di  Giuseppe Morabito

Scrivere in queste ore e fare un’ipotesi su quello che potrebbe accadere al confine russo -ucraino è complesso ma escluderei da subito un conflitto armato.Nell'incontro di oggi, a Ginevra, tra il Segretario di Stato americano Blinken ed il suo omologo russo Lavrov, gli Usa e gli altri alleati occidentali hanno chiesto a Mosca di ritirare le truppe schierate sul confine, mentre la Russia chiede alcune garanzie di sicurezza e sia di fermare l’espansione ad est dell'Alleanza, compresa un’ulteriore assistenza militare americana all’Ucraina, sia il ritiro delle truppe NATO dalla Bulgaria e dalla Romania.

A partire da lunedì prossimo è attesa una comunicazione scritta da Washington nella quale si darà risposta alle richieste avanzate da Mosca per arrivare a una de-escalation. Oggi Lavrov ha dichiarato: “Vorrei ripetere ancora una volta alla fine dell’incontro che abbiamo concordato che la settimana prossima gli Stati Uniti presenteranno risposte scritte a tutte le nostre proposte” aggiungendo di essere “d’accordo sul fatto che un dialogo ragionevole sia necessario” affinché si “calmi la tensione” attorno all’Ucraina e che quelli di Ginevra “non sono la fine del nostro dialogo”.

Atteso che il Presidente russo si dichiara “sempre pronto” a contatti con il Presidente americano Biden bisogna fare un passo indietro e fare riferimento alle dichiarazioni dello stesso Biden di mercoledì, poi “corrette” il giorno dopo.Biden, la sera di mercoledì, aveva lasciato immaginare una risposta meno dura e meno compatta, da parte degli alleati occidentali, all’idea di una “incursione minore” russa in Ucraina.  Questo aveva obbligato Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO a dichiarare con immediatezza che “non è stata affatto data una luce verde a Mosca”.Come già riportato, il Presidente USA si è “corretto” giovedì ricordando che contrariamente a quanto si era intuito in precedenza “se qualunque unità russa attraversa il confine ucraino, quella è un’invasione” aggiungendo che tale azione provocherà una “risposta economica, dura e coordinata, che ho discusso in dettaglio con i nostri alleati e presentato allo stesso tempo molto chiaramente al Presidente Putin.

Non ci sia nessun dubbio se Putin fa questa scelta, la Russia pagherà un prezzo pesante”. Queste dichiarazioni hanno anche “tranquillizzato” il governo di Kiev che per alcune ore si era sentito “abbandonato” .                   

A molti analisti geopolitici appare possibile che l'obiettivo immediato della Russia sia consolidare la sua invasione dell'Ucraina nel 2014 e quindi costringere Kiev a conformarsi alla strategia di Mosca verso l’Europa e la NATO con qualsiasi mezzo coercitivo necessario, compreso la minaccia dell’uso di forze militari su larga scala. Tutte le segnalazioni dalla zona di confine suggerirebbero che una qualche forma di invasione è imminente/possibile. Il 18 gennaio, fonti degli Stati Uniti hanno confermato che le forze russe erano in grado di lanciare un'invasione dell'Ucraina. Gli esperti di tattica suggeriscono che, se avvenisse, un attacco russo potrebbe aver luogo lungo l'asse Chernihiv-Mariupol per "tagliare fuori" gran parte dell'Ucraina orientale dal resto del paese.

La Russia probabilmente giustificherebbe la sua invasione come un atto umanitario per proteggere la minoranza ucraina di lingua russa. L'area occupata diventerebbe un "protettorato" russo prima che le venga offerto lo status di una provincia russa. In caso di successo, la logica di tale strategia permetterebbe alla Russia il controllo completo del Mar d'Azov, le consentirebbe di impadronirsi del porto di Mariupol e fornirebbe un ponte terrestre sicuro tra la Crimea, Sebastopoli e la Russia. Logicamente c'è ancora il tempo per usare i canali diplomatici al fine di permettere agli alleati occidentali di dissuadere la leadership russa che la pressione strategica che sta applicando contro l'Ucraina e, per estensione, alleati e partner, è destinata a fallire.

Tuttavia, tale approccio richiederebbe solidarietà euro-atlantica e mentre ci potrebbe essere qualche posizione di ricerca del compromesso da Francia, Germania e Italia, gli Stati Uniti, la Polonia e il Regno Unito hanno posizioni meno concilianti e da questo diverso approccio è probabile che Mosca individui una “debolezza” da sfruttare sul piano diplomatico. Alla luce di ciò, il suggerimento del Presidente Macron, secondo cui l'UE dovrebbe cercare un patto di sicurezza separato con la Russia, è più probabile che divida l'UE piuttosto che possa aprire un nuovo percorso politico affinché Putin ritiri le sue forze dai confini dell'Ucraina senza perdere la faccia. In considerazione della gravità della situazione, qualsiasi politica concordata con Mosca deve essere totalmente condivisa e la NATO punto di riferimento strategico per i Paesi dell'area euro-Atlantica impegnati a mettere in atto una relazione costruttiva e reciprocamente vantaggiosa con la Federazione Russa. Una relazione costruita sui principi dell'atto istitutivo dell’accordo NATO-Russia.

Tuttavia, qualsiasi dialogo con la Russia dovrebbe anche inviare un messaggio chiaro a Mosca, quale quello che l'alleanza garantirà sempre una difesa e una deterrenza credibile, e che un’eventuale aggressione russa e l'uso illegale della forza avranno conseguenze gravi. Sulla carta le forze ucraine potrebbero opporre una sufficiente resistenza in caso di un'ulteriore invasione russa di parte del paese, ma in realtà sarebbero irrimediabilmente sconfitte. Si stima che ci siano circa 130.000 soldati russi schierati lungo il confine ucraino dalla Bielorussia fino alla Crimea e ci sono anche circa 32.000 unità di truppe russe e separatiste nell'Ucraina orientale contesa.L'Ucraina ha circa 200.000 soldati in servizio ma l’addestramento, la qualità e l'equipaggiamento delle forze russe che “affrontano” l'Ucraina sono di gran lunga superiori. Chi conosce le realtà’ delle capacità delle forze sul terreno intuisce facilmente che gli aiuti all’Ucraina pubblicizzati in queste ore sono solamente a favore della propaganda ma non cambiano le cose e che, fino a oggi, gli Stati Uniti e altri alleati hanno cercato di compensare questo disequilibrio offrendo equipaggiamento e addestramento alle forze ucraine, ma solo in misura limitata.

Non è possibile intuire le intenzioni del presidente Putin, ma è possibile presupporre che l'obiettivo strategico russo sia Kiev e il rovesciamento del governo Zelensky, la liberazione dell'ex Presidente ucraino Petro Poroshenko e la sostituzione di Zelensky con un governo, possibilmente guidato da Poroshenko, oppure si potrebbe ipotizzare che Mosca possa condurre una vasta campagna di guerra informatica contro l'Ucraina, sospendere le forniture  di energia e bloccare i porti ucraini.Quanto precede allo scopo di bloccare il possibile futuro orientamento politico e strategico dell'Ucraina che ha profonde implicazioni per la futura sicurezza dell'Europa, in particolare Estonia, Lettonia e Lituania (quest’ultima si è anche riavvicinata a Taiwan scatenando le ire della Cina Popolare che si è oramai allineata a Mosca sul piano degli interessi strategici). Al momento, l'Ucraina parrebbe avvicinarsi all'UE e alla NATO ma quanto avviene potrebbe portare alla situazione in cui l'Ucraina rimane decisamente neutrale o, nella peggiore delle conclusioni, la Russia riesce a insediare un governo fantoccio a Kiev e l'Ucraina punta decisamente verso Mosca, alla maniera della Bielorussia.

L’ultima ipotesi è chiaramente il, non nascosto, desiderio strategico di Mosca. La tempistica dell'aggressiva posizione russa è anche conseguenza della chiusura da parte del governo di Berlino delle ultime sei centrali nucleari relativamente moderne e il rallentamento delle operazioni di apertura del gasdotto Nordstream 2.  In attesa di una crescente dipendenza della Germania (e di gran parte dell'Europa) dall'energia russa, Mosca, in tale contesto, è in posizione di vantaggio strategico.In caso di conflitto ci sarebbe, quindi, anche bisogno di una serie di severe sanzioni applicate immediatamente contro la Russia, inclusa la fine di Nordstream 2, con la Germania compensata dalle importazioni di gas dagli Stati Uniti.

Escludo che si possa passare dalla diplomazia alla guerra ma rimane il fatto che, con la nuova presidenza americana, dopo la disfatta afghana nel 2021, siamo al punto in cui nel 2022 la Russia può minacciare di intraprendere un'invasione su vasta scala di un paese europeo senza apparente timore.Non doveva succedere… ma chi poteva fare qualcosa?

21-01-2022
Autore: Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation
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