di Pierlisa Di Felice

Fra i simboli più caratteristici delle festività natalizie c’è sicuramente l’albero di Natale: addobbato con ghirlande, luci festoni palline, dolciumi e ghirlande, l’albero di Natale viene solitamente preparato in occasione della festa dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre.

 È proprio intorno all’albero  che ci si riunisce la mattina di Natale per scartare i regali che sono stati disposti ai piedi dell’albero. La radici storiche dell’albero di Natale sono molto antiche. Le origini dell’ albero di natale si trovano nella tradizione nordica, nello specifico tra Germania e paesi scandinavi, sviluppandosi intorno al simbolismo dell’Albero Cosmico dei Celti e dei popoli germanici.

È proprio intorno all’albero  che ci si riunisce la mattina di Natale per scartare i regali che sono stati disposti ai piedi dell’albero. La radici storiche dell’albero di Natale sono molto antiche.

Le origini dell’ albero di natale si trovano nella tradizione nordica, nello specifico tra Germania e paesi scandinavi, sviluppandosi intorno al simbolismo dell’Albero Cosmico dei Celti e dei popoli germanici.

E proprio dalla tradizione germanica e nordica viene la scelta dei sempreverdi. I Celti ritenevano magici questa tipologia di alberi, in grado di rimanere verdi anche nel rigore invernale e quindi portatori dell’immagine della primavera.  In ambiente germanico  l’albero sempreverde veniva ornato di spighe ed esaltato con il nome di Albero di Yule, l’Albero Cosmico, decorato per celebrare le festività del Solstizio. Yule dovrebbe significa «ruota» e fa riferimento alla «ruota dell’anno», ai cicli nelle stagioni, e nella tradizione nordica era la festa della nascita del nuovo Sole. In Germania, per festeggiare Yule era usanza portare un albero sempreverde in casa e addobbarlo con frutta, fiori e decorazioni varie. Per i popoli antichi la celebrazione di riti dedicati al Sole era di grandissima importanza, con riferimento soprattutto alla fertilità dei campi e alla sopravvivenza. All’albero di Yule, che potremmo definire l’origine dell’albero di Natale, venivano fatti doni; esso rappresentava la fortuna per una famiglia e un simbolo di fertilità. 

Oltre ai Celti, pare che anche i Vichinghi dell’estremo Nord dell’Europa seguissero il culto dell’abete rosso, albero in grado di esprimere poteri magici. Gli alberi venivano tagliati, portati a casa e decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato loro.

La cultura dell’albero sempreverde era presente anche in ambiente greco-romano. Per i Greci, l’Abete Bianco era il simbolo della dea Artemide, protettrice delle nascite. L’albero era sacro anche a Poseidone, dio del mare, perchè dal suo tronco si ricavavano gli alberi delle navi. 

Tra il 17 il 23 dicembre i romani celebravano i Saturnalia, in concomitanza con il Solstizio, ed era tradizione decorare le case con rami di pino colorati e infiocchettati e scambiarsi regali, le «strenne». La festa religiosa, dedicata al dio Saturno, dio della fertilità, serviva anche per augurare la fecondità della terra.  L’uso del pino come albero sempreverde era augurio di fertilità e prosecuzione della vita vegetale nell’inverno. Durante la festa era usanza scambiarsi doni di vario tipo e si facevano banchetti ai quali tutti erano invitati. Si vegliava per tutta la notte per salutare il Sol Invictus, il sole nascente del Solstizio.

Il cristianesimo trasformò il culto pagano dell’albero sovrapponendovi un nuovo significato. Come il Solstizio d’inverno era il Dies Natalis Solis Invicti, così il giorno della nascita di Gesù era il momento di rinascita dell’umanità. In questo nuovo clima culturale lo stesso albero sempreverde, icona di immortalità, diventava l’albero di Cristo, trasformato in simbolo di salvezza e di redenzione.  Con il Cristianesimo l’albero di Yule smise di diventare l’albero del solstizio e del Sole Bambino, e diventava l’albero della nascita del Cristo. Nei primi tempi i Cristiani utilizzarono l’Agrifoglio le cui foglie ricordano la corona di spine e le bacche le gocce di sangue che escono dal capo.

In epoca medievale il significato cristiano dell’albero venne rafforzato con l’usanza di appendere le mele, viste come il frutto del peccato. Nel Medioevo gli alberi avevano un valore pubblico e venivano posizionati nelle piazze per festeggiare l’inizio del nuovo anno. Un’altra caratteristica che si sviluppava nel tempo era la presenza di luci, all’inizio candele sistemate sui rami, a simboleggiare la vittoria della luce sulle tenebre, in riferimento al significato del solstizio e alla vittoria sul peccato. 

L’albero rimase sempre circondato da un’aura pagana e anche in epoca medievale, più che per solennizzare il Natale cristiano vero e proprio, veniva allestito come forma di rito propiziatorio in vista del nuovo anno.

Sembra che l’albero di Natale così come è conosciuto ora,  sia nato a Tallinn, in Estonia nel 1441, quando fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. L’usanza fu poi ripresa in Germania, dove nel 1570 si racconta di un albero decorato a Brema con mele, noci, datteri e fiori di carte. Fra le città che si dichiarano sedi del primo albero di Natale, c’è anche Riga in Lettonia, dove si trova anche una targa scritta in otto lingue per commemorare l’evento del 1510. 

Nel 1816 il primo Albero di Natale compare a Vienna e nel 1840 a Parigi. Nel 1840 compare  a Londra grazie al Principe Alberto Di Sassonia, consorte della Regina Vittoria, che introdusse questa tradizione nel mondo anglosassone. In Italia l’albero di Natale giunge nella seconda metà dell’Ottocento. La regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno nel Salone del Quirinale.  Lo statunitense Edward H. Johnson è il padre dell’albero natalizio come lo conosciamo. Socio del famoso inventore Thomas Edison, Johnson utilizzò per la prima volta delle luci elettriche per addobbare l’albero della propria abitazione nel 1885. Appena dieci anni dopo, nel 1895, anche la Casa Bianca si dotò del proprio albero natalizio addobbato con luci elettriche.

alberosulmone350Albero di Natale “vivo” a SulmonaGli alberi di Natale hanno avuto un momento di grande diffusione nel Novecento. Nel dopoguerra l’albero di Natale acquista una dimensione commerciale e altamente consumistica, fino agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Dall’albero vero, vivo, si arriva all’albero finto, in plastica, con decorazioni di plastica. Celeberrimi sono gli alberi del Rockfeller Center a New York che fanno la storia del consumismo occidentale, sfoggiando illuminazioni e decorazioni complesse e dimensioni imponenti. Nel Terzo Millennio l’albero di Natale è un oggetto d’arredo delle piazze.

Oggi è impossibile immaginare  il Natale senza albero.  Tuttavia bisogna ben comprendere che l’albero è il simbolo della vita. Pertanto è auspicabile che sia le pubbliche Ammnistrazioni che i privati si facciano promotori della buona pratica  di realizzare alberi di Natale con piante “vive”, non estirpate dai boschi e poi destinate a diventare legname da bruciare o smaltire in discarica. E dove non è possibile utilizzare alberi “vivi” si possono realizzare  «alberi di Natale» con materiali di riciclo  lattine, bottiglie di plastica, tessuti, libri, luci ecc…) dimostrando grande creatività ed estro artistico.

Oggi, con la rinnovata sensibilità ecologica che sempre più si va affermando, abbiamo bisogno di trasformare la festa di Natale in qualcosa che faccia bene alla nostra terra e che possa conciliare tradizione ed ecologia, rispondendo alle esigenze di tutela e conservazione del Creato. L’evoluzione positiva del Natale sta proprio nel rispetto della Vita, perciò abbiamo il dovere di promuovere la cultura degli alberi di Natale “vivi”.

 

06-12-2020
Autore: Pierlisa Di Felice
Biologa e giornalista pubblicista
Direttore della Riserva Naturale Guidata Sorgenti del Pescara.
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