di Giuseppe Morabito
Il 14 luglio la NATO ha pubblicato l’ennesima dichiarazione d’intenti sulle relazioni con l’Afghanistan che si può sintetizzare nei seguenti quattro punti.Il primo è incentrato sulla richiesta di un processo di pace con iniziativa afghana, volto a trovare una risoluzione politica che metta fine a decenni di conflitti. Tale soluzione è considerata l'unico modo per offrire pace sostenibile al popolo afghano e garantire la sicurezza e la stabilità a lungo termine nel paese. La NATO e i suoi partner s’impegnano, nello stesso tempo, a contribuire a creare uno scenario favorevole per il raggiungimento di questo risultato e chiedono a tutte le parti in causa di risolvere rapidamente le problematiche che precludono ancora l'avvio di negoziati.
Segue la dichiarazione che l'attuale livello di violenza, causato soprattutto dagli attacchi dei talebani contro le forze di difesa e di sicurezza nazionali afghane, rimane inaccettabilmente elevato, causa instabilità e mina la fiducia nel processo di pace. Durante i cessate il fuoco delle festività mussulmane (Eid al-Fitr) e i periodi di riduzione della violenza che hanno portato alla firma dell'accordo talebano-americano e all'emissione della Dichiarazione congiunta USA-Afghanistan, tutte le parti hanno dimostrato la volontà politica e la capacità di porre fine ai combattimenti. Dato l'impatto del Virus di Wuhan, i paesi dell’Alleanza hanno dato seguito all'appello delle Nazioni Unite affinché i talebani accettassero un cessate il fuoco umanitario che si applicasse a entrambe le parti in causa. Governo e Talebani sono chiamati anche a risolvere urgentemente le questioni concernenti le liberazioni dei prigionieri. Il terzo punto riguarda la presenza militare dell'Alleanza e dei suoi partner nella missione in Afghanistan che, se le condizioni lo consentiranno, si adeguerà alla situazione contingente per continuare a sostenere il processo di pace, avviato dai già citati accordi Stati Uniti-Talebani e dalla Dichiarazione congiunta Stati Uniti-Afghanistan.In tale quadro c’è una chiara esortazione al governo della Repubblica islamica dell'Afghanistan e ai talebani a rispettare i loro impegni, incluso l'avvio di negoziati intra-afghani e la garanzia che i terroristi non trovino più rifugio sicuro nei suoi territori. I recenti terribili e sanguinari attacchi contro la popolazione in tutto l'Afghanistan sottolineano l'urgenza di rispettare questi impegni. Nel quarto punto la NATO ribadisce il suo impegno nei confronti dell'Afghanistan, del suo popolo e delle forze di sicurezza nazionali, attraverso la missione in atto nella convinzione che i negoziati intra-afghani porteranno a un accordo di pace duraturo e globale che porrà fine alla violenza, salvaguarderà i diritti umani degli afghani, difenderà lo stato di diritto e garantirà che l'Afghanistan non sia più un rifugio sicuro per i terroristi.Nelle stesse ore gli Stati Uniti, hanno fatto trapelare la notizia che, nell'ambito di un accordo con i talebani, hanno chiuso cinque basi militari che erano situate nelle province di Helmand, Uruzgan, Paktika e Laghman.
Secondo gli accordi presi, gli Stati Uniti avevano 135 giorni per mantenere l'impegno di ridurre le truppe a 8.600 effettivi. In precedenza erano quasi 14.000. L'accordo era stato firmato il 29 febbraio e mirava a ridurre la violenza nella speranza di favorire i sopra citati colloqui bilaterali tra il governo afghano e i talebani, che contemporaneamente hanno concordato di non consentire ad al-Qaeda, Daesh o qualsiasi altro gruppo militante di operare nelle aree che controllano.
il rappresentante speciale americano per l’Afghanistan Khalilzad ha dichiarato che:
"Gli Stati Uniti hanno lavorato duramente per portare a termine la prima fase degli impegni previsti dall'accordo, anche per ridurre le forze lasciando cinque basi e le truppe della NATO sono diminuite in numero proporzionale".
Rimangono operative le più grandi basi statunitensi quali quella di Bagram nei pressi di Kabul e la base aeroportuale di Kandahar nell'Afghanistan meridionale.
È importante rimarcare che nonostante la riduzione dei soldati statunitensi a seguito degli accordi, la violenza tra talebani e le forze afghane è aumentata e che il Presidente Donald Trump ha confermato la sua decisione di "riportare i nostri soldati a casa" dall'Afghanistan, mettendo in discussione la presenza militare americana nella regione. Dichiarazione questa molto simile a quella che lo stesso Presidente ha fatto recentemente quando ha minacciato il ritiro delle truppe dalla Germania e/o il loro riposizionamento Polonia.
C’è da sperare che questa volta il peggio sia passato realmente e che, come ha scritto Jim Morrison: “ Non c'è notte tanto lunga da non permettere al sole di risorgere il giorno dopo”.