Introduzione del Prof. Roberto Rossini - Presidente nazionale Acli
L’emergenza sanitaria e le migliaia di morti provocate dalla pandemia rappresentano solo la punta di un iceberg del quale possiamo solo prefigurare le effettive dimensioni.
Ci stiamo rendendo conto in queste settimane che sta scoppiando un’altra emergenza altrettanto diffusa e dirompente: quella sociale che avrà, da tutti i punti di vista, costi altissimi. È dunque importante intervenire in modo tempestivo, evitando che, dopo questa crisi, nessuno rimanga ai margini più di quanto non lo sia oggi. Se infatti il virus ha “democraticamente” colpito tutti, poveri e ricchi, gli effetti non saranno ugualmente democratici e le ricadute economiche e sociali ricadranno soprattutto sulle persone più fragili.
La ricostruzione del Paese non è esclusivamente un problema di risorse: sarà sostanziale anche il modello che si intende seguire. Solo un modello che rimetta le persone al centro delle scelte della politica, perché ci sono valori che non sono economici e non si mettono a bilancio, può far sì che la tragedia di questi mesi possa diventare l’occasione per non lasciare nessuno indietro.
Per questo, in tanti - associazioni, organizzazioni del Terzo settore, enti ecclesiali, esperti di economia sociale, organizzazioni del non profit – abbiamo deciso di rivolgere un appello al Governo nel quale chiediamo di essere direttamente coinvolti nella progettazione delle politiche pubbliche della cosiddetta fase 2 dell’emergenza Covid-19.
In quanto soggetti di prossimità nel territorio, nella storia del nostro Paese, i corpi intermedi hanno sempre accompagnato i cambiamenti sociali e anche in questa nuova emergenza possono svolgere un ruolo fondamentale in tutte le azioni di solidarietà che saranno necessarie nell’immediato, come nel lungo periodo.
Ripetutamente, a partire dal discorso di fine anno, il Presidente Mattarella ha esplicitamene sottolineato quanto siano importanti il Terzo settore e il volontariato per creare coesione nel nostro Paese, perché i cittadini si sentano parte integrante di una comunità di cui sono protagonisti. Anche il premier Conte, il 28 marzo scorso, nel suo discorso agli italiani ha esplicitamente richiamato l’imprescindibile ruolo del volontariato e del non profit, definendoli “cuore pulsante della società”.
È ora arrivato il momento di dare concretezza a queste parole, nella consapevolezza che per creare un welfare di prossimità, orientato al benessere di tutti i cittadini e che superi le numerose fratture esistenti tra regioni del nord e del sud, tra aree periferiche e centrali, tra uomini e donne, tra giovani, bambini e adulti, è necessario un dialogo e una collaborazione tra diversi livelli istituzionali e il mondo del terzo settore.
In un momento in cui il tema di fondo è la solidarietà e la tutela di chi è più fragile il Terzo settore deve essere pienamente accreditato ai tavoli governativi, affinché possa portare il proprio contributo, al pari di altre realtà, nella definizione degli strumenti necessari nella fase 2. Una volta superata l’emergenza sanitaria, bisogna far ripartire subito il Paese sotto il profilo economico e sociale: bisogna farlo bene, ma soprattutto insieme.