di Federico De Renzi

Giovedì 21 maggio 2020 si è tenuta a Istanbul la cerimonia di apertura del Başakşehir Çam and Sakura  City Hospital (Başakşehir Çam ve Sakura Şehir Hastanesi). L'ospedale è stato costruito congiuntamente dalla società giapponese Sojitz e dal gruppo turco Rönesans attraverso una partnership pubblico-privata.

Costruito nella periferia di Istanbul con 2.682 posti letto, l’ospedale è composto da vari reparti (medicina generale, cardiovascolare, oncologia, ginecologia, pediatria, ortopedia, fisioterapia e riabilitazione e psichiatria). Inizialmente l'ospedale si sarebbe dovuto aprire nel giugno 2020 ma, come misura contro il COVID-19, il presidente Erdoğan ha fatto sì che l’ospedale si aprisse anticipatamente il 20 aprile 2020. Il primo ministro del Giappone Abe Shinzo e il presidente Recep Tayyip Erdoğan hanno partecipato a questa cerimonia tramite teleconferenza. Quest’ultimo ha dichiarato che çam, che significa pino in Turco, e sakura, o fiore di ciliegio in Giapponese, sono rispettivamente i simboli di Turchia e Giappone, sottolineando che l'ospedale è stato creato a seguito della cooperazione tra i due paesi. Ad ogni buon conto, la costruzione di questo ospedale non è che l’ultimo episodio di una lunga storia di ottimi rapporti tra i due paesi, che hanno una natura antica e profonda ma la cui fase politica, diplomatica ed economica si è sviluppata nell’ultimo secolo e mezzo.

Nagaba Hiroshi dell'Institute of Developing Economies di Tokyo ha sottolineato che il Giappone avrebbe avuto contatti con i vari popoli turcici dell’Asia centrale e settentrionale già nell’VIII secolo grazie ai commerci con la Cina dei Tang e ai viaggiatori stranieri del mondo islamico.

Gli Ottomani sapevano dei Giapponesi almeno dal XVI secolo, e andando a vedere la splendida collezione di porcellane del Museo del Palazzo Topkapı, si possono vedere 730 pezzi giapponesi che vanno dal XVII al XIX secolo. Queste porcellane, che erano normalmente esportate dal Giappone per mezzo della Compagnia delle Indie orientali olandese, furono portate a Istanbul nel corso del XVII secolo, durante un periodo in cui la dinastia Ming aveva posto il divieto di esportazione della porcellana. Quando nel 1867 iniziò in Giappone la Restaurazione Meiji (1867-1868), che pose fine all’Era Tokugawa (1603-1867) il governo giapponese inviò missioni ufficiali per sondare la possibilità di rivedere trattati ineguali conclusi tra il Giappone e le potenze occidentali; cosicché gli inviati giapponesi avrebbero potuto studiare la tecnologia, la scienza, i sistemi militari, le leggi e le istituzioni occidentali.

Gli storici moderni hanno spesso suggerito che i giapponesi e gli ottomani attraversarono processi di modernizzazione simili nel XIX secolo, il primo sotto l'imperatore Meiji (r. 1867-1912) e il secondo a partire dalla proclamazione delle Tanzimat nel 1839 e proseguendo sotto il sultano Abdülhamid II (r. 1876- 1909).

Nel novembre 1871, la missione di Iwakura (dal ministro capomissione Iwakura Tomomi, 1823-1886) fu inviata negli Stati Uniti e in Europa (1871-12 settembre 1873). Nel giugno 1873, la Missione visitò la Fiera mondiale di Vienna, dove videro il padiglione dell'Impero ottomano; la reazione fu semplicemente che quelle mostre erano di scarsa qualità e gli ottomani erano arretrati in termini di civiltà.

La missione arrivò a Costantinopoli alla fine del 1873 per analizzare la pratica ottomana riguardante i casi giudiziari tra cittadini locali e cittadini stranieri. I giapponesi erano interessati a rinegoziare i trattati ineguali del 1858 firmati dallo Shogunato con le potenze occidentali, sperando di trovare una soluzione temporanea alle loro difficoltà tramite l’adozione un sistema giuridico simile a quello ottomano. Il primo libro su Istanbul, scritto da un membro della Missione Iwakura e inviato separatamente a Istanbul, fu pubblicato nel 1875 e si basava su un soggiorno di 12 giorni nell'aprile 1873. Il ministero degli Esteri giapponese nel 1875 decise di aprire i negoziati per le relazioni diplomatiche formali e inviò una commissione per seguire il problema. Uno squadrone di addestramento giapponese trascorse 12 giorni a Istanbul nel novembre 1878 e il suo comandante e altri membri importanti furono ricevuti dal sultano Abdülhamid II (r. 1876-1909); in qualll’occasione quest'ultimo sottolineò la sua intenzione di promuovere rapporti amichevoli instaurando relazioni diplomatiche con il Giappone. Il Sultano ricevette anche un'altra missione giapponese a Istanbul nel 1881, guidata da Masaharu Yoshida dove il sultano ribadì il suo interesse ad aprire relazioni diplomatiche. Ciò avvenne durante gli anni ottanta del XIX secolo, in cui l'ambasciatore giapponese Sagimutsu e l'ambasciatore ottomano Şakir Paşa (1855-1914) si incontrarono a San Pietroburgo per rafforzare l'alleanza tra i due paesi. Durante l'ennesima visita a Costantinopoli, questa volta del ministro giapponese dell'Agricoltura e del Commercio Tateki Tani ((1837-1911), che avvenne tra la fine del 1886 e l'inizio del 1887, Abdülhamid II rimarcò la volontà di istaurare relazioni commerciali con il Giappone. L'ultima visita avvenne nel 1887, guidata dal principe Komatsu Akihito (1846-1903), nipote dell'imperatore Meiji, che fu accompagnato da sua moglie e portò un messaggio di buona volontà da parte sovrano giapponese. L'anno seguente, fu data ad Abdülhamid II la più grande onorificenza del Giappone, il Grande Ordine dei crisantemi, in ringraziamento per il caloroso benvenuto che il principe aveva ricevuto. Il sultano, pur ammirando in una certa misura il Giappone, era ossessionato dalla paura scatenata dalle voci popolari secondo cui l'imperatore Meiji si sarebbe convertito all'Islam e si sarebbe proclamato califfo, divenendo così oggetto di venerazione da parte di tutti i musulmani sunniti del mondo. Il Gran Visir Kâmil Paşa (1833-1913) inviò una nota il 14 febbraio 1889 al Consigliere della Marina, Bozcaadalı Hasan Hüsnü Paşa (1832-1903), chiedendo il nome e la possibile data di partenza di una nave da guerra, che fosse adatta a navigare nei mari dell'Indocina e del Giappone, al fine di mettere in pratica le conoscenze teoriche dei laureati dell'Accademia Navale. Il 25 febbraio 1889, Hasan Hüsnü Paşa informò il Gran Visir che la fregata Ertuğrul era adatta per l'incarico, e avrebbe potuto eseguire i preparativi richiesti entro una settimana e salpare entro un mese. Questa fregata venne ordinata nel 1854 da Abdülâziz (r. 1861 -1876) e fu varata il 19 ottobre 1863 alla presenza del sultano..

La vera ragione del viaggio e la sua importanza vennero rivelate dal Gran Visir come una visita di cortesia in Giappone, finalizzata alla presentazione di doni e della più alta onorificenza dell'Impero ottomano, "L’Ordine della Distinzione” (Nişan-ı İmtiyaz), data dal Sultano all'imperatore giapponese. Un altro scopo del viaggio era quello di far sventolare la bandiera ottomana sull'Oceano Indiano. Il 6 aprile 1889, il ministero della marina nominò comandante in carica il capitano Ali Osman Bey, l’uomo più appropriato grazie alla sua conoscenza di diverse lingue straniere e alle sue abilità nella navigazione.

Dopo aver attraversato il canale di Suez il 22 giugno 1889 ed essere entrato nell’Oceano Indiano, il 13 giugno 1890 l’equipaggio dell’Ertuğrul giunse a Yokohama, dove venne ricevuto dall'imperatore Meiji, portando gli onori e i doni del sultano. Ripartito per Costantinopoli il 15 settembre 1890, il giorno seguente l'Ertuğrul incontrò un tifone e si abbatté sulla costa rocciosa di Kushimoto, sull'isola di Oshima. Solo 69 dei 500 uomini a bordo sopravissero grazie al salvataggio da parte degli abitanti del villaggio. Essi furono successivamente portati (ottobre 1890) a bordo delle navi da guerra giapponesi, la Hiei e la Kongo, direttamente in Anatolia. L'ospitalità e l'assistenza dimostrate dal governo e dal popolo giapponese per i sopravvissuti vennero considerati, il ​​punto di partenza dell'amicizia tra i due paesi. Già iniziando a promuovere l'ideologia del panasiatismo, i giapponesi cominciarono a corteggiare la Sublime Porta presso l'Imperatore Meiji, inviando i principi della Casa di Yamato a visitare il Sultano-Califfo. Il Comitato Unione e Progresso (CUP, İttihad ve Terakki Cemiyeti) ammirava molto il Giappone, che prese come uno dei modelli per lo sviluppo economico e militare dell’Impero. Il fatto che il Giappone avesse sconfitto il tradizionale nemico dell'Impero ottomano – la Russia – nel 1905, divenne fonte di ispirazione per gli unionisti, e tutti i giornali legati al CUP descrissero la vittoria del Giappone come un trionfo non solo sulla Russia, ma anche sui valori occidentali. In particolare, gli unionisti ammiravano i giapponesi per aver abbracciato la scienza e la tecnologia occidentali senza perdere la loro "essenza spirituale orientale", che veniva vista come una prova della possibilità di modernizzarsi senza abbracciare i valori occidentali, dando così l’ispirazione per trasformare l'impero ottomano in un "Giappone del Vicino Oriente". Gli unionisti erano orgogliosi delle origini alto-asiatiche del popolo turco e trascorsero molto tempo a glorificare il Turan, nome che avevano adottato per la patria dei Turchi nell'Asia orientale che si trovava da qualche parte a nord della Grande Muraglia cinese.

Le politiche di modernizzazione attuate dal regime unionista a partire dal 1908 dopo la Rivoluzione dei Giovani Turchi furono modellate sulla modernizzazione intrapresa con la Restaurazione Meiji. Questi cercarono di creare un'alleanza con il Giappone che unisse tutti i popoli dell’Oriente, per condurre la guerra contro le odiate nazioni occidentali che dominavano il mondo, spazzandole via con un’onda “gialla”. L'innata superiorità morale delle popolazioni orientali sull'occidente corrotto, agli occhi degli Unionisti, era incarnata dalle civiltà del Medio Oriente, del subcontinente indiano e dell'Estremo Oriente, le vere le civiltà superiori, ed era solo per un fortuito incidente della storia che l'Occidente era diventato più avanzato economicamente e tecnologicamente rispetto alle civiltà asiatiche; qualcosa che erano determinati a correggere. Con la Prima Guerra Mondiale, Giappone e Impero Ottomano si trovarono però su fronti opposti e solo dopo la Guerra civile turca (1919-1923), le relazioni diplomatiche tra Turchia e Giappone furono ristabilite. Nell’agosto del 1924 il Giappone riconobbe la Repubblica di Turchia aprendo, nel marzo 1925, l’ambasciata ad Ankara e, nel luglio dello stesso anno la Turchia aprì la sua ambasciata a Tokyo. Il 4 aprile 1934 venne stipulato il Trattato di commercio e navigazione e per tutti gli anni Trenta i due paesi ebbero ottimi rapporti sia politici (e militari) che culturali.

Con l’entrata in guerra del Giappone contro gli Stati Uniti e, in alleanza con la Germania, nel dicembre 1941, la neutrale Turchia giocò un ruolo fondamentale nella guerra tra spie tra Germania nazista, Giappone e Unione Sovietica. L’equilibrio diplomatico e politico turco si interruppe quando, vista la fine prossima dell’Asse per mano dell’Armata Rossa, anche la Turchia del presidente ed ex-braccio destro di Mustafa Kemal Atatürk, İsmet İnönü (1884-1973, primo ministro 1925-1937, presidente 1938-1950) interruppe i rapporti con il Giappone nel gennaio del 1945 e il mese successivo dichiarò guerra a questo e alla Germania. Con il multipartitismo e la presidenza dell’altro ex-braccio destro di Atatürk, Celâl Bayar (1883-1986, primo ministro 1937-1939, presidente 1950-1960), nel giugno del 1952 la Turchia, entrata nella NATO il 18 febbraio dello stesso anno, riaprì la sua ambasciata in Giappone e, nel maggio 1953, il Giappone a sua volta riaprì l’ambasciata in Turchia. Il 5 gennaio 1958 venne firmato l’Accordo di esenzione dal visto e nel 1965 il Giappone istituì un consolato a Istanbul. Nel corso degli anni ’70, grazie a Süleyman Demirel (1924-2015, primo ministro 1965-1971, 1977-1978, 1979-1980), vi fu un'ampia interazione tra i due paesi, comprese numerose visite di persone eminenti, nonché scambi economici e culturali. Questi scambi furono simboleggiati da una visita in Turchia del ministro degli Esteri Abe Shintaro nel 1983 e dall’allora primo ministro turco Turgut Özal (1927-1993, primo ministro 1983-1989, presidente 1989-1993), che aveva familiarità con gli affari giapponesi, e che ebbe un ruolo importante nella crescita delle relazioni politiche ed economiche tra i due paesi.

Il 12 marzo 1993 venne infatti firmato l’Accordo tra Giappone e Turchia in materia di promozione reciproca e protezione degli investimenti e il 28 dicembre 1994, sotto la presidenza di Süleyman Demirel, venne firmata la Convenzione tra Giappone e Turchia per evitare la doppia imposizione e la prevenzione dell'evasione fiscale in relazione alle imposte sul reddito. Le relazioni culturali ebbero un notevole sviluppo nel maggio 1998, con l’apertura ad Ankara del centro culturale della Fondazione turco-giapponese, voluto dall’allora presidente Süleyman Demirel e dai principi Tomohito di Mikasa. Tutt’oggi il centro funge da base non solo per gli scambi culturali tra due paesi, ma anche per altri ambiti di scambio. Nel corso dei primi anni 2000 vi sono stati reciproche visite da parte di illustri personaggi, come quella del 2002 degli allora Ministro degli esteri Tanaka Makiko e del Ministro dell'istruzione, cultura, Toyama Atsuko, del Ministro delle finanze Tanigaki Sadakazu nel 2005, dell’allora Primo Ministro, Koizumi Junichiro nel 2006, del principe ereditario Naruhito nel marzo 2009 e del Ministro degli esteri Okada Katsuya nel gennaio 2010. Da parte turca si recarono in Giappone nel dicembre 2003 l’allora Vice Primo Ministro e Ministro degli esteri, Abdullah Gül e nel 2004 Erdoğan, allora Primo Ministro e di nuovo Abdullah Gül come Presidente nel 2008. Nel dicembre 2010 il Ministro dei trasporti e delle telecomunicazioni, Binali Yıdırım, il Ministro dell'energia e delle risorse naturali, Taner Yıldız e il Vice Primo Ministro, Ali Babacan. Nel 2011 il Ministro della scienza, dell'industria e della tecnologia, Nihat Ergün, il Ministro dell'economia, Zafer Çağlayan, nel 2012 il Vice Primo Ministro, Ali Babacan e nel marzo 2013 il Ministro della difesa, İsmet Yılmaz. Da allora le relazioni sono di "Partenariato strategico" e continuano tutt’ora. Nel maggio 2013, in occasione della visita in Turchia del primo ministro Abe Shinzo, venne firmata la "Dichiarazione comune per l'istituzione di un partenariato strategico tra il Giappone e la Repubblica di Turchia " e in occasione della seconda visita, nell'ottobre 2013, il primo ministro Abe e il primo ministro Erdoğan firmarono la " Dichiarazione congiunta del governo del Giappone e del governo della Repubblica di Turchia sulla cooperazione nel settore nucleare Energia, scienza e tecnologia ". In seguito alle visite di Erdoğan (gennaio), del Ministro degli esteri, Ahmet Davutoğlu (aprile), il 29 giugno 2014 venne firmato un accordo tra il governo del Giappone e il governo della Repubblica di Turchia per la cooperazione nell'uso dell'energia nucleare a fini pacifici e, di conseguenza, il 1° luglio 2015 seguì la firma dell’accordo tra il governo del Giappone e il governo con la Repubblica di Turchia per la cooperazione per lo sviluppo dell'industria dell'energia nucleare in Turchia. Le relazioni economiche per il periodo 2014-2018 videro le passare le esportazioni da 375,7 milioni di dollari Usa nel 2014 a 479 nel 2018, le importazioni da 3.200 a 4.120, per un volume di affari che salì da 3.575,7 a 4.590, con una bilancia commerciale che passò da -2.824,3 a -3.640. Erdoğan visitò il Giappone per la prima volta come presidente della Repubblica nell'ottobre 2015 e in occasione del loro incontro al vertice, il primo ministro Abe annunciò l’estensione del "partenariato strategico" tra i due paesi in tutti i campi, tra cui quello politico, economico e culturale. In occasione della terza visita in Turchia del primo ministro giapponese nel novembre 2015, si tenne a Istanbul il quinto incontro al vertice con il presidente Erdoğan; questi presenziarono alla prima della produzione cinematografica turco-giapponese "Kainan 1890". Il 2003 fu celebrato come "Anno turco in Giappone" e il 2010 come "Anno giapponese in Turchia", per il 120° anniversario della missione della Fregata Ertuğrul. Il 2019 è stato nuovamente l'anno culturale turco in Giappone, e alla fine del 2018, 200 aziende giapponesi operavano in Turchia, mentre 5 società turche operavano in Giappone. Per il periodo 2002-2018, gli IDE giapponesi (investimenti diretti esteri) in Turchia sono stati 2,7 miliardi di dollari secondo i dati della Banca centrale. Con i prestiti erogati dall'agenzia giapponese di cooperazione internazionale, sono stati finanziati importanti progetti come Marmaray, il nuovo ponte di Halıç, la Diga Hasan Uğurlu, la Diga Altınkaya, e il secondo ponte sul Bosforo.

L’attuale situazione economica dovuta alla pandemia del COVID-19 molto probabilmente avrà un impatto negativo nelle relazioni economiche dei due paesi, essendo il Giappone costretto a concentrare i suoi obbiettivi sui mercati dell’Estremo Oriente (su tutti quello cinese), ma senza per questo rinunciare a un rapporto privilegiato con il “lontano cugino” altaico in Vicino Oriente.

04-06-2020
Autore: Federico De Renzi
Turcologo, PhD in Islamistica e Consigliere scientifico della rivista in lingua inglese Mediterranean Affairs
meridianoitalia.tv

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