di Damorpal

In questi giorni drammatici, molti hanno riscoperto la storia, e le analogie tra il 1939 e il 2022, tra Danzica e Donetz; ma mentre una maggioranza schiacciante dei media sostiene la causa ucraina, in molti settori della sinistra europea si accusano i paesi dell’Occidente: poiché abbiamo voluto ad ogni costo l’estensione della NATO e della UE all’Est, e perché non si sono ascoltate le richieste di Putin, in un certo senso saremmo noi, di questa guerra, i veri colpevoli. Quando Hitler invase la Polonia e scatenò la Seconda Guerra Mondiale, pochi erano interessati a studiare le cause remote della sua ascesa; fu questo, poi, un compito degli storici, e oggi sono chiare le colpe della Francia e dell’Inghilterra (e del trattato di Versailles) nel sorgere del fascismo e del revanscismo in Germania e in Italia; studi recenti sottolineano anche l’ossessione dei due dittatori per le colonie, che all’uno erano state negate, e all’altro sottratte, in favore di Londra e di Parigi. La brutalità dei sistemi nazisti non lasciava comunque, nel 1939, altra scelta se non di difendersi.

Oggi in teoria questa scelta c’è, ed è apparentemente in favore degli Ucraini, anche se alcuni argomenti che ricorrono sui media vanno respinti: tra cui quello che, se non intervenissimo,  commetteremmo lo stesso errore di Monaco; e che quindi le sanzioni contro Mosca devono essere estreme, comprese le più sofisticate forniture di armi. La differenza è che l’annessione dalla Crimea e del Donbass, e la richiesta di neutralizzare l’Ucraina hanno poco a che vedere con i piani di Hitler, che  nel 1938 aveva già in mente di conquistare il resto d’Europa; e anche che la Russia è una potenza nucleare, e una guerra contro di lei – almeno finché Putin è vivo – potrebbe causare, oltre a conseguenze economiche disastrose – e centinaia di migliaia di morti - addirittura il rischio della distruzione del mondo.

Un argomento di chi si oppone agli aiuti all’Ucraina è che anche noi occidentali abbiamo sulla coscienza guerre di aggressione ed eccidi. E’ vero che, dalla Jugoslavia all’Iraq – senza risalire al Vietnam – i paesi democratici si sono macchiati di crimini. Ma la responsabilità in questo caso è soprattutto di non aver saputo opporsi, in seno alla NATO, alla supremazia degli USA, quando per ogni guerra era richiesta l’unanimità di tutti i governi. E ancora di più dovrebbe pesarci la responsabilità cosiddetta indiretta, per continuare (vedasi Francia) a vendere armi a paesi, come l’Arabia, che pratica in Yemen un tipo di bombardamenti peggiori di quelli della Russia. Ed è vero che se le immagini dei media ci mostrassero con la stessa forza lo strazio di quella nazione, anche per lei ci dovremmo altrettanto commuovere. 

Perciò ai due campi avversi vorrei ricordare che entrambi hanno una parte di ragione e una di torto. Il fatto che la UE e la NATO siano state miopi nei confronti delle richieste russe (come lo furono Wilson e Clemenceau nel 1918) dovrà essere tenuto in conto, soprattutto se si apriranno dei negoziati di pace. I nostri stessi rimorsi ci dovrebbero indurre a una maggiore prudenza nella retorica. Ma, nell’urgenza dell’ora, è giusto sostenere l’eroica a resistenza ucraina e Zelensky. Le colpe del passato riguardano solo pochi governi, e l’abulia della popolazione per non aver saputo frenarli.

Oggi, c’è un autentico slancio popolare, in tutta Europa che, anche se esaltato dalle immagini della TV, sembra sincero. E uno sdegno. Perché non si devono più, nel 2022, bombardare le città (e perfino le centrali nucleari), usando la superiorità militare per annientare il nemico. E perché l’ingiustizia di questa guerra è anche nella prospettiva di quel che potrebbe succedere dopo. Se alla fine prevarrà, Putin sarà comunque costretto a governare una nazione vinta con la minaccia e con la forza; e, sconvolgendo le economie di metà del mondo, avrà lasciato dietro di sé immensi lutti e macerie, tracciando una sorta di nuova cortina di ferro, come una lunga linea di sangue, che avrà di nuovo diviso, dopo più di trenta anni di pacifica convivenza, i paesi d’Europa. Ma la storia delle dittature è ricca di sorprese, e non si può escludere un lieto fine (come la caduta di Putin), che almeno riscatterebbe tutte le sofferenze che finora noi abbiamo visto e loro vissuto.  

08-03-2022
Autore: Damorpal
Ex diplomatico e incaricato di corsi all’Università statale di Milano
meridianoitalia.tv