di Giuseppe Morabito

Domenica scorsa le forze di difesa israeliane (IDF) hanno intercettato un drone in ingresso nello spazio aereo israeliano e proveniente dal Libano. L'IDF ha comunicato di aver neutralizzato il drone utilizzando una tecnologia di assoluta avanguardia e, secondo le prime valutazioni, lo scopo del drone intercettato sembra essere stato la sorveglianza ma non l'attacco a strutture israeliane.

Secondo i media dell’area il sistema di difesa di Tel Aviv avrebbe preso il controllo del dispositivo in forma elettronica, infatti, già lo scorso anno, una società israeliana aveva confermato di aver sviluppato una capacità anti drone in grado di controllare i droni rivali e farli atterrare ovunque oppure di riutilizzarli contro chi li avesse inviati in missione ostile. Una tecnologia che potenzialmente rende anche possibile sia riutilizzarli dopo l’intercettazione e la cattura sia estrarre/entrare in possesso di tutti i dati raccolti prima della sua intercettazione.
La zona di confine tra Israele e Libano era stata “calma” nelle ultime settimane, dopo che Hezbollah e l’IDF all'inizio di quest'anno in piena crisi da virus di Wuhan si erano scambiati reciproche minacce. Tutto questo nonostante che Israele e i suoi vicini siano palesemente preoccupati di combattere gli effetti del virus.
Anche quando l'attenzione del governo, e gran parte degli sforzi dell'esercito israeliano, erano indirizzati alla lotta contro COVID-19, Israele non si è discostato dalle “linee rosse” che ha determinato nel nord del paese, in prospettiva per rallentare Hezbollah dall'ottenere armi avanzate, in particolare i sistemi di precisione; impedire all'esercito iraniano di prendere piede in Siria e, conseguentemente evitare che Hezbollah e i gruppi filo-iraniani si dispiegassero lungo il confine siriano sulle alture del Golan.
Infatti, la neutralizzazione del generale, capo della guardia repubblicana di Teheran e cuore della falange terroristica iraniana, Soleimani, all'inizio di gennaio, ha ridotto la capacità dell'Iran di condurre azioni terroristiche ambiziose nel nord di Israele e il virus ha comunque inferto un duro colpo al paese. la precaria situazione economia del Libano non ha fatto altro che incrementare le preoccupazioni e si sono riaccese le tensioni tra il movimento terroristico libanese e IDF.
In tale quadro, Israele ha, da poco, effettuato un raid aereo sulla capitale siriana, Damasco, nel corso del quale ha neutralizzato cinque combattenti stranieri, tra cui un membro di Hezbollah, tutti sospettati di legami terroristici con l'Iran.
Sempre venerdì scorso, l'esercito israeliano ha lasciato trapelare che i suoi elicotteri d'attacco hanno colpito diverse posizioni dell'esercito siriano in risposta ad attacchi di artiglierie e missili verso le alture del Golan occupate da Israele. Conseguentemente Hezbollah ha promesso di vendicarsi e I’IDF ha dovuto rinforzare il confine nord con il Libano con l’invio di unità di fanteria.
È doveroso ricordare che nel sud del Libano la missione ONU “UNIFIL: e che dal 7 agosto 2018, l'Italia per la 4a volta ricopre l'incarico di Capo Missione e Force Commander UNIFIL con il Generale di Divisione dell'Esercito Stefano Del Col, alle cui dipendenze operano quasi 10.500 militari provenienti da 45 paesi. La consistenza massima annuale, che ha visto, da poco, l’incredibilmente controversa a livello politico, approvazione del rinnovo dell’autorizzazione parlamentare, è, per il contingente nazionale impiegato nella missione, di 1076 militari, 278 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. In ambito nazionale l'operazione è denominata "Leonte".
In questo quadro d’incertezza, lo scorso venerdì, la più alta personalità militare degli Stati Uniti ha fatto una visita in Israele, per motivi di sicurezza, allo scopo di discutere delle "sfide alla sicurezza regionale" in un momento di forti tensioni con l'Iran e i suoi alleati in tutto il Medio Oriente.
Il Generale dell'Esercito Mark Milley, Capo dei Joint Chiefs ha incontrato i vertici militari e d’intelligence israeliani in una base aerea nel sud di Israele e ha tenuto una videoconferenza con il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Israele ha sempre considerato l'Iran come la principale minaccia regionale a causa del suo programma nucleare che Teheran insiste a dichiarare per scopi puramente pacifici, così come “ pacifica” sarebbe la sua presenza militare nella vicina Siria e il sostegno a gruppi armati terroristici come Hezbollah. Ogni analista “non nel libro paga” dall’Iran sogghigna di tale incredibile “balla” ogni qual volta viene riproposta.
Il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha affermato che nei suoi colloqui con Milley, ha sottolineato "la necessità di continuare la pressione sull'Iran e sui suoi alleati" re che inoltre l'esercito israeliano “ è preparato e pronto per qualsiasi scenario e minaccia, e non consiglio ai nostri nemici di metterci alla prova. Non abbiamo interesse per l'escalation, ma faremo tutto il necessario per proteggere i cittadini israeliani ”.
In conclusione, Israele ricorda agli avversari di essere pronto, politicamente e tecnologicamente, a difendersi anche dopo la pandemia e il Presidente Trump rassicura del suo supporto e amicizia Tel Aviv e, conseguentemente, anche la potente comunità ebraica statunitense in vista delle elezioni.

27-07-2020
Autore: Giuseppe Morabito
Generale dell’Esercito Italiano
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation
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