di Raffaella Pergamo 

L’azione di governo in Italia si sta concretizzando in una serie di provvedimenti legislativi e documenti strategici in cui  si va dalla modernizzazione del Paese e semplificazione delle regole, allo snellimento dei centri di coordinamento pubblici, alla transizione energetica e digitale. Il rinnovato impegno sull’Industria 4.0 si collega al capitolo digitalizzazione, alla realizzazione di una rete unica nazionale in fibra ottica, ad investimenti mirati all’intelligenza artificiale e alla robotica.

A tal proposito, agli inizi di luglio 2020, il Ministero dello Sviluppo Economico ha diffuso il documento strategico sull’intelligenza artificiale in Italia a cura  di esperti selezionati.  Il tema centrale del documento è che la tecnologia deve essere governabile, con la cooperazione tra istituzioni, imprese, università e società civile, deve essere affidabile non soppiantando gli esseri umani ma piuttosto proteggendone i diritti fondamentali e anche orientata allo sviluppo sostenibile nel medio e lungo periodo. Emerge, però, che se l’utilizzo di intelligenza artificiale lascia intravedere margini di prosperità e di ripresa economica, allo stesso tempo, la realtà che si registra è quella  in cui le attività a performance debole sono quasi tutti i settori del Made in Italy, dal tessile all’alimentare, dall’abbigliamento ai mobili. Nel 2018, infatti, la crescita dell’economia italiana ha rallentato, passando dal + 1,6% del 2017 al + 0,9% del 2018 (ISTAT 2019) e l’analisi dei network di relazioni del sistema produttivo italiano evidenzia che non è favorita la trasmissione rapida e intensa della crescita internazionale di innovazioni tecnologiche o di aumenti di produttività, neanche collegandosi al ciclo economico di paesi in espansione. Tuttavia, i settori più avanzati sono quelli in cui è presente una manifattura a medio-alta tecnologia connessa con tutti i comparti esteri. E’ abbastanza chiaro, quindi, che il nuovo miracolo economico è legato alla diffusione di tecnologie ma che queste ultime sono un vero e proprio “ecosistema” in cui, ad esempio, una scarsa diffusione di connettività può modificare l’impatto delle innovazioni sulle realtà imprenditoriali e sociali del nostro Paese. Il pensiero va alla banda ultra larga per le aree rurali, ad esempio, che se non portata a compimento impedirà la connessione di milioni di piccole e medie aziende agricole, con una conseguente perdita di competitività in uno scenario globale in cui la reputazione aziendale si gioca anche sulla presenza di piattaforme di e-commerce o sulla capacità di fare rete o semplicemente introducendo macchine intelligenti per l’attività di campo. E’ altrettanto chiaro che l’ecosistema intelligente è quello in cui l’utenza è competente e consapevole delle possibilità di utilizzo e si integra valorizzando le proprie attività nella maniera più opportuna anche con la consapevolezza dei limiti che le stesse tecnologie presentano.

I sei settori verticali specifici su cui l’Italia dovrebbe concentrare gli investimenti per sviluppare l’intelligenza artificiale con successo sono: a) #la manifattura e la robotica, in cui lo sviluppo di modelli predittivi e prescrittivi comporta un indiscusso aumento di competitività, b) #i servizi, la sanità e la finanza, dove esistono modelli relazionali già consolidati, come per le banche c) #trasporti, agrifood ed energia, tutti settori in cui la qualità raggiunta per modelli e conoscenze è già molto elevata d) #aerospazio e difesa, settori in cui la tecnologia innovativa consentirà di aumentare l’efficienza conquistando nuovi spazi e) #pubblica amministrazione che necessita di una modernizzazione di processi oltre che di rinnovamento professionale f) #cultura, creatività e digital humanities, in cui valorizzazione e salvaguardia dei patrimoni esistenti è uno degli obiettivi fondamentali per il rilancio dell’economia.

L’intelligenza artificiale in Italia ha anche degli elementi distintivi forti, in cui i modelli di elaborazione delle informazioni sono diversi dai cloud ma coniugano, invece, vicinanza del dato e capacità di elaborazione con una tecnologia edge computing, in cui sono importanti il fattore tempo ma anche la sicurezza e l’efficienza energetica. L’azione di questa tecnologia, insieme ad altre misure come la riduzione dei bit rate, la stabilizzazioni di linee con algoritimi, consentirà, secondo gli esperti, di uscire dalla “trappola ultrabroadband” realizzando, invece, una rete sostenibile dal punto di vista economico, con un’offerta di servizi di qualità e anche lo sviluppo di nuovi modelli di business.

L’approccio del documento strategico evidenzia, però, che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia può solo essere sostenibile perché in linea con la legislazione esistente e salvaguardando i diritti umani, valorizzando la creatività umana piuttosto che sostituirla, con obblighi di trasparenza nei confronti del consumatore/utente. L’applicazione all’agroalimentare, ad esempio, prevede uno sviluppo che sia compatibile con l’ambiente, che garantisca il bisogno di aumentare la produzione alimentare con meno risorse e riserve a disposizione e con una riduzione degli sprechi; sempre in questo settore, l’intelligenza artificiale e le sue tecnologie dovranno risolvere le problematiche legate alla sicurezza e salubrità dei cibi e affrontare le sfide dovute ai cambiamenti climatici che disorientano i produttori nelle tempistiche e metodologie di coltivazione abituali. L’applicazione di strumenti digitali all’agroalimentare, come la blockchain, comporterà in maniera sottesa all’utilizzo della tecnologia, anche elementi come la fiducia, la responsabilità, la comunità, la decentralizzazione e ancora  trasparenza, immutabilità, condivisione e  “competizione” nel raggiungimento di un risultato.

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia  risulta, quindi, delineato su tre livelli diversi di approccio strategico: l’essere umano, la ricerca e il trasferimento tecnologico e lo sviluppo sostenibile ed evidenzia la necessità di creazione di una governance nazionale per la scienza e la tecnologia con disegno unitario e sinergico, rilanciando, anche, la Strategia Nazionale sullo Sviluppo Sostenibile, sia in termini di competenze sia di risorse, ponendola al centro delle politiche pubbliche di governo.

Fonte: MISE 2020, Documento IA

17-07-2020
Autore: Raffaella Pergamo
Economista e Ricercatrice del CREA
Consiglio per la Ricerca e analisi dell’economia agraria
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