Margherita Kòsa
A causa, principalmente, della riduzione al minimo dell’attività degli uffici giudiziari, nonché della sospensione dei termini processuali, l’emergenza da coronavirus ha avuto un forte impatto anche sull’attività degli studi legali, provocandone il fermo (quasi) totale.
Le conseguenze dell’emergenza per la situazione economia della classe forense sono, quindi, devastanti.
Tanto è vero che più della metà degli avvocati ha richiesto alla Cassa di accedere al reddito di ultima istanza, cioè ai 600,00 € previsti per chi ha entrate sino a 35.000,00 € o sino a 50.000,00 € se ha subito una riduzione del fatturato di almeno 33%.
Il decreto “Cura Italia”, ha previsto inoltre, anche per i liberi professionisti iscritti alla Cassa, la possibilità di accede al bonus baby sitting, nel limite massimo di 600 euro, ma vista l’impossibilità (soprattutto per gli avvocati lombardi) di svolgere la propria attività in studio, nonché il ridursi al minimo del lavoro, molti degli avvocati hanno ritenuto più coerente di gestire loro stessi i figli. La crisi colpisce soprattutto e purtroppo i più giovani che sono già la categoria più debole.
Abbiamo intervistato alcuni avvocati con studio in varie regioni italiane e la crisi sembra colpire radicalmente la categoria indifferentemente dalla zona geografica o dalla dimensione dello studio o dalle materie trattate (salvo insignificanti eccezioni).
AVV. PAOLO DI MILANO CIVILISTA
Essendo stato disposto in Lombardia la chiusura degli studi legali, io e i miei collaboratori abbiamo lavorato sempre da casa.
Le nuove pratiche sono state veramente poche, gli incassi ridotti allo zero, ma i miei collaboratori sono stati regolarmente pagati.
Lo studio incassa l’anticipo sulla parcella nel momento del conferimento d’incarico e poi successivamente le rate in base all’avanzamento del giudizio.
Pertanto, nonostante il lavoro agile, il ricavo è stato azzerato.
A causa della chiusura dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole mi sono dovuto dividere tra i figli e professione.
Da lunedì siamo tornati a svolgere l’attività in studio, ho provveduto alla sanificazione degli ambienti, delle postazioni di lavoro e preparate le mascherine gli altri dispositivi di protezione.
AVV. GIUSEPPE DI COMO PENALISTA
Lavoro intensificando l’utilizzo telefonico ordinario (specie con persone che non sono abituate ad utilizzare canali più evoluti come videochiamate, ecc.).
Gli incontri presenziali solo limitati alle pratiche per le quali è indispensabile tale incontro (che ovviamente svolgo adottando le misure di sicurezza necessarie).
Ho ricevuto pochi nuovi incarichi e la relativa documentazione e nomina mi sono state trasmesse mediante telegramma, e-mail o sms.
Gli incassi, anche per le precedenti pratiche, si sono azzerati con scusante varie (per es. non lavoro e non incasso, non posso uscire di casa, provvederò appena le cose si sistemeranno).
Mio figlio lo abbiamo tenuto in casa sino ad un paio di settimane fa, da quella successiva abbiamo iniziato progressivamente a portarlo dalla nonna materna, così da poter lavorare di più.
I problemi più preoccupanti sono le incertezze: prima sulla proroga dei termini, quindi sul futuro (le cose miglioreranno e se si quando si tornerà alla normalità? i clienti arriveranno?
AVV. LORENZO DI PAVIA PENALISTA E CIVILISTA
Ho svolto la mia attività alternando la mia presenza in studio con lo smart working.
In questo periodo ho ricevuto pochissimi nuovi incarichi e di scarsa rilevanza.
Gli incassi sono stati tutti, ovviamente, riferiti a posizioni chiuse precedentemente.
I collaboratori hanno lavorato sempre da casa.
Mi sta preoccupando la riduzione del lavoro e quindi la conseguente riduzione degli incassi.
AVV. BALDASSARE DI FIRENZE PENALISTA
L’attività del mio studio ha risentito meno del lockdown giudiziario, in quanto ci occupiamo esclusivamente di penale, molti sono i processi con detenuti (criminalità organizzata) che non potevano essere sospesi neanche in questo periodo di emergenza.
Ne abbiamo approfittato per approfondire ed aggiornare la nostra preparazione sul core business dello studio, gli errori giudiziari e i progetti revisionali.
Svolgiamo l’attività su scala nazionale e progettiamo su lungo periodo, pertanto, il periodo di lockdown, relativamente breve, non dovrebbe compromettere l’attività dello studio.
Gli incassi hanno comunque sensibilmente risentito.
Due sono colleghe di studio che hanno figli piccoli, si sono organizzate con le proprie mamme.
Sono molto preoccupato per la perdita delle garanzie del giusto processo, ho la sensazione che l’occasione servirà per fare alcune modifiche non certamente positive per i diritti della difesa.
Lo Stato si è rivelato cinico con la popolazione carceraria, ha messo a rischio le vite dei detenuti e del personale penitenziario
AVV. ARIANNA DI LIVORNO FAMILIARISTA
Ho avuto solo una udienza per un incidente probatorio, non ho avuto nessuna udienza da remoto.
I rapporti con i clienti si sono limitati a telefonate.
È entrato pochissimo lavoro, anche a causa delle difficoltà logistiche dovute alla limitazione di circolare per i clienti e zero euro.
Fortuna che avevo incassato un'importante notula pochi giorni prima della chiusura degli studi.
La situazione è davvero difficile soprattutto perché i clienti hanno ulteriori scuse per non pagare.
I figli posso lasciarli dai nonni per poche ore e successivamente devo essere io personalmente a seguirli
AVV. GENNARO DI ROMA CIVILISTA
Sto lavorando esclusivamente da remoto, con comunicazioni e riunioni con piattaforma Skype, non ho avuto nuove pratiche e neanche incassi.
La più grande mia preoccupazione è l’incertezza del futuro.
AVV. CARLO DI ROMA FAMILIARISTA
Ho sempre lavorato da casa, ho avuto nuove pratiche, ma incassi molto limitati.
I miei figli sono seguiti dalla baby sitter.
AVV. PAOLO DI COSENZA PENALISTA
In questo periodo l’attività professionale è limitata ad interfacciarsi con i Magistrati di Sorveglianza d’interesse.
Approfittando del tempo, ho riordinato lo studio ed ho preparato i processi imminenti dopo l’11 maggio.
Ho avuto pochissime nuove pratiche e comunque facilmente gestibili avendo disponibilità di tempo.
Incassi pochi collegati esclusivamente a quelle poche pratiche nuove.
I collaboratori stanno lavorando in piena liberta, ho affidato a loro dei fascicoli di processi "futuri" da studiare come e quando vogliono.
I miei figli (21 Marco e 17 Matilde) non dipendono da me e per come ho sempre voluto si autogestiscono alla grande.
Ritengo preoccupante il destino della professione che vede ormai nell'interpretazione anarchica della legge, una soppressione del nostro ruolo.
Siamo anche complici non provvedendo, programmando e proponendo, un programma di riforma del c.p.p. .
Gli avvocati dal 4.5.2020 hanno riaperto i loro studi in tutt’Italia, ma ciò certamente non comporterà ancora la ripresa.
I termini processuali riprenderanno a decorrere dal 12.5.2020, le udienze (salvo quelle urgenti) sono state rinviate tutte a dopo giugno.
I clienti sono ancora limitati negli spostamenti ed anche questo impedisce i nuovi incarichi.
L’attività degli studi legali dovrà, quindi, attendere ancora molto per l’effettiva ripresa.
E’ ragionevole inoltre sperare che la presente situazione emergenziale possa generare nuovo lavoro per gli avvocati e quindi a contribuire alla più spedita ripresa.
- 04-05-2020
- Autore:
Margherita Kòsa
- Avvocato del Foro di Milano
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