di Giuseppe Morabito

Alcuni analisti nelle scorse settimane hanno espresso la propria preoccupazione rispetto alla possibilità che, per un insieme di errori di calcolo, compiacenza, opportunità e crescente pressione su Mosca, potessero crearsi le condizioni per un'altra guerra a sorpresa in un'Europa paralizzata dal virus di Wuhan e addormentata dal sole di agosto. Nulla avviene, per il momento, ma sotto gli ombrelloni o passeggiando tra le fresche colline e montagne, con la mascherina al seguito, bisognerebbe iniziare o continuare a riflettere su tre argomenti: Difesa Europea, futuro in Afghanistan ed espansionismo della Cina.

LA DIFESA EUROPEA

Il motivo di preoccupazione è la decisione del Presidente Trump di ritirare e spostare circa 12.000 soldati statunitensi dalla Germania. Una decisione che ha fatto giungere un messaggio chiaro e potente sia agli amici sia ai potenziali nemici. Il Segretario americano alla Difesa Mark Esper, per chiarire il “messaggio” ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno semplicemente "... seguendo il nostro confine est, dove sono i nuovi alleati".

Al momento, la Polonia ha accettato di finanziare il quartier generale del V Corpo dell'esercito americano le infrastrutture e la logistica necessarie per una base che può ospitare 4500 soldati americani e ulteriori 1000 truppe rotazionali. Lunedì, Esper ha dichiarato che l'accordo USA-Polonia "... aumenterà la nostra deterrenza contro la Russia, rafforzerà la NATO, rassicurerà i nostri alleati e la nostra presenza proiettata in Polonia sul nostro fianco orientale, migliorerà la nostra flessibilità strategica e operativa".  La mossa ridurrà la distanza del centro di gravitazione delle forze statunitensi in Europa e il confine orientale della NATO, ma non è chiaro se l'obiettivo USA sia davvero rafforzare la deterrenza verso Mosca spostando la gravitazione. In altre parole ci si chiede se Trump stia usando le forze armate, come strumento di negoziazione in un gioco di scacchi ad alto rischio con la Cancelliera Merkel, partita in cui la capacità di difesa dell'Europa è il nodo principale.

Il ‘messaggio” di Washington alla Germania è assolutamente chiaro: se la Germania e altri europei non riescono a spendere abbastanza per la propria difesa, perché la difesa dell'Europa dovrebbe essere a spese degli americani? La “mascherina di protezione” americana per l’Europa costa almeno il 2% del PIL nella Difesa dei singoli paesi. In tempo di restrizioni economiche da CV19 sarà difficile far accettare questo all’opinione pubblica dei paesi europei. Ma non deve far passare inascoltato il: “Portiamo i nostri ragazzi a casa”. Tale frase, che Trump ha spesso ripetuto, piace all’elettorato repubblicano anche in chiave afghana.

AFGHANISTAN

Molti sostengono che le basi per una “NATO globale” e meno legata al suo principio di base per cui fu costituita di “Alleanza Difensiva” siano state stabilite molto tempo fa. Infatti, da più di un decennio, l'Alleanza opera in Afghanistan, dove guida la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF).

In tale contesto ha enorme rilevanza la decisione che colloqui di pace tra il governo afghano e i talebani potrebbero iniziare a breve dopo che da pochi giorni gli insorti hanno dichiarato di essere pronti a negoziare, una volta che avrà luogo la promessa liberazione di un gruppo di combattenti. Il destino di circa 400 prigionieri talebani, ostacolo cruciale ai colloqui tra le parti, che si erano impegnate a completare uno scambio di prigionieri prima che i negoziati potessero iniziare, è ora definito e il problema pare risolto. A inizio agosto, migliaia di afgani hanno approvato il rilascio al termine di una loya jirga di tre giorni, un tradizionale raduno afghano di anziani tribali e altri soggetti interessati che è spesso tenuto per decidere questioni controverse. "La nostra posizione è chiara, se il rilascio del prigioniero è completato, allora saremo pronti per i colloqui intra-afghani entro una settimana", ha detto all'Afp il portavoce dei talebani Suhail Shaheen. Secondo i media afghani i colloqui inizieranno il ​​16 agosto, anche se nessuna data è stata confermata e comunque, "Il governo afghano inizierà a rilasciare i 400 prigionieri talebani entro due giorni", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Javid Fasial.Shaheen ha fatto sapere che una parte dei colloqui si terrà a Doha, in Qatar, dove l'anno scorso è stato concluso un accordo tra Stati Uniti e talebani. Se i colloqui avranno buon esito e porranno fine al conflitto vecchio di quasi due decenni che è costato decine di migliaia di vite, anche i più scettici ammetteranno, al di là delle chiusure ideologiche, che almeno si vede una possibilità concreta di un sostanzioso giustificato ritiro di tutte unità NATO impegnate nella missione ISAF. Un ritiro, già in parte iniziato, che sarà sicuramente ”targato Trump” e utilizzato a novembre prossimo nella campagna elettorale presidenziale. La “mascherina modello ISAF” contro i terroristi talebani forse non si dovrà più indossare…forse! LA CINA

L’atteggiamento espansionistico di Pechino e il conseguente stimolo a maggiore attenzione dell’amministrazione Trump stanno generando un cambiamento nel pensiero militare globale. La NATO, l'alleanza militare di maggior successo nella storia, si sta lentamente ma costantemente avvicinando a considerare la Cina come un/il vero concorrente militare. In precedenza, l'Occidente ha evitato di coinvolgere la NATO nel contrasto alla Cina in ascesa. La spinta dell’amministrazione Trump fa in modo che la NATO ricalibri le sue priorità. Ci stiamo gradualmente muovendo verso una NATO più globale con interessi che si estendono oltre la sua area di responsabilità (AoR) classica - l'Europa, che ora vede la crisi sulla sua capacità di difesa - nella regione indo-pacifica.                                                                   
Le forze navali della NATO sono state tra le prime a combattere i pirati attraverso l'operazione OCEAN SHIELD lungo la costa dell'Africa orientale nel 2008. Con il passare degli anni non sono venute meno le missioni di addestramento militare e le attività accademiche che sono state un elemento comune del coinvolgimento della NATO in Medio Oriente. L'Alleanza continua, nonostante le diverse vedute interne e la posizione non chiara della Turchia su questo specifico aspetto, unita a rispondere anche al terrorismo, alle minacce informatiche e alla disinformazione. Inoltre, gode di partnership speciali (di natura consultiva) con Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Giappone e Mongolia.

Tuttavia, l'ascesa militare ed economica della Cina, con il suo progetto della Belt and Road Initiative (BRI) e il crescente interesse negli oceani Indiano e Pacifico evidenziati dagli attentati alle democrazie di Hong Kong, adesso, e Taiwan, minacciata in un futuro purtroppo prossimo, hanno portato Pechino, nell'ultimo decennio, in netta opposizione con Washington.

In particolare, aprendo una finestra su cosa sta avvenendo a Taiwan, gli ultimi giorni non sono incoraggianti. La Cina, sta provando a trasformare la democratica Taiwan in un'altra Hong Kong. Questo è l'allarme lanciato dal ministro degli Esteri di Taipei Joseph Wu, nell'incontro avuto con il segretario alla Salute americano Alex Azar, il più alto funzionario Usa a essersi mai recato nell'isola dal 1979, anno in cui Washington avviò le relazioni diplomatiche con la Cina a sfavore di Taipei. "La Cina continua a fare pressione su Taiwan perché accetti le sue condizioni politiche, condizioni che trasformerebbero Taiwan nella prossima Hong Kong", ha detto il ministro Wu.

Di queste ore la notizia che in concomitanza con la visita di Azar dei cacciabombardieri cinesi hanno superato la linea meridiana dello Stretto di Taiwan per rimarcare il monito di Pechino contro la visita. Un’altra provocazione in puro “nuovo stile cinese”.

L’arroganza di Pechino potrebbe far si che la NATO debba giocare un ruolo più importante negli affari eurasiatici, il che significa prendere una posizione più dura nei confronti della Cina attraverso lo sviluppo di una nuova visione per il suo vecchio modello euro-atlantico-centrico. Questa evoluzione nel pensiero si riflette nella dichiarazione congiunta dei leader della NATO, rilasciata a chiusura del Vertice londinese dello scorso dicembre, che, senza tuttavia fare di Pechino un avversario, hanno affermato: “Abbiamo riconosciuto che la crescente influenza della Cina così come il suo coinvolgimento nelle politiche internazionali presentano sia opportunità, sia sfide sia dobbiamo affrontare insieme come Alleanza”.

Le ragioni di questo cambiamento trovano fondamento nel costatare che il budget ufficiale cinese per la difesa di 260 miliardi di dollari potrebbe mascherare un potere d'acquisto molto maggiore, raggiungendo potenzialmente fino al 70% del budget della difesa degli Stati Uniti. La cooperazione militare della Cina e della Russia continua a crescere e interessa l'Asia centrale, il Mediterraneo, il Golfo Persico e persino il Mar Baltico. Inoltre, le crescenti capacità di forniture di armi nucleari da parte di Pechino può anche raggiungere l'Europa, il che, nel pensiero della NATO, richiede un ripensamento del suo approccio al gigante asiatico. Recentemente, il presidente serbo Aleksandar Vucic ha annunciato l'acquisto da parte del suo paese di sei droni da combattimento CH-92A (UCAV) di fabbricazione cinese. L'esercito serbo sarà il primo esercito europeo ad utilizzare i droni da combattimento cinesi. Anche economicamente, l'ascesa della Cina in Europa è visibile nella sua cooperazione legata alla BRI con il nostro paese, nell'acquisto di porti in Grecia, nelle ampie non chiare relazioni con una Turchia ormai democraticamente fuori controllo e nell'istituzione del meccanismo 17 + 1, che coinvolge gli Stati dell'Europa centrale e orientale. Si può sostenere, a questo punto, che è stata la Cina a entrare nell’AoR della NATO e non il contrario. La Cina potrebbe, infatti, ora essere il motore per la coesione all'interno dell'Alleanza, che negli ultimi anni ha visto conflitti interni tra i suoi stati membri.

La NATO è stata ideata per contrastare l'Unione Sovietica sulla terraferma europea, ma ora deve confrontare la nuova "realtà cinese". Dovrà cambiare la sua portata geografica e i metodi operativi. Sebbene questo cambiamento di pensiero stia avvenendo al suo interno, alcuni stati membri dell'Alleanza rimangono ancorati alla propria visione e non considerano la Cina come un nemico militare. Tale mancanza di unicità di vedute lascia aperta la possibilità di cooperazione, come attestano le dichiarazioni del Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg. In recenti interviste, Stoltenberg ha dichiarato: "La NATO non vede la Cina come il nuovo nemico", "Non si tratta di spostare la NATO nel Mar Cinese Meridionale" e "Si tratta di tenere conto del fatto che la Cina si sta avvicinando a noi - nell'Artico, in Africa, investendo molto nelle nostre infrastrutture in Europa, nel cyberspazio ".

La Cina non rappresenta una minaccia militare diretta in questo momento ed è improbabile che cambi presto. Oltre la dimensione militare ce n’è una geopolitica in cui la Cina diventa più attiva nell'Artico, nel continente africano e nella regione indo-pacifica. Inoltre, Pechino sta negoziando un gigantesco trattato di cooperazione commerciale ed economica con Teheran che darà a Pechino la capacità di posizionarsi nel Mar Arabico, una delle principali arterie per le sue forniture di petrolio. Tutto ciò richiederà maggiore coordinamento e coesione all'interno della NATO. Stoltenberg ha rilevato la necessità che l'Alleanza assuma un ruolo politico più importante negli affari mondiali e persino di aiutare le nazioni dell'Indo-Pacifico a competere con l'ascesa della Cina. Si tratterebbe di indossare una “mascherina politico-diplomatica” che sia un’evoluzione di quella usata contro il virus di Wuhan “prodotto” cinese di esportazione e tuttora portatore di morte in tutto il pianeta. Nello specifico Stoltenberg ha dichiarato: "Mentre guardiamo al 2030, dobbiamo lavorare ancora più a stretto contatto con paesi che la pensano allo stesso modo come Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud per difendere le regole e le istituzioni globali che ci hanno tenuto al sicuro per decenni, per stabilire norme e gli standard nello spazio e nel cyberspazio, sulle nuove tecnologie e sul controllo globale degli armamenti”. CHE MASCHERINA INDOSSARE PER PROTEGGERSI?In sintesi stiamo assistendo ad un cambio di rotta che vedrà la NATO più globale in cui l'agenda di sicurezza dell'Alleanza non sia più centrata sull'Europa e sul Nord America.Questo richiederà, secondo gli esperti, almeno un decennio. Un cambiamento nella visione della NATO comporterà che Mosca e le sue attività in Eurasia siano considerate a un livello di minaccia inferiore. La NATO dovrà spostare la gravitazione verso est. Ciò non significa necessariamente dislocare installazioni militari permanenti o personale in tutta l'Asia, ma l'Alleanza dovrà prestare maggiore attenzione alle attività di qualsiasi genere con marchio cinese. In questo modo si avvicinerà l'Asia e in particolare all'Indo-Pacifico.Serve una “mascherina tecnologica, deterrente, riutilizzabile per 10 anni e fortemente condivisa”. Cosi e’…se vi pare!

15-08-2020
Autore: Giuseppe Morabito
Generale dell’Esercito Italiano
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation
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