di Annalisa Libbi

Il Rapporto CENSIS del 2024 intitola il capitolo che riguarda l’istruzione “la fabbrica degli ignoranti” poiché il quadro che emerge è quello di un tangibile analfabetismo funzionale nonostante gli analfabeti propriamente detti siano una risicata minoranza. A preoccupare sono i dati che riguardano i traguardi di apprendimento non raggiunti alla fine dei diversi cicli di scuola uniti ad una generale mancanza di conoscenze in merito a storia, cultura e tradizioni del paese.

La mancanza di conoscenze rende i cittadini vulnerabili e maggiormente esposti a manipolazioni di ogni tipo; l’ignoranza rende difficile codificare gli stimoli e le istanze di ogni tipo provenienti dal mondo esterno.

Se è vero che il dibattito sulla scuola, soprattutto in termini di riforme e risoluzione dei problemi, è sempre aperto, è altrettanto vero che spesso ad inficiarne la qualità è proprio il fatto che tale dibattito è avulso dalla decodifica dei dati.

Per questa ragione le soluzioni individuate sono spesso eccessivamente settoriali come se la soluzione dei problemi risiedesse in un unico aspetto di un sistema estremamente complesso che è quello dell’Istruzione.

Le scelte di politica economica sono sicuramente determinanti in qualsiasi settore ma, se gli investimenti economici non sono inseriti in una cornice di senso e di indirizzo politico,  rischiano di divenire uno sproporzionato impiego di risorse in provvedimenti temporanei e non strutturati.

Per questa ragione, dall’analisi della situazione di partenza bisognerebbe cercare uno “sguardo lungo” che consenta di muoversi nel modo più ampio possibile.

Quali sono i paradigmi sui quali deve muoversi una scuola capace di guardare al futuro?

Senza dubbio una scuola che vuole dirsi moderna e al passo con la complessità dei tempi che viviamo deve rivedere i metodi di trasmissione dei contenuti che se non contestualizzati in una didattica che abbia anche il carattere dell’esperienzialità, rischia di sconfinare nel nozionismo che non genera competenze.

Una scuola di qualità deve avere anche edifici di qualità, che siano luoghi che favoriscano il benessere degli studenti ma anche luoghi dotati di tutti la strumentazione necessaria a coadiuvare la didattica.

Ultimo, ma non per importanza, che vi sia un percorso unico di reclutamento dei docenti: un percorso che consenta la formazione ai fine del reclutamento ma anche la formazione permanente anche laddove assume la fisionomia della valutazione.

La suola italiana ha sicuramente bisogno di cambiamenti ma, forse, più che cercare facili ricette che, a volte nascondono esigenze di narrazione ideologica, bisognerebbe considerare l’istruzione una priorità attorno alla quale far ruotare la vita del paese.

16-12-2024
Autore: Annalisa Libbi
Insegnante, già Vicepresidente di Azione Cattolica dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pescara-Penne
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