di Giovanni Guerisoli
Il 20 maggio del 1970 la Camera dei deputati approvava in via definitiva la legge 300, cioe' lo Statuto dei Lavoratori progetto avviato dal Ministro Brodolini e concluso da Carlo Donat Cattin. A distanza di 50 anni e' legittimo chiedersi se e' ancora attuale nel mutato contesto economico e sociale e se le forze sociali , in primis le rappresentanze sindacali del mondo del lavoro e delle imprese sono destinate ancora a svolgere un ruolo di rappresentanza collettiva.
La situazione che accompagno' l'approvazione della legge e' profondamente mutata se e' vero che in quegli anni il paese era attraversato da un boom economico che accanto al benessere collettivo aveva reso non piu' rinviabile il riconoscimento di una legislazione a tutela dei diritti dei lavoratori e conseguentemente delle organizzazioni sindacali quali soggetto di intermediazione, legislazione che nel 1973 trovo la sua naturale conclusione nella nuova disciplina del diritto de lavoro.
Oggi non soltanto siamo di fronte ad una drammatica e , speriamo, non prolungata crisi dovuta agli effetti della pandemia , ma le stesse modalita' che caratterizzavano la prestazione lavorativa sono profondamente mutate. Infatti con la progressiva introduzione di processi di innovazione tecnologica e con il ruolo preminente assunto , nella organizzazione del lavoro, dalle grandi multinazionali gli apparati produttivi sono profondamente mutati se e' vero che il fordismo sta lasciando progressivamente il campo ad un modello di organizzazione sempre meno legata al tradizionale posto di lavoro con l'introduzione di elementi di flessibilita' via via crescenti come appalti sub appalti , lavoro a tempo, intermittente, part time ,partite iva e chi piu' ne ha piu ne metta, ponendo il problema di come tutelare una prestazione sottratta al normale controllo lavorativo.
La crisi ha anche riproposto il tema della corporalita' e dei ritmi delle prestazioni lavorative Pensiamo quanto sta accadendo con la esplosione delle e-commerce ed ai suoi effetti nel campo della logistica oppure per la consegna del cibo a domicilio e al ruolo dei riders ed ancora alla esplosione del lavoro a distanza per effetto del covid 19 ; lo sviluppo della raccolta dei rifiuti,porta a porta, ripropone il temo della movimentazione manuale dei carichi e delle relative conseguenze sulla salute dei lavoratori.
Tutto questo per sottolineare che ancora oggi a distanza di 50 anni , il lavoro deve essere tutelato per una esigenza di dignita' sociale e la crisi attuale ha ancor piu' posto in evidenza i due grandi problemi ancora irrisolti nel nostro paese :
a) ammortizzatori sociali per tutti ;
b) politiche attive del lavoro degne di questo nome .
La flex security non puo' valere solo per la prima parte della parola , quella della flessibilita' senza essere accompagnata da garanzie sulla tutela della sicurezza del lavoratore e quando parliamo di occupazione piu' che di occupati dovremmo parlare di ore di lavoro per avere una esatta dimensione del fenomeno.
Siamo tuttavia consapevoli che le risorse necessarie per risolvere questi due temi sono ingenti specie per un paese con un elevatissimo debito pubblico che la crisi rendera' ancor piu' drammatico. Di fronte a tanti lavoratori “ dispersi” il sindacato si trova di fronte ad una sfida epocale ed accanto ad una analisi dei fenomeni in atto penso che la nuova stagione dei diritti debba caratterizzarsi per una dura competizione per conquistare effettivi strumenti di partecipazione che riconoscono al lavoro ed a chi lo rappresenta il giusto ruolo in un sistema produttivo in rapida trasformazione. Non piu' solo spettatori ma protagonisti del cambiamento per una nuova stagione di diritti.