di Dante Fasciolo,
Una diversa luce sembra illuminare
l’umile mangiatoia di un bue e un asinello
e Francesco chino e genuflesso piange,
un pianto che si fa armonia e riverbera nel bosco.
Pastori e umili cittadini del contado fanno cerchio
e la messa dell’umile frate si fa annuncio:
il “Bambino di Betlemme è con noi”.
Greccio, poche case arroccate in collina,
sarà per sempre culla della storia
della prima rappresentazione presepiale
che dal medioevo invaderà il tempo avvenire
e trasmetterà il senso della fede ovunque
uomini e donne sentiranno forte dentro se stessi
la febbre avvolgente del divino.
Uomini della chiesa, del potere, della quotidianità
riconoscono nel gesto il segno
che accompagnerà a lungo le opere terrene
e che darà forza anno dopo anno
con il ripetersi dentro ogni casa
della costruzione della capanna che parla
il linguaggio del silenzio e della fraternità.
Non c’è dubbio, nei momenti difficili della vita,
il presepe può davvero rappresentare
la medicina universale che guarisce.
Poggiare uomini e animali di gesso o cartone,
vicini alla mangiatoia, a Maria, a Giuseppe,
sospendere angeli e stelle comete e poi pian piano
i Re magi coi doni…ecco un lento ricostruire
un cammino che ci vede protagonisti
nel segno della speranza e dell’amore,
i motori che spiegano il Mistero dell’incarnazione
e della sacralità della nostra esistenza.
Presepe: oltre il silenzio che avvolge l’animo,
ecco crescere il suono sottile della festa
che si fa messaggera di bellezza…
la stessa che da secoli colora
tutte le tele dei pittori, le forme degli scultori,
le infinite parole dei poeti e degli scrittori,
le note degli spartiti musicali…
e che accompagna con soavità la ninfa
che fluisce dalla mente al cuore di ciascuno.