di Giuseppe Morabito

Il dilagare del Virus di Wuhan ha amplificato l'incertezza geopolitica. Ci ha fatto anche comprendere quanto siamo interdipendenti e vulnerabili di fronte alle minacce globali. In questo contesto la cooperazione internazionale risulta essere essenziale e per certi versi vitale. È anche palese che nessun paese dovrebbe essere isolato nell’impegno per affrontare la crisi. Per quanto possa sembrare un'affermazione elementare, per Taiwan, vittima del Soft Power di Pechino e, conseguentemente, isolata dalla Cina dal resto del mondo, una maggiore cooperazione internazionale rimane un obiettivo ancora lontano.

Da una parte Taipei, capitale di una moderna democrazia, economicamente avanzata e creata sullo stato di diritto; dall’altra un’autocrazia, in cui l’apparato del partito comunista decide sulla vita (e spesso la morte) di più di un miliardo e trecento milioni di cittadini.

Con gli Stati Uniti e la Cina che intensificano la reciproca rivalità per la gestione del potere è prevedibile un'ulteriore escalation della tensione nelle relazioni bilaterali nell'Indo-Pacifico.

Gli Stati Uniti sono a poche ore da quelle che sembrano essere le elezioni presidenziali più incerte di sempre mentre il Presidente della Cina Popolare Xi Jinping continua a rafforzare il controllo interno e coglie l’occasione per continuare a utilizzare il Soft Power.

Non appare comunque al momento possibile un mutamento nell’approccio di Washington a Pechino comunque si concludano le elezioni USA. La notizia che il figlio di Biden, Sta guadagnando milioni di dollari in Cina essendo uno degli investitori in Face++, startup cinese di riconoscimento facciale che lavora con il governo di Pechino sulla sorveglianza della minoranza musulmana nello Xinjiang, non pare abbia mutato i comportamenti USA.

Tornando nel vecchio continente, con l’approssimarsi della fine del 2020 facilmente definibile “anno orribile”, l'Unione Europea rischia di essere, per dirla in gergo romano “messa in mezzo”. È inevitabile che, quale che sia il vincitore il 3 novembre in USA, un’eventuale escalation della concorrenza tra Stati Uniti e Cina aumenterà la vulnerabilità di Taiwan.

Per chi conosce e ha visitato Taiwan negli ultimi anni, è evidente quale sia il rischio che la Cina rappresenta e come lo stesso sia reale e imminente. Taiwan, è una fiorente democrazia e l’ex ambasciatore di Taiwan presso l'UE, il dottor Michael Y.M. Kau non ha ultimamente mancato di sottolineare che l'UE, in quanto composta di nazioni tutte democratiche, dovrebbe sentirsi incoraggiata a supportare Taiwan in tre aree principali: salute pubblica, tecnologia e processi democratici.

L'UE è al momento, l'unico attore globale in grado di inserirsi nella dinamica trilaterale Pechino-Washington-Taipei. L'UE può farlo perché è il più grande blocco commerciale del mondo, con un grande mercato degli appalti e una posizione di leadership negli investimenti internazionali. Sulla specifica crisi un’Europa unita può far pesare la sua influenza sia sugli Stati Uniti sia sulla Cina più di quanto si ritenga.

L’ambasciatore di Taiwan in Italia, Andrea S.Y. Lee, ha recentemente dichiarato che: “Taiwan è un paese di alta tecnologia, con una grande capacità di ricerca e sviluppo, in continua innovazione tecnologica e con una grande capacità di risposta alle sfide del presente”. Si pensi solo all’efficienza con cui abbiamo risposto al problema della pandemia. Siamo, in sintesi, un paese che crede al potere dell’innovazione”.

Attese le potenzialità di Taipei, l'Europa deve ricordare che ha anche i suoi interessi regionali da proteggere. Nelle parole del presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, l'UE dovrebbe applicare il suo “potere esistente” in modo più mirato nelle aree in cui sono coinvolti gli interessi europei: "L'Europa deve anche imparare la lingua del potere", ha sottolineato. Avendo gli Stati Uniti come alleato stretto ma ora difficile, e la Cina come partner strategico e rivale sistemico, Bruxelles deve dimostrare di essere più ambiziosa.

Con l’ideazione e la teorizzazione di un pensiero chiaro e positivo nella e sulla dinamica trilaterale, l'UE potrebbe incoraggiare e rafforzare il dialogo a discapito dell'ostilità.

Dialogo è la parola “chiave” per disinnescare le tensioni tra Stati Uniti e Cina e preservare Taiwan dalla possibile sorte che si sta prospettando per la democrazia di Hong Kong. Sorte già patita dalla popolazione del Tibet.

L'Alto Rappresentante dell'UE Josep Borrell ha affermato che nella rinascita della competizione geostrategica, l'UE "ha la possibilità di diventare un attore, un vero attore geostrategico".

L'UE ha ormai metabolizzato che le sfide globali non possono essere risolte se il mondo si frammenta in due campi avversari. Sta ora adottando misure per ripensare la sua “politica cinese”, cercando di proiettare una "voce forte, chiara e unificata nel suo approccio".

Tornando al dialogo, che si spera, guidi tutte le parti in causa, l’ambasciatore Lee ha anche dichiarato che: “E’ importante, per Pechino, avere buoni rapporti con noi: è nel suo interesse. Ecco perché accoglie ogni anno milioni di turisti e di studenti provenienti da Taiwan. Chiudere questo flusso non avrebbe senso e sarebbero contro gli interessi nazionali cinesi. D’altro canto, anche per noi la Cina è importante perché rappresenta il nostro mercato più grande. I cinesi comprano la nostra tecnologia e i nostri prodotti. Solo per fare un esempio, noi - non loro - siamo in grado di produrre microprocessori di alta tecnologia. Non ci si deve allora meravigliare, se la Cina non ha mai chiuso i collegamenti con la nostra Repubblica, anche quando a Taipei si sono insediati governi e presidenti, come gli attuali, che si battono per l’autonomia e l’indipendenza di fatto. Segno che a entrambi gli Stati conviene che una tale situazione rimanga invariata”.

Considerato ciò,  questo è sicuramente un buon momento per ricordare che l'UE si è già impegnata a "perseguire una linea d'azione strategica e aumentare la sua capacità di agire in modo autonomo per salvaguardare i propri interessi, sostenere i propri valori e il proprio stile di vita e contribuire a plasmare il futuro globale".

Abbracciare Taiwan, anche attraverso la promozione di "soluzioni pratiche per quanto riguarda la partecipazione di Taiwan a quadri internazionali", s’inserisce perfettamente in questo impegno.

Pechino deve convincersi che la Cina Popolare e Taiwan sono due Stati e che questo è un dato di fatto. Occorre quindi trovare una formula che permetta una convivenza pacifica e prospera tra la Repubblica di Cina e la Repubblica Popolare.

Mentre l'Europa e l’Italia sono purtroppo alle prese con una seconda ondata di pandemia, l’approccio di Taiwan al Virus di Wuhan potrebbe ora servire da ispirazione…non è mai troppo tardi!

In particolare, Taiwan ha avuto successo nel costruire la fiducia dei suoi cittadini e nello sfruttare le piattaforme digitali per mantenere il pubblico informato e aggiornato. Nelle parole del Ministro del Digitale di Taipei Audrey Tang, i taiwanesi vedono la democrazia stessa come un insieme di tecnologie che possono migliorare, in modo che "non si tratti solo di poche persone che parlano a milioni di persone, ma invece di ascoltare milioni di persone".

Questo, ad esempio è assolutamente in contrasto con quanto avviene nel nostro paese, dove ci sono enormi difficoltà a nel far utilizzare e comprendere i meccanismi connessi con l’impiego dell’applicazione “Immuni” agli italiani.

Nell'aprile di quest'anno, Von der Leyen ha ringraziato Taiwan per la donazione ai paesi europei di 5,6 milioni di mascherine per aiutare a combattere il COVID-19. Bruxelles dovrebbe ora passare dalla gratitudine a un sostegno significativo per Taiwan nel nome della democrazia. Perché non è pensabile che nel 2020 l’Europa unita concordi con il fatto che l’autonomia sia vista da Pechino come un pericolo. Taiwan, ragionevolmente, come tutti i paesi europei all’autonomia e indipendenza non può rinunciare.

 

27-10-2020
Autore: Giuseppe Morabito
Generale dell’Esercito Italiano
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation
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