Confermato a grande maggioranza il governo del presidente Vucic.

di Giuseppe Morabito

Oggi, 21 giugno e primo giorno dell’estate poco più di 6,5 milioni di cittadini serbi, aventi diritto, sono stati chiamati al voto nonostante i timori dovuti alla pandemia da Covid19. I seggi elettorali sono rimasti aperti dalle 7 alle 20 e gli elettori hanno scelto tra più di 20 liste elettorali per assegnare i 250 posti nel parlamento.

Quattro liste sono appartenenti alla minoranza etnica del paese, due dell'attuale coalizione progressista-socialista al governo e le restanti sono espressione dei piccoli partiti di opposizione.

Sono stati allestiti 8.253 seggi elettorali, oltre 140 per la comunità serba in Kosovo, (la Serbia ancora non riconosce l’indipendenza di tale territorio) e 42 per gli elettori all'estero.

Come nelle attese e senza sorprese, a conferma dei sondaggi, è risultato vincitore il Partito progressista serbo (SNS) già al governo. Quindi, l’SNS guidato dal presidente Aleksandar Vucic continuerà nella guida del paese per i prossimi anni. Dai primi dati degli scrutini appare chiaro che l’SNS ha superato il 60 % dei consensi e si sta attestando sui due terzi della popolazione votante. Una schiacciante vittoria di Vucic e dei suoi sostenitori.

I partiti di opposizione riuniti nell'Alleanza per la Serbia avevano da qualche tempo annunciato il boicottaggio delle elezioni nonostante alcuni tentativi, poi falliti, di dialogo tra il partito al governo e l'opposizione stessa.

serbia1Gran parte dell'opposizione serba aveva, infatti, lasciato il parlamento nel gennaio del 2019 e, probabilmente quanto ha capito che la sconfitta fosse certa, ha boicottato anche i sondaggi. Primo tra chi è sfuggito al confronto il più grande gruppo di opposizione Alleanza per la Serbia. L'opposizione ha preso questa decisione sostenendo che le elezioni non sarebbero state né libere né democratiche.

Su questo specifico punto, il Presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa, Anders Knape, aveva confermato la sua fiducia nelle autorità governative serbe e nella possibilità di organizzare elezioni democratiche nonostante l'attuale pandemia. "Confido nella capacità della Serbia di implementare buone prassi nei giorni che precedono la data delle elezioni e di assicurare che il voto sia organizzato nel pieno rispetto delle norme internazionali per elezioni libere ed eque, anche in questi tempi difficili", ha inoltre ribadito che nel contesto della crisi attuale, il Congresso non potrà inviare una delegazione di osservatori, ma continuerà il dialogo e la cooperazione con le autorità serbe per l'attuazione dei principi europei di autonomia territoriale e democrazia.

Atteso quindi che, a parere di chi scrive, non partecipare alle elezioni è sempre un errore e si passa facilmente dalla parte del torto, l'unico grande cambiamento è stato l’abbassamento della soglia per entrare in parlamento dal 5 al 3 %, il che ha aumentato le possibilità che i piccoli partiti ottengano alcuni seggi nell'assemblea. Al momento non è possibile quantificare questo dato.

Le elezioni erano inizialmente previste per il 26 aprile ma sono state rinviate quando è stata dichiarata l’emergenza, lo scorso 15 marzo, a causa della pandemia proveniente dalla Cina. Inoltre la Serbia ha, purtroppo, ancora una media di circa 50 nuovi casi di infetti da Covid19 al giorno ed è il paese con il più alto numero di persone colpite dal virus di tutta la ex Jugoslavia. Nonostante questo dato è impressione comune in ambito internazionale che il governo confermato si sia comportato in maniera pronta ed efficace in questo frangente.

Agli elettori è stato consigliato di recarsi alle urne con le specifiche protezioni individuali che sono state fornite anche nei seggi e di mantenere le distanze di sicurezza.

HotiAvdullah HotiA inizio giugno si è insediato in Kosovo il nuovo governo del Presidente Hoti che ha indicato le principali priorità del suo programma, la ripresa del dialogo con Belgrado. La normalizzazione delle relazioni con la Serbia è necessaria, atteso che da più di un anno si è in presenza di una stasi nei rapporti tra i due paesi, a causa della decisione di Pristina d’imporre dei dazi doganali del cento per cento, sia alle merci serbe, sia a quelle in entrata dalla Bosnia Erzegovina, altro Stato dell’area balcanica che non riconosce il Kosovo. Hoti ha subito rimosso i dazi e, conseguentemente, a Belgrado il presidente Aleksandar Vucic ha affermato che l'eliminazione delle barriere commerciali ha, in sostanza, spianato la strada al progresso nelle relazioni diplomatiche. “Credo anche che possano esserci buoni rapporti commerciali tra albanesi e serbi", ha detto, riferendosi agli albanesi che sono in maggioranza in Kosovo. La grande conferma di Vucic deve, quindi, essere vista come positiva per lo sviluppo della democrazia e delle pacifiche relazioni in quella martoriata area dei vicini Balcani.

Buona notizia sia per l’Unione Europea sia per la NATO che hanno grandi interessi per la stabilità dell’area, anche se c’è da aspettarsi qualche “ideologica” e non razionale presa di posizione.

22-06-2020
Autore: Giuseppe Morabito 
Generale dell’Esercito Italiano
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation
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