di Luigi Capano

Siamo nell’epoca delle contaminazioni culturali programmatiche, degli irenismi estetici senza sponda, degli incessanti confronti diacronici. La Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini non disdegna questa tendenza à la page ma vi si accosta con la consueta eleganza promuovendo la mostra “Effetto notte: nuovo realismo americano” a cura di Massimiliano Gioni e di Flaminia Gennari Santori (fino al 14 luglio). Si tratta di un ensemble decisamente eterogeneo di circa centocinquanta opere – tra quadri, sculture, video e installazioni - realizzate da un nutrito manipolo di artisti statunitensi e provenienti dalla Aïshti Foundation di Beirut, un organismo costituitosi, venticinque anni fa, per volontà dell’imprenditore, collezionista e mecenate italo-libanese Tony Salamé, e considerato, oggi, una delle più importanti istituzioni d’arte contemporanea nel panorama mondiale.

Palazzo Barberini EffettoNotte Spazio Mostre Sala1Il titolo della mostra, “Effetto notte”, oltre ad essere un patente omaggio al cinema di François Truffaut, rimanda ad una delle opere esposte (“Day for night” di Lorna Simpson), ritenuta, forse in virtù di una certa suggestione crepuscolare, emblematica di questo nuovo realismo, i cui esiti, variegati e discontinui, costellano i tre piani del prestigioso Palazzo barocco (includendo, quindi, il cosiddetto Appartamento Settecentesco in stile rococò, aperto al pubblico per la prima volta in maniera continuativa). I numerosi artisti adunati per l’occasione, espongono all’occhio del riguardante il proprio punto di vista sulla figura, sulla morfologia del reale, sul senso della realtà in arte, giocando spesso su una sintassi e su un lessico tributari entrambi della composita lezione postmoderna, ancora in grado, evidentemente, di fecondare l’avido immaginario artistico. Numerose, infatti, le citazioni: da Nolde, ad Arp, da Munch al Doganiere; frequenti,Palazzo Barberini EffettoNotte Spazio Mostre Sala6

infatti, i richiami stilistici: al ready made, al collage, alla pop art, all’informale, al cromatismo espressionista. Ci sembra che in questa variegata collezione americana della Aïshti Foundation si sostanzi, in definitiva, il quadro complessivo di una ricerca omnidirezionale in fieri che testimonia, con esaustiva efficacia, del frastornante caos immaginale in cui ci si trova costantemente immersi, oltre che della difficoltà di imprimere al dato reale percepito, un senso che travalichi il frammento.

Si è parlato di realismo ed il pensiero va, inevitabilmente, e non a caso, al Caravaggio ed ai Caravaggeschi. Perché, lo ricordiamo, Palazzo Barberini custodisce la più ricca collezione di opere caravaggesche esistente al mondo: alcuni celeberrimi dipinti del Merisi, tra i quali il “Narciso” e “Giuditta e Oloferne”; ed un centinaio di opere di suoi allievi e seguaci realizzate nei primi decenni del Seicento. E proprio nel mese scorso è stato presentato al pubblico il nuovo allestimento delle opere del grande pittore lombardo comprendente anche, eccezionalmente (fino al 15 luglio), il “San Giovanni Battista”, di norma  allogato nella Galleria Corsini. Non possiamo rinunciare, pertanto, ad una visita, sia pure sommaria, alle salePalazzo Barberini sale Caravaggio appena riallestite, e ad un inevitabile confronto con i nuovi realisti americani. Notiamo subito, per contrasto, come, qui, la tonalità crepuscolare che ci viene subito incontro, lungi dal segnalare un brancolamento nelle brume del senso del reale e dei suoi contraddittori significati, sembra alludere piuttosto ad un’oscura, notturna matrice primigenia, che genera e inghiotte le immagini rese teatralmente visibili dalla mano dell’artista, sempre assistita, e quasi sospinta, da una misteriosa luce.

Ci spostiamo con agio nell’ala sud del piano nobile. Ad attenderci, cinquanta capolavori provenienti dalla Galleria Borghese: sono dipinti che hanno fatto la storia dell’arte mondiale e che fanno parte ormai del nostro immaginario iconografico. Ci basti menzionare alcuni nomi: Raffaello, Tiziano, Rubens, Botticelli, Veronese, Bellini, Antonello da Messina, Il Parmigianino. L’inedita collaborazione tra le due prestigiose istituzioni romane è stata occasionata dai complessi lavori di ristrutturazione che vedono impegnata da qualche tempo la galleria Borghese ma anche, facendo di necessità virtù come si suol dire, dalla generosa volontà di continuare a rendere visibili – fino al 30 giugno - alcune tra le opere più importanti della preziosa collezione. Sostiamo perplessi e attratti dinanzi alla tela del Vecellio ”Amor sacro e amor profano” : le due donne sul proscenio, identiche, o somigliantissime, nelle fattezze del volto sono sedute su un sarcofago ricolmo d’acqua, rimescolata da un cupido in secondo piano. Per istintiva associazione, il pensiero corre al Narciso, appena visitato nell’ala riallestita, che Roberto Longhi ha attribuito al Caravaggio. Sofisticata allusione al mondo dei contrari e delle dualità nel quale siamo, spesso inconsapevolmente, imprigionati? Palazzo Barberini Effetto Notte Spazio Mostre Sala6Indugiamo ammirati dinanzi al “San Giovanni Battista” del Bronzino: una magistrale spirale antropomorfa che sembra anticipare le linee tortili dell’imminente barocco. Ecco il sommo Raffaello. La “Dama con Liocorno” è accostata alla “Fornarina” della collezione Barberini: l’equilibrio esemplare delle linee e dei volumi che accomuna i due ritratti sospinge l’osservatore all’esercizio  cenobitico della pura contemplazione del bello. In conclusione, ci piace menzionare “Minerva nell’atto di abbigliarsi” della meno nota Lavinia Fontana. Questo olio sembra essere il primo nudo femminile dipinto da una donna: la posa studiatamente spontanea, il pesante panneggio delle tende che richiama le quinte teatrali rimanda ad un esistenziale theatrum vitae sul quale si è diffuso con erudizione e acume Johan Huizinga nel suo ineguagliabile “Homo ludens”.

 

 

24-06-2024
Autore: Luigi Capano
meridianoitalia.tv