Intervista a Mario Sirimarco da parte di Gianni  Lattanzio

In occasione della recentissima pubblicazione del volume del filosofo abruzzese Giuseppe Capograssi, Appunti sull’esperienza giuridica, per la casa editrice Carabba di Lanciano, abbiamo incontrato il curatore, il prof. Mario Sirimarco, docente di Filosofia del diritto presso la sede di Avezzano dell’Università di Teramo.

Mario Sirimarco

-Prof. Sirimarco perché ripubblicare questi scritti di Capograssi?

Non si tratta di una semplice ripubblicazione ma di una operazione culturale che risponde a diverse finalità. Si tratta in primis di uno strumento didattico per i miei studenti di Filosofia del diritto che si avviano allo studio del diritto confrontandosi con uno dei pochi autori che ha saputo cogliere con maestria la complessità del fenomeno giuridico in quanto fenomeno che prima di essere estrinsecato in norme e istituzioni è espressione della vita e della relazionalità umane, l’esperienza comune in cui gli individui si incontrano è anche e soprattutto esperienza giuridica.

Ma, in secondo luogo, si tratta, più ambiziosamente, del tentativo di far riscoprire, non solo agli studenti, la straordinaria importanza e attualità di un pensatore spesso ingiustamente considerato un minore, in realtà un gigante della cultura giuridica del nostro paese.

-In effetti non tutti conoscono Capograssi …

Diciamo che il personaggio, molto lontano dai canoni oggi dominanti, non ha fatto molto per essere “famoso” … il giorno della sua morte, nel 1956, i giornali del tempo ebbero difficoltà a trovare una sua foto, eppure si trattava di un giudice appena nominato nella nuova Corte costituzionale. Ma la traccia che ha lasciato e le prospettive ancora in parte inesplorate che i suoi scritti permettono di intravedere sono un dato su cui i più importanti studiosi italiani convergono. Molti nomi riconosciuti come grandi nella cultura giuridica italiana devono tanto a Capograssi. Nella prefazione al libro ho cercato di ricostruire la sua complessa personalità e ho cercato di dimostrare l’affermazione che ci troviamo di fronte ad un gigante.

-Perché ha scelto come editore Carabba?

La scelta è coerente col tentativo di cui parlavo prima. La casa editrice Carabba è stata una eccellenza abruzzese, una casa editrice che ha avuto un peso nella cultura nazionale.e0a0b1e2 2e5b 4ae6 8504 48519cf6faf2 Dopo un po' di anni di oblio, la nuova dirigenza sta cercando di rilanciare la sua presenza in Abruzzo e sul territorio nazionale puntando anche a pubblicazioni di livello universitario e comunque di alto profilo culturale. Aver voluto fortemente la pubblicazione (nella collana più antica e prestigiosa) di un filosofo non certo semplice come Capograssi è coerente con una politica editoriale che punta sulla qualità.

-Perché leggere oggi Capograssi?

Come gli autori classici, Capograssi continua a parlarci, i suoi scritti, specialmente quelli dopo la “catastrofe” della Seconda guerra mondiale, sono ricchi di spunti e suggestioni che sta a noi riprendere e sviluppare. In particolare, di fronte al nichilismo che domina il pensiero filosofico contemporaneo la sua proposta etica, che possiamo definire “realismo cristiano” per la centralità in essa assegnata all’individuo aperto alla relazione con l’altro e con Dio, può rappresentare una via d’uscita. C’è in lui la visione del rischio dell’avvento della civiltà della tecnica e della automazione che entra nella vita degli individui, che può essere contenuta solo se l’individuo ha piena consapevolezza della sua individualità e responsabilità e della verità intesa come l’esistenza dei grandi fini extrasensibili verso cui tendere e con l’ordine eterno delle cose.

La sua filosofia giuridica e politica può essere di aiuto a cogliere una serie di valori che sembrano appannati o retoricamente declinati: il valore della persona, la funzione strumentale dello Stato ma anche il suo significato profondo nella vita etica, il ruolo delle autonomie e del pluralismo. Non dimentichiamo che al pensiero di Capograssi si ispirarono alcuni dei passaggi essenziali del Codice di Camaldoli che gettò le basi del futuro impegno costituente dei cattolici e che nell’impostazione da Moro espressa in Assemblea costituente si trovano tante assonanze con le tesi capograssiane.

83491bff 2fbc 4bb1 8554 0899da7e5685Aggiungo un’altra brevissima considerazione che mi sembra significativa: Capograssi, partendo e analizzando come pochi la “crisi”, ha saputo anche individuare dei segni di speranza indicando all’individuo la necessità di essere se stesso, di non lasciarsi massificare e omologare, di preservare la propria personalità e dispiegare le proprie potenzialità di umanità. Il vero rischio è proprio la fine dell’individuo, la disponibilità su di esso esercitata dai detentori del potere; il vero pericolo è che l’uomo diventi “superfluo”. Ed è un pericolo ancora molto attuale. 

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03-02-2025
Autore: Gianni Lattanzio
Direttore editoriale di Meridianoitalia
meridianoitalia.tv

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