di Sonia R. Marino
"Non possiamo assegnarle una borsa di studio, troppo rischioso assegnarla a una donna, il denaro andrebbe sprecato non appena sposata.”
Lei rispose: "Ma potrei anche rischiare di morire"
Alla commissione piacque la risposta pronta e ironica, e le venne assegnata la borsa di studio in archeologia per Londra.
Correva l'anno 1945 e la borsista era Olafia Einarsdóttir, la prima islandese a laurearsi in archeologia e a intraprendere una carriera accademica in questa disciplina.
Perché nasce ‘donna, immagine città’ e cosa facciamo. Partirei dalle seguenti domande:
Quanto è importante diffondere modelli femminili di riferimento?
Quante donne nel corso dei secoli sono state delle Protagoniste, delle GrandiDonne?
Quante hanno contribuito allo sviluppo e al benessere della nostra società?
E oggi? Quante donne professioniste, scienziate, artiste, attiviste contribuiscono a migliorare la nostra società?
Tante! Ma tante sono state dimenticate o non vengono valorizzate.
Nel 1960 Kevin Lynch scrisse L'immagine della città, un saggio di urbanistica in cui l’autore parlava di leggibilità: la “chiarezza apparente”, ossia “la facilità con cui le parti del paesaggio urbano possono venir riconosciute”.
Esistono “forme della città” che restano impresse, e altre più confuse, che si memorizzano con difficoltà.
Ciò che noi ricordiamo ha punti di riferimento e d’orientamento ben definiti, ha un disegno d’insieme chiaro, che noi visualizziamo e riconosciamo.
Le donne che nel corso del tempo hanno contribuito al progresso e alla scienza sono tantissime, ma non sono visibili, non sono leggibili, non le riconosciamo.
Sui testi di storia e di scienza non sono presenti, e in altre sedi forse ne parliamo in modo non organizzato e sistematico, mai con una visione d’insieme. Magari costruire tutto il “paesaggio femminile” attraverso l’operato di queste GrandiDonne può contribuire a renderle visibili, leggibili.
Visualizziamole tutte su un Atlante, con migliaia di pallini che lo sovrastano, pallini che rappresentano vite, invenzioni e scoperte di donne di ogni tempo e da ogni luogo.
Da questo ragionamento nasce una delle nostre attività di diffusione: l’Atlante Storico Geografico GrandiDonne.
Diffondiamo anche i successi e i traguardi delle donne di oggi usando gli innumerevoli mezzi di comunicazione oggi disponibili. Lo facciamo con scienziate, imprenditrici e anche campionesse olimpioniche e paralimpiche.
Promuoviamo ovunque le buone pratiche ludico-formative, letterarie e teatrali finalizzate a far conoscere il contributo femminile e a contrastare stereotipi e discriminazioni.
Informiamo sull’importanza di indirizzi disciplinari quali la medicina di genere, i rischi di genere in ambito della sicurezza sul lavoro, la progettazione di genere di città e territori, che non significa una medicina o una progettazione fatta da dottoresse o architette.
Le donne hanno necessità differenti di spostamenti, più spostamenti nell’arco della giornata, usano maggiormente i mezzi pubblici. Del verde urbano disposto in modo da non coprire la visuale o una buona progettazione dell’illuminazione stradale che non crei zone d’ombra possono contribuire a rendere più sicure delle aree. Un trasporto pubblico o un abitato progettato sulle esigenze delle donne, che siano di mobilità o di sicurezza, in realtà è ottimale anche per buona parte della popolazione. Progettare le città a misura di donna significa progettare per la gran parte della popolazione.
Volendo accennare ai rischi di genere, ancora oggi una buona parte dei dispositivi di protezione individuale è progettata per adattarsi agli uomini. Così può verificarsi che maschere e occhiali di protezione non siano adeguati alla diversa morfologia del volto delle donne, causando tagli o scarsa aderenza al viso con conseguente aumento dei rischi.
Per giunta lo standard spesso non solo è maschile ma anche bianco e quindi i rischi si accentuano ulteriormente se la donna è afrodiscendente o di origine asiatica.
Non entro in altri dettagli ma questo fa già capire che anche in questo campo una maggiore equità di genere e attenzione al multiculturalismo significa che tutti, uomini e donne, ne guadagnano in salute, benessere e qualità della vita.
Quanto detto è ciò che noi facciamo e che vogliamo fare con chi vorrà aggiungersi al nostro viaggio.
Termino con due citazioni. La prima:
“Dobbiamo costruire le cose che vogliamo vedere realizzate, nella vita e nel nostro Paese, sulla base delle nostre esperienze personali... per fare in modo che altri... non debbano subire la stessa discriminazione.”
Queste parole sono di Patsy Takemoto che è stata una politica e avvocata statunitense, nata nel 1927, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato delle Hawaii. Intraprese medicina ma le discriminazioni nei confronti delle donne la spinsero ad abbandonare gli studi di medicina per quelli di legge.
Infine, ripensando a un antico insegnamento:
"non vi è nessuno che riesca a combattere da solo".
Ecco il nostro obiettivo di questo pomeriggio è iniziare un percorso, con quanti lo vorranno, un viaggio da fare insieme, che muove dai diritti di genere per giungere all’unica plausibile meta: parità per tutti gli esseri umani.
Discorso introduttivo ai lavori di Sonia R. Marino, fondatrice ‘donna, immagine città’
Video introduttivo ai lavori di ‘donna, immagine città’:
Playlist dell’evento:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLmzGGQ80bYdxUGcML1-BhvVdIHUZopH-w
Pagina dedicata all’evento:
https://www.immaginecitta.org/romacapitale2022.html
Evento patrocinato da:
Regione Lazio – Città Metropolitana di Roma Capitale - Roma Capitale, Assessorato alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità.
Si ringraziano:
Tiziana Biolghini - Consigliera Delegata di Città Metropolitana per le Pari opportunità, Politica sociale, Cultura, Partecipazione, Trasparenza e Anticorruzione;
Monica Lucarelli - Assessora di Roma Capitale alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità.
donna, immagine città è promossa da: Integronomia ergonomia e sostenibilità; Istituto Nazionale Biostrutture e Biosistemi Consorzio Interuniversitario; Ergolab Unitus presso Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università della Tuscia; FEI, Federazione Esperantista Italiana.
L'evento è stato patrocinato anche da: Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale; Dipartimento di Scienze dell'Università degli Studi di Roma Tre; Assipod, Associazione Italiana Podcasting, EngHea, Engendering Health; ErfapLazio; Associazione Le Reseau; Roma Open Lab; Terre Vivaci; Women in STEM Roma Tre.
Media Partner: Simone Barletta videomaker; Casa Italia Radio; Kamelia Female Factory.