di Fausta Speranza
Parlare dei problemi del Pianeta senza negare nessuna urgenza, ma esaltandone la bellezza e soprattutto puntando a piccoli gesti alla portata di tutti. Non si parla delle grandi risoluzioni che attendiamo dai leader mondiali, ma di quei comportamenti da cittadini del mondo, che possono fare la differenza. Lo fa con professionalità e tanta passione Licia Colò: il suo libro intitolato “Il Pianeta Istruzioni per l'uso” è una bella declinazione dell'invito di Papa Francesco alla “conversione ecologica”.
Il volume della scrittrice, conduttrice e autrice televisiva Licia Colò, edito da Solferino, racconta l'emergenza climatica e i drammi dell'inquinamento attraverso tanti fotoflash da angoli più o meno remoti di mondo, ma sempre sotto la stessa luce: quella della consapevolezza che tutti siamo protagonisti, seppure nel nostro piccolo, della vita sulla terra. La prima caratteristica, infatti, che arricchisce il libro è la chiarezza su un punto essenziale che può e potrà fare la differenza per qualsiasi approccio alla questione ambientale. Il punto è capire che siamo esseri viventi inseriti, insieme con gli altri, in un unico grande ecosistema.
Licia Colò consegna al lettore la convinzione che cambiare è possibile, dopo averlo ammaliato con i suoi bei racconti che, in meno di 160 pagine, fanno fare il giro del mondo andando a toccare territori emblematici. Le narrazioni rapiscono per la gravità delle questioni trattate, come lo sciacallaggio dissennato delle risorse legato allo sfruttamento di esseri umani in Africa e non solo. Ma la penna della divulgatrice scientifica - che abbiamo imparato ad apprezzare alla Rai con la nota trasmissione Alle falde del Kilimangiaro e che abbiamo seguito a Tv2000 e a La7 - come in un coinvolgente controcanto, propone descrizioni di scenari mozzafiato, dalla vicina Islanda alla lontana Patagonia, con la capacità di risvegliare le coscienze tra sdegno e meraviglia.
La storia dell'umanità nel suo rapporto primordiale con l'universo è un cammino “tremendum et fascinans". Da sempre il mito e la poesia descrivono l'uomo che si sente attratto dall'incanto di un ambiente affascinante, ma vive nel timore di essere schiacciato da una natura ostile e onnipotente. La filosofia concepisce la natura animata e vivificata da un fuoco spirituale, che orienta gli esseri verso un fine e guida l'uomo ad un'etica di vita. Qualcuno ha fatto risalire lo sfruttamento irrazionale della natura alla cultura che si è formata in Occidente alla luce dell’insegnamento biblico che considera l’uomo padrone del mondo. In realtà, la Bibbia celebra la bellezza del progetto di Dio e mitiga il timore dell'uomo con l'annuncio che il Creatore diventerà redentore dell'umanità e scenderà un giorno sulla terra per "passeggiare" nuovamente accanto alle sue creature. Ed è la Sacra Scrittura stessa a suggerire a Sant’Agostino, tra il IV e il V secolo, le raccomandazioni del vescovo teologo, dottore della Chiesa, in tema di lavoro e di risorse. Le sue affermazioni hanno le radici nella Sacra Scrittura quando, nel suo testo “La Genesi alla lettera”, scrive che l’uomo deve “conversare in certo qual modo con la natura”, deve interrogarla per studiarla e conoscere “che cosa possa o non possa effettuare l’energia di ogni radice e di ogni germe, per qual motivo lo possa o non lo possa, quale efficacia abbia nella natura la potenza invisibile e interna delle sue energie e quale ne abbia la cura applicata dall’esterno”. Sant'Agostino, con una riflessione tanto attuale oggi, ricorda in sostanza che l’uomo non può disporre a suo piacimento della natura, perché non ne è il padrone assoluto: il suo compito è quello di custodirla e renderla feconda. Insomma, se Francesco di Assisi è il santo per eccellenza “ecologista”, questo non significa che ci fosse il vuoto prima del suo meraviglioso inno al creato.
La novità di Papa Francesco è che ha messo in luce il concetto e, soprattutto, l’esperienza della “conversione ecologica” evidenziandone le implicazioni politiche, economiche e culturali e, più a monte, le motivazioni spirituali che interpellano i credenti in quanto cittadini del mondo e abitatori della Terra. Nell'Enciclica Laudato Sì del 2015 parla dlla “nostra casa comune” da condividere con tutti gli altri esseri umani e con tutti gli altri esseri viventi. E queste motivazioni spirituali non appartengono solo ai credenti. C'è nel dna di ogni essere umano il presupposto per capire che siamo tutti nella stessa barca per quanto riguarda le sfide ambientali.
A ricordarlo in modo traumatico è stato l'invisibile virus in grado di imporre la pandemia. Il Covid-19 ha livellato tante differenze non facendo sconti a nessuno. E purtroppo ha messo in luce, nella drammaticità di impensati contagi da animali a uomo, la veridicità di uno degli insegnamenti centrali della Laudato Sì: “l’interconnessione” fra tutti e tutto. Francesco ne parla insistentemente, sottolineando che invoca solidarietà e fratellanza. Non a caso sono le due parole che segnano questo Pontificato.
Nell'appello di Papa Francesco al mondo si distingue il richiamo alla “solidarietà creativa” da mettere in campo. Ognuno, dunque, è chiamato a rispondere secondo le proprie capacità. Licia Colò ha attinto alle sue esperienze e ai suoi viaggi e, attraverso “Il Pianeta Istruzioni dell'uso”, contagia con il suo desiderio, e con la sua speranza, di un mondo migliore.