di Emanuele Mariani

 La luna splende ancora alta nel cielo di Roma ed è ancora buio quando arrivo, alle 7:00, in Piazza Pia, dove trovo ad attendermi, sabato 25 gennaio, Maurizio Di Schino, giornalista TVSat 2000 e presidente Ucsi Lazio ed il Direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda. Distribuiscono opuscoli e preghiere (anche in lingua inglese) per avviare il pellegrinaggio alla Porta Santa.

         Mi capita il primo turno in assoluto di partenza e leggo io i testi liturgici con un microfono ed un piccolo altoparlante, fornitici dai volontari del Giubileo; solo quando mi accingo a leggere, mi accorgo che le letture sono in inglese! Era dal 1990, quando lavoravo per la Radio Vaticana, che non mi capitava di declamare testi sacri in questa lingua così internazionale. A farmi compagnia ci sono un gruppo di suore e religiose dell’Est asiatico, due giornaliste, una svedese e l’altra della televisione portoghese, oltre alla scrittrice vaticanista e redattrice di Famiglia Cristiana: Anna Chiara Valle, mia collega, fin nel 1997, quando ebbi modo di collaborare con il periodico dell’Azione Cattolica, Segno Sette, che mi ha accompagnato per tutto il pellegrinaggio fino alla Porta Santa e dentro la Basilica, dove abbiamo ricevuto la rituale benedizione dei pellegrini.

        64a1416a a3b3 41bf 8cdd 2105ba4c49cb Questi momenti sono stati per me un’esperienza intensa e di profonda spiritualità, probabilmente anche grazie al fatto di sentirmi in parte protagonista e non un semplice partecipante passivo dell’intero evento. Inoltre, mi ha fatto piacere l’essere comunque riuscito a pregare anche in inglese, oltre che in italiano interiormente.

         In quei momenti, ho fatto comunque tesoro della liturgia penitenziale del giorno precedente, 24 gennaio, svoltasi nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove mi ero confessato e dove ho seguito la riflessione collettiva tenuta a tutti noi comunicatori da Padre Giulio Albanese e culminata nella Messa officiata dal cardinal vicario, Sua Eminenza Baldo Reina.

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         Finito il pellegrinaggio e varcata la Porta Santa di San Pietro, ci siamo diretti prima ad un ingresso laterale della Basilica, nel piazzale antistante Casa Santa Marta, per poi, su indicazione della Gendarmeria vaticana, tornare indietro ed uscire dalla Basilica in direzione Arco delle Campane e giungere all’Aula Paolo VI, non prima di aver sostato per una breve colazione, con caffè e biscotti, previsti dall’organizzazione giubilare.

Entrati nell’Aula, l’atmosfera è stata di grande fraternità, tutti ci salutavamo con grande gioia, ci intrattenevamo con colleghi che non vedevamo da tempo ed anche se con molti di noi neppure ci conoscevamo, subito il clima è stato davvero cordiale e di grande simpatia… miracoli dei Giubileo? …Forse!

Il sentimento di unione fraterna, che in tale situazione dovrebbe essere la regola, di fatto è stato vissuto come un evento straordinario, fuori dal comune, anche perché era entusiasmante condividere emozioni che ci hanno fatto sentire comunque uniti. Eravamo italiani insieme a tanti stranieri di ben 138 Paesi accreditati, credenti e non credenti, laici e cattolici, oltre che appartenenti ad altre confessioni diverse dalla nostra.

E poi, prima del sublime concerto del maestro Uto Ughi, abbiamo assistito alla lezione di libertà del giornalismo tenuta dai relatori: Mario Calabresi che ha fatto da moderatore, dal premio Nobel per la pace, Maria Ressa e dallo scrittore irlandese Colum McCann, i quali ci hanno ricordato come il nostro mestiere può essere svolto in piena autonomia e senza intelligenze artificiali, senza condizionamenti e che le storie si devono saper dominare e non esserne dominati.

Ma la lezione più efficace di sintesi comunicativa, l’ha data Papa Francesco che ha messo da parte il suo discorso di ben 9 pagine, consegnandolo come magistero, senza leggerlo, ma ricordandoci nel parlare a braccio, che bisogna essere veri, prima di comunicare la verità delle notizie, perché la comunicazione, se ben esercitata, è arte divina.

Intensi sono stati anche i vari momenti di confronto, in particolare quello al quale ho preso parte, tenutosi a Roma, nel pomeriggio di sabato 25 gennaio, presso la sede del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, dal titolo: “Il giornalismo a servizio della democrazia. Pellegrini di speranza, comunicare il Giubileo 2025 per costruire insieme un mondo migliore”, promosso dall’UCSI con l’Ordine nazionale, l’Ordine del Lazio, FNSI (con una sala collegata da remoto) e con la partecipazione di numerose associazioni di giornalisti.

La Messa con il Papa del 26 gennaio, seguita dall’Angelus in piazza San Pietro, ha chiuso i tre giorni del Giubileo dei Comunicatori, che ha lasciato in me un segno profondo di forte spiritualità, di comunione e di grande condivisione dei valori etico-professionali più profondi; ovvero che si può comunicare tra di noi e con gli altri nel rispetto e nella dedizione alle persone, specie quelle più deboli e meno fortunate, affinché ciò sia parte integrante di ogni essere umano.

                                                                      

03-02-2025
Autore: Emanuele Mariani
saggista e scrittore
meridianoitalia.tv

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