofondava nella violenza e nel baratro da cui è stato salvato in seguito dal generale El sisi con la rivoluzione popolare del 30 giugno 2013.

Quali differenze riscontra tra l’ Egitto del Presidente El Sisi e il suo predecessore?

Conobbi l’attuale presidente egiziano quando ancora era un giovane generale che ha poi scalato le posizioni della gerarchia militare.
Ho avuto l'impressione che il Presidente El Sisi abbia ripreso la grande tradizione dei leader del passato come Nasser e abbia cercato di ricostruire il paese socialmente , politicamente ,culturalmente, fino a consacrarlo come faro guida del mondo arabo.

Permangono le fragilità economiche e sociali nonostante la campagna del governo tra cui il fondo “Tahia Misr” e”Vita Dignitosa”. In questo contesto un ruolo negativo determinante lo assume l’attuale conflitto nel cuore dell’Europa che ha messo in crisi i paesi del nord d’Africa. Per fare fronte a questa crisi,sono stato tra i 45 diplomatici non più in servizio che hanno firmato il documento per richiedere un intervento diplomatico chiedendo di porre termine al conflitto, accogliendo l’appello delle massime autorità religiose tra cui Papa Francesco e l’Imam Ahmed Al Tayyeb.Diplomazia non significa darla vinta a una parte piuttosto che un'altra ,bensì cedere ognuno qualcosa e non umiliare l’avversario;un esempio di crisi risolta in tal modo e’ stata quella dell’Alto Adige dove pero’ si sono trovate soluzioni costruttive. La statura degli antichi statisti non ce l'ha più nessuno e con tutto il rispetto Zelensky non può elevarsi alla statura di un Churchill.

Dopo il caso Regeni i rapporti parlamentari tra Italia ed Egitto sono congelati.
La partecipazione del Presidente Giorgia Meloni alla Cop27 a Sharm El Sheik,sembra tuttavia delineare un nuovo percorso. Quanto è importante preservare i rapporti italo-egiziani?

Sono stato Ambasciatore in Egitto per 6 anni e amo moltissimo questo paese. L'Italia dovrebbe pensare soprattutto ai propri interessi nazionali ,di natura economica ,strategica e geopolitica.
Nonostante la tragicità del caso Regeni ,sicuramente è doveroso appurare le dinamiche dei fatti , ma sarebbe sensato far prevalere la logica del partenariato storico tra due paesi ,cominciato con Giulio Cesare e Cleopatra, le Repubbliche marinare,infine con Eni .
Auspico che le due magistrature insieme ,non il solito unilateralismo occidentale , lavorino insieme per fare chiarezza , anche se il coinvolgimento dell'Università di Cambridge dove ho studiato,non mi è mai parso chiaro.

-L’Egitto si pone come mediatore nel conflitto arabo-israeliano.Lei ha avuto modo di incontrare a suo tempo il leader dell’OLP Yasser Arafat. come giudica attualmente la situazione tra Israele e Palestina e quali prospettive sotto l’egida del governo Netanyahu?

Sono stato per vari anni capo del Desk medio-Oriente della Farnesina e mi sono a lungo occupato del conflitto incontrando i vari esponenti dei paesi arabi.
Il premier Netanyahu ,che stimo ,ha avuto necessità di fare un'alleanza con gli esponenti del partito religioso. i quali , appena assunto il potere, hanno dato luogo a un gesto di sfida che francamente potevano risparmiarsi ;non dimentichiamo che grandi uomini come il Presidente Sadat e Rabin hanno pagato con la vita l’ aver costruito quella pace che dura ancora oggi. Perseguire la loro stessa visione e’ fondamentale per gli equilibri geopolitici del Medio Oriente e del mondo e in questo contesto il ruolo mediatore del Presidente egiziano El Sisi, si rivela fondamentale.

-L’Occidente spesso sembra guardare al Medio Oriente in un’ottica di superiorita’. Ci sono bellissime parole in merito del Grande Imam di Al Azhar, Imam al-Tayyeb,secondo cui l’ Occidente ha bisogno della spiritualità dell'Oriente , e l’Oriente ha bisogno delle competenze tecniche e scientifiche dell'Occidente.

Tutto cio’ nello scambio commerciale e culturale che deve essere proficuo per entrambi.Lei cosa ne pensa?

Considero un privilegio aver conosciuto bene l’ Imam Al Tayyeb e lo considero un uomo di grande intelligenza e preparazione e lucidita’, andavo spesso a trovarlo all’ Al Azhar .In quegli anni tra l’ altro era stato eletto Papa Benedetto XVI e come lei ricorderà si era creata una frattura tra mondo islamico e Vaticano e noi lavorammo in prima persona per superare le dificolta’.

L’Occidente ha forse un atteggiamento di diffidenza,dovuto alla ignoranza, mentre invece dovremmo stringere i rapporti culturali mostrando saggezza e capacità di creare un percorso di pace.

-Quali sono i suoi progetti futuri?

Nel 2023 dovrebbero essere pubblicati due libri con i miei ricordi : “ una vita in diplomazia” e “ un ambasciatore tra rivoluzione e guerre “.
Inoltre e’ iniziata una collaborazione con l’ associazione italo-egiziana Eridanus e Anubi Magazine.

claudiopacifico1Claudio Pacifico

 

14-01-2023
Autore: Chiara Cavalieri
Presidente associazione italo-egiziana Eridanus.
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